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 2020  marzo 13 Venerdì calendario

Orsi & tori

Signor ministro Gualtieri,se ci fosse ancora Sergio, Sergio Marchionne, probabilmente lo avrebbe già incaricato di gestire come commissario al suo riporto i due fattori fondamentali di carattere economico nella crisi che l’Italia (e il mondo) sta subendo per uno dei mostri che la società contemporanea crea, il cosiddetto spillover, come spiega il professor Mario Rasetti, che ha la capacità di far saltare un virus forestiero dall’organismo in cui ha la sua sede naturale (nel nostro caso il pipistrello, portatore sano) agli esseri umani.
I due mondi economici per i quali sono sicuro che lei sta ipotizzando un ruolo da commissario, per semplificare e sveltire le procedure così come è avvenuto con il commissario del ponte Morandi nella persona del sindaco di Genova, sono fondamentali nel momento attuale. Il primo riguarda il mondo sempre più importante della logistica connessa alle attività produttive e alle forniture; il secondo è sicuramente più complesso perché, cogliendo un’opportunità drammatica, l’Italia torni finalmente ad avere un programma industriale con tutto ciò che è connesso, quindi l’intera economia, nello spirito di un nuovo piano Marshall di cui l’Italia fu solo beneficiaria e non autrice.
La sua competenza, la sua serietà di approccio, la stima di cui gode in Europa e presto anche a livello globale sono la migliore garanzia che un commissario, riportando a lei, possa rapidamente e proficuamente svolgere funzioni essenziali, di gestione e di pianificazione. Lei sa benissimo che occasioni come quella che stiamo vivendo sono per fortuna irripetibili, dato il costo che comportano in termini di vite umane, di depressione generalizzata, di danno economico. Ma fenomeni tanto disastrosi, shock come quello generato dalla perfida e velocissima diffusione del coronavirus, sono anche irripetibili per la forza che generano nel voler ribaltare la situazione, rimettendo in discussione comportamenti e politiche quasi sempre conservatori o comunque a gettata limitata.
È troppo tempo, al punto che appare uno slogan logoro, che l’Italia non si rimette in discussione e affronta una programmazione globale dell’economia, di cui il mondo della produzione è fondamentale. Ma il mondo della produzione non può essere scisso da quello della finanza e delle banche. Per questo Marchionne sarebbe stato l’ideale, nascendo come gestore di una società di servizi e controlli ma capace di penetrare subito il mondo della produzione, della finanza, dei mercati e delle banche.
Sergio ci ha lasciato, ma non mancano manager italiani (attivi anche all’estero) con queste capacità. Se mi permetto di fare alcuni nomi non è certo per dettare a Lei, che è la faccia rassicurante del governo e che mentre parla si percepisce chiaramente che prima ha riflettuto, nomi di persone arcinote. Lo faccio, scusandomene anche con gli interessati, per esprimere attraverso i nomi e le esperienze il fabbisogno che forse non sono riuscito a rappresentare completamente in queste righe.
Ad avviso di questo giornale e mio, che insieme non abbiamo assolutamente la volontà di interferire, l’identikit ideale può essere quello di persone che hanno fatto la duplice esperienza dell’industria e della finanza o che facendo anche solo finanza hanno studiato e sono stati a contatto con operazioni industriali importanti. Due nomi balzano subito fuori: Alessandro Profumo, che serve già lo Stato nella più importante azienda industriale e tecnologica dell’area pubblica, Leonardo, dopo aver fatto brillantemente il banchiere di sviluppo a Unicredit e anche quello di ristrutturatore a Mps. Con caratteristiche analoghe, ma con fasi diverse delle due attività, appare di altrettanto valore Gaetano Miccichè, che ha cominciato come bancario, ha fatto l’imprenditore industriale e da anni è il riferimento dall’interno della prima banca del Paese per le operazioni imprenditoriali di maggiore respiro. Dall’estero, dal Lussemburgo, potrebbe essere di aiuto il vicepresidente della Bei, Dario Scannapieco, che da anni, dopo essere stato un Ciampi boy, segue i finanziamenti finalizzati a grandi progetti industriali e di riforma dei Paesi europei e naturalmente dell’Italia.
Poi nessuno esclude, anzi sarà necessario, che il commissario per una nuova programmazione economica possa formare un comitato di esperti, includendo alcune delle migliori menti che il Paese ha nelle materie economiche.
Insomma, signor ministro, mi perdoni l’impudenza, ma quanto ha letto vuole essere solo una provocazione per dire: prendiamo al volo la disgrazia del virus per fare quanto in Italia non si fa da decenni. E, a differenza di quando nel passato si è continuato a parlare di fare un grande piano senza mai neppure cominciarlo, ora il male dà la forza per farlo. È un’occasione da non perdere e non solo per il proverbio che «non tutto il male vien per nuocere». Grazie della Sua comprensione verso un giornale e una casa editrice che hanno già dato prova, con l’aiuto derivante dalle partnership in atto con i grandi gruppi cinesi della comunicazione, di cercare sempre (questa volta per la fornitura come donazione della Cina di macchine per la terapia intensiva) di operare e informare in maniera indipendente nell’interesse del Paese.