Avvenire, 13 marzo 2020
Cosa abbiamo imparato dai crac del 2000 e del 2008
La tempesta coronavirus che sta devastando i mercati finanziari giunge nel ventesimo anniversario della bolla delle ’dotcom’, le società tecnologiche. Vale la pena ricordare quello che successe allora per trarne un’utile lezione su come comportarsi oggi con i propri risparmi. Era infatti il 10 marzo 2000 quando il Nasdaq, indice dei titoli tecnologici di Wall Street, raggiunse il suo punto massimo di sempre a 5.132,52 punti nel trading giornaliero prima di chiudere a 5.048,62. Quel giorno scoppiò la bolla e il Nasdaq iniziò a crollare facendo scendere le quotazioni lentamente, ma in modo inesorabile e molti investitori si rovinarono continuando ad acquistare mentre i prezzi scendevano, incapaci di comprendere perché il mercato puniva delle società tanto ’promettenti’.
Il punto è che allora vennero stravolti tutti i criteri di valutazione delle società, che non facevano utili, non avevano beni materiali o basso debito ma venivano prezzate in modo abnorme solo perché avevano un suffisso ’.com’ davanti al loro nome. Vent’anni dopo, con il Nasdaq salito a oltre 8.000 punti, le aziende tecnologiche di oggi non sono quelle che conoscevamo 20 anni fa. Hanno modelli di business legittimi e redditizi, come Amazon, Microsoft e Alphabet; molte di loro dipendono dalla pubblicità e traggono vantaggio dal passaggio al cloud.
E oggi, come deve comportarsi il risparmiatore davanti alla tempesta coronavirus? Vendere tutto o comprare sperando di farlo sui minimi? Quando la scorsa settimana il mercato ha perso il 3% in un solo giorno, è stato a causa delle notizie sulla pandemia o perché la Federal Reserve aveva innervosito gli investitori? E quando ha recuperato il 4%, è stato per via delle rassicurazioni della Fed o perché Joe Biden aveva vinto a mani basse il ’Super Tuesday’? In questo momento è quasi impossibile interpretare correttamente i movimenti giornalieri del mercato. Ma questo perché avere una chiara visibilità sui nove mesi a venire è diventato altrettanto difficile. Di certo la volatilità per quest’anno sarà probabilmente più marcata e durerà ancora a lungo. Virus a parte, le cause sono le presidenziali Usa e l’efficacia sempre più limitata delle politiche monetarie, fattori di probabile incertezza nel medio anziché breve termine. I timori non sono affatto infondati e dovranno passare a dir poco settimane prima di poter sostenere con certezza che il peggio è alle spalle.
E tuttavia qualche segnale di ottimismo si inizia ad intravedere. Secondo BlackRock, il più grande gestore del mondo, un’epidemia di questa portata avviene una volta per secolo e non porterà a un nuovo 2008, l’anno della Grande Crisi finanziaria. «L’impatto del virus – dice BlackRock – sarà probabilmente ampio e marcato, ma riteniamo che gli investitori dovrebbero adottare una prospettiva a lungo termine e rimanere investiti. L’economia è più solida e il sistema finanziario più forte rispetto a 12 anni fa». Il maggior gestore di patrimoni al mondo aggiunge: «Non è un evento che porrà fine all’espansione, a condizione che venga fornita una risposta politica preventiva e coordinata. E vediamo segnali incoraggianti che questa risposta politica sta iniziando a formarsi. Dovrà essere uno sforzo congiunto e decisivo tra la politica fiscale e monetaria. Le principali vulnerabilità che devono essere affrontate riguardano le sfide in termini di liquidità affrontate dalle aziende, in particolare le piccole e medie imprese e le famiglie». Insomma, l’investitore che oggi si fa prendere dal panico e vende tutto per restare liquido, certamente sbaglia. Ma rischia anche chi compra a raffica pensando di farlo sui prezzi minimi poiché, invece, finché non ci sarà una visione univoca dell’impatto sulla salute pubblica del Covid-19 all’interno della comunità scientifica e finché dal mondo politico non emergerà una strategia di risposta unitaria, può esserci spazio per ulteriori ribassi. Nel breve periodo, invece, gli esperti suggeriscono interventi tattici che aumentino la ’duration’ media dei portafogli (soprattutto per quelli azionari), per un focus dell’esposizione in materie prime verso strumenti più anticiclici e nell’obbligazionario emergente. E, più che comprare la singola azione o obbligazione, mai come oggi vale la pena affidarsi a un buon ’pac’, il piano di accumulo mensile che segua un piano d’investimento che ogni risparmiatore deve elaborare con il suo consulente. Soprattutto in tempi di coronavirus.