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 2020  marzo 12 Giovedì calendario

Periscopio

Il cinquantesimo piano era per gente che non aveva paura di prendersi ciò che voleva. Tom Wolfe, Il falò delle vanità. Mondadori, 1988.
La vita è breve e bisogna stare solo nei posti belli. Paolo Sorrentino, regista. Corsera, 7.

Alle fine tutto andrà bene. E se non va bene, significa che non è ancora la fine. John Lennon.

Per me Milano assomiglia alla manona di mio padre, la prima volta che da bambino mi guidò dentro una folla. Sapevo che avrei potuto fendere qualunque insidia: quella mano non mi avrebbe tradito. Massimo Gramellini. Corsera.

La Torre del Bosco verticale (Milano, Citylife) è una casa per gli alberi abitata dagli uomini. Stefano Boeri, l’architetto che l’ha progettata. Corsera, 7.

Questo piatto è il Roberto Bolle dell’alimentazione, ti balla sulla stomaco ma è comunque leggero. Chef Rubio. Corsera.

Abbiamo una opinione pubblica che di dubbi non se ne fa più: sono tutti colpevoli. E qui il ruolo delle trasmissioni tv, che alimentano le fiamme, è sbagliatissimo. Massimo Carlotto, scrittore (Alberto Riva). il venerdì.

Del fascismo ricordo i silenzi di mio padre Angiolo. C’era chi gridava «viva il Duce», ma nessuno poteva gridare «abbasso il Duce»: finivi in questura e poi al confino o in galera. Si dissentiva tacendo. Sergio Lepri, 101 anni, già direttore dell’Ansa (Aldo Cazzullo). Corsera.

Milioni di lavoratori cliccano per inseguire i loro sogni, alle dipendenze di multinazionali che neanche li pagano. Usano il corpo, come Kim Kardashian. S’improvvisano comici con peti e rutti. Non è che devono saper fare la corsa delle bighe di Ben-Hur. La Rete comanda. La velocità è tutto. La verità non conta. Prevale solo la morbosità. Michele Santoro, conduttore tv (Stefano Lorenzetto). Corsera.

Toni Maraini, in realtà Antonella, storica dell’arte è nata in Giappone, dove ha trascorso la prima infanzia. I suoi ultimi libri sono stati pubblicati da Poiesis, una piccola casa editrice pugliese che ha fatto della cultura del Mediterraneo la sua ragione di vita. Toni Maraini ha vissuto più di vent’anni nei territori del Maghreb, ne ha raccontato le storie e i personaggi e lo fatto con amore, senza quel risentimento che oggi sembra albergare nel cuore dell’Occidente. Antonio Gnoli. la Repubblica.

Alla legge Breganze già generosa nei confronti dei magistrati, seguirono negli anni Settanta le Breganzone. Nome ironico di altri provvedimenti che riempirono di prebende e privilegi ogni interstizio di quelle carriere di magistrati: aspettative, comandi, arbitrati ecc. Discutibile ossequio della politica alla magistratura, senza badare all’interesse dei cittadini e all’efficienza del sistema. Un giorno, alla vigilia dell’approvazione di una Breganzona, Francesco Cossiga, allora semplice parlamentare, e il collega, Giuseppe Gargani, manifestarono con dure parole il loro disaccordo al segretario dc, Flaminio Piccoli. «Zitti, per carità», si impaurì costui, «se questa legge non passa, ci arrestano tutti». Giancarlo Perna. LaVerità.

«Per la sua natura stessa, descrivendo avvenimenti d’attualità piuttosto che tendenze, il giornalismo nasconde il progresso», osserva Pinker. «La maggior parte delle cose che accadono all’improvviso sono brutte notizie: una guerra, una sparatoria, un’epidemia, uno scandalo, un collasso finanziario. Mentre la maggior parte delle buone notizie consiste di nessuna notizia, come una nazione che non è in guerra o non soffre la fame, e di fenomeni che accadono gradualmente, come il declino di miseria, analfabetismo e malattie. Enrico Franceschini. il venerdì.

Tanti decenni dopo, lo scrittore, storico, giornalista e poeta Giacomo Scotti, detto Mino, ha fatto pace con tutti. E assapora l’attesa di girare per Fiume, la «sua» Fiume, la seconda patria che si scelse nel ’47, quando non aveva ancora vent’anni e di fermarsi a leggere le nuove targhe (in arrivo) delle strade. Targhe dove torneranno, per ora in 31 casi, i vecchi nomi delle vie e delle piazze degli anni italiani: calle Ca’ d’Oro, contrada San Vito, calle del Volto, via Lodovico Ariosto, piazzetta del Latte, calle dei Rettori, piazza delle Erbe, via Nicolò Tommaseo. Un piccolo grande passo verso il riconoscimento di due diverse identità. Quella italiana e quella slava. Anzi, come scriveva Giacomo Scotti in quell’articolo di tanti anni fa, andrebbero aggiunti i contributi culturali e linguistici austriaci, ungheresi e via così. Esattamente come sono le nuove targhe delle strade, in onore di «Fiume capitale europea della cultura 2020». Giacomo Scotti, antifascista e comunista, nel dopoguerra si trasferì in Istria, allora titina, in obbedienza ai suoi convincimenti ideologici di allora (Gianantonio Stella). Corsera, 7.

Spero che la Croce rossa mi trasferisca. Non ce la faccio più. Quei poveretti di soldati americani... Li mandano in volo dagli ospedali di prima raccolta. Arrivano senza gambe... senza braccia... Col corpo crivellato di ferite... E se ne stanno lì calmi sulle barelle e ci sorridono... Non ho mai visto occhi come quelli... Cerco di versare il caffè, ma mi tremono le mani come se avessi il delirium tremens. E non ce l’ho. John Horne Burns, La Galleria – Un americano a Napoli. Baldini &Castoldi, 1997.

Renato Cantoni, il capo dei servizi sportivi del giornale Aurora che ha girato tutto il mondo e ora preferisce star seduto, ma dopo la morte della moglie ha scoperto il piacere degli amori maschili alla luce del sole, senza tanti sotterfugi e pretesti, come le pazienti interviste negli spogliatoi annebbiati dai vapori delle docce e ammorbati dalla puzza di piedi, a qualche bell’atleta ancora eccitato o avvilito, l’adorabile cretino, per l’esito della gara. Guglielmo Zucconi, Il cherubino. Camunia. 1991.

È un turismo che, tra giugno e settembre, gonfia Malpaga di rumori e denari, di macchine e motoscafi, di roulotte e di tende. Seimila o più forestieri calano dal ventre dell’Europa, tedeschi, belgi, francesi, olandesi, e allora a cafoni di Malpaga si trasformano in servi di camping, cuochi di pensioni e camerieri, venditori di bibite e barcaioli. Come fiori esotici, all’improvviso, spuntano anche due vigili dalle uniformi smaglianti, con giberne e pistole. Nantas Salvalaggio, Villa Mimosa. Mondadori, 1985.

Ei non venne da Lodi per lodarvi, né da Piacenza per piacervi, né da Verona per dirvi il vero, né da Foggia per foggiarvi, né da Lecco per leccarvi, né da Sondrio per sondarvi, né da Pesaro per pesarvi; né da Pescara per pescarvi, né da Dolo per dolervi, né da Predappio per predarvi. Alberto Arbasino, Fratelli d’Italia. Einaudi.

Gli ideali sono sempre incompatibili con le ambizioni. Roberto Gervaso. il Giornale.