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 2020  marzo 14 Sabato calendario

L’emergenza latte

Nelle campagne sale l’emergenza latte. Le mucche vanno munte ogni giorno, anche quando la domanda di latte cala per colpa della chiusura delle mense, dei bar e della ristorazione. In gioco c’è il futuro di un settore che ogni anno produce 12 milioni di tonnellate di litri di latte di mucca grazie a 30mila allevamenti. E già cominciano i primi comportamenti speculativi, con i caseifici che disdettano i contratti di fornitura in essere per poi acquistare il latte a prezzi inferiori. La denuncia arriva da tutte le associazioni del settore, nessuna esclusa. «Ci hanno segnalato – spiega Ettore Prandini, presidente della Coldiretti – che da alcuni caseifici sono arrivate insostenibili richieste di riduzione del prezzo pagato agli allevatori proprio mentre i supermercati vengono presi d’assalto e nelle stalle si continua a mungere per garantire le produzioni e i rifornimenti nelle dispense degli italiani». 
Per la Coldiretti, che ieri insieme alle altre rappresentanza ha discusso di latte in videoconferenza con la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova, l’emergenza riguarda ormai un quarto della produzione nazionale: «Bar, mense e ristoranti chiusi – ricorda Prandini – hanno fatto calare la domanda di latte in Italia del 25%: è vero che gli acquisti nei supermercati sono aumentati, ma non altrettanto». Da ricollocare c’è una grossa fetta: «Il nostro obiettivo – continua Prandini – è lavorare in sinergia con la cooperazione, con l’industria e con la Gdo per evitare che ci sia latte non trasformato nel nostro paese». 
Numeri ancora più drammatici arrivano dalla Copagri, che riunisce le cooperative di allevatori, secondo cui il calo delle vendite dei prodotti caseari nelle realtà più colpite dal coronavirus sta raggiungendo punte del 90%: «Stiamo ricevendo tantissime segnalazioni dai nostri associati, che si ritrovano a dover gestire eccedenze di prodotto che non viene ritirato a causa del drastico calo delle vendite – spiega il presidente Franco Verrascina – i problemi maggiori sono in Lombardia, Lazio e Basilicata e riguardano il latte vaccino e quello di bufala». Quasi la metà degli allevatori dell’organizzazione ha i frigoriferi pieni, diversi caseifici e centrali hanno già cominciato a interrompere i conferimenti».
Per la Cia-Agricoltori italiani, la crisi è tale da suggerire la disdetta dei contratti con l’estero per acquistare solo latte fresco italiano: «Il governo intervenga per favorire i comportamenti delle aziende italiane virtuose, aiutando solo coloro che acquistano dagli allevatori italiani – sottolinea il presidente Cia, Dino Scanavino – sono intollerabili le speculazioni di chi, in nome dell’emergenza, si rivolge all’estero per l’acquisto di latte straniero, il cui prezzo è più basso per molte ragioni, dal costo della manodopera ai controlli». 
Per dare fiato agli allevatori italiani Coldiretti immagina anche che si possa chiedere ai consorzi delle due più grandi Dop italiane, cioè il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano, di sforare le quote e aumentare la produzione: «Ad oggi – dice Prandini – mi risulta che le Dop stiano garantendo i ritiri. Ma uno dei temi che ieri abbiamo portato al tavolo della ministra Bellanova è stato proprio quello di chiedere ai due consorzi di aumentare la fase di trasformazione». Anche il presidente di Confagricoltura Piacenza, Filippo Gasparini, chiama in causa le Dop: «Sarebbe opportuno che il Consorzio di Tutela del Grana Padano agevolasse il collocamento della materia prima prevedendo di derogare al piano produttivo, eventualmente aumentando gli stock, con il supporto di un intervento pubblico simile allo strumento dell’ammasso Aima». Mentre proprio in questi giorni il Consorzio del Parmigiano ha chiesto al governo una deroga al disciplinare per rendere più flessibile la produzione.
Dal canto suo, la ministra Bellanova ieri ha promesso interventi per sei milioni di euro da destinare all’acquisto di latte Uht, prodotto da latte crudo raccolto in questo periodo, da distribuire agli indigenti. L’idea è quella di inserire la proposta nel decreto in preparazione al governo: «In questo momento – ha detto la Bellanova – non voglio vedere un litro di latte sversato perché non è ancora stata adottata la norma per trasformarlo e metterlo nella disponibilità delle mense e delle persone bisognose. Con queste risorse possiamo arrivare a circa 180mila quintali di latte salvato dallo spreco».