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 2020  marzo 12 Giovedì calendario

Intervista a Gianna Nannini

La difficoltà solletica l’ingegno, la fantasia, stimola quelle cellule grigie care a Poirot; lo spirito di sopravvivenza e il desiderio di collettività corredano il tutto. E così, questo pomeriggio alle 16 su Instagram, Gianna Nannini suonerà il primo concerto ai tempi del coronavirus. Sicuro. Non contagioso se non nel ritmo (“voglio che tutti battano le mani con me”), pratico (“non ho il pianoforte perché non me lo porta nessuno”). Collettivo. (“Vedremo in progress cosa accadrà”).
Sui social ha manifestato la sua preoccupazione per la solitudine.
La questione va presa a 360 gradi: la solitudine può manifestare anche aspetti positivi, come calibrare la nostra capacità nel restare soli; oppure è “silenzio” e quando scrivo lo cerco per ritrovare il rumore degli alberi o il soffio del vento.
Però…
Ora la questione è drammatica e dobbiamo pensare a chi è solo, magari malato e in ospedale, e nessuno lo può avvicinare; abbiamo il dovere morale e civile di restare a casa per non intasare gli ospedali e garantire il più possibile le cure.
Qui c’è un altro però…
È importante non fasciarci la testa.
E riflettere.
Da anni corriamo e tutta questa fretta non ha portato grandi risultati, solo frenesia e la frenesia non ti lascia padrone di te, diventi manipolabile.
Quindi…
Questa fase ci sta portando a scontrarci con le nostre debolezze e fragilità: siamo costretti a guardarci dentro.
In molti prevedono un boom di divorzi e di gravidanze.
(Ride) Quello sì, perché è difficile sopportarsi.
Andiamo al concerto: la scaletta…
È complicato: i miei musicisti non sono potuti venire, e senza la band non sono abituata ad affrontare il mio repertorio.
Soluzione?
Mi raggiunge Marco Colombo, con il quale suono da anni e abita vicino: utilizzeremo solo due chitarre.
Improvvisato.
È casalingo, una sorta di timeless concert, solo che quelli sono ad alto livello e registrati, mentre noi non intendiamo produrre qualcosa, perché non è il momento di atteggiamenti autoriferiti.
Ma…
Dobbiamo dare il nostro contributo, intrattenere con testi forti: brani vecchi e nuovi totalmente improvvisati. Voglio generare emozioni, voglio mantenere alto il sangue, voglio interazione, per questo scindo “emo” da “zione”.
Come?
Mi piacerebbe la partecipazione del pubblico attraverso il battito di mani, poi ci collegheremo con altri: sto cercando chi mi fa la parte rap. Questa storia l’ho recuperata dalla scuola di mia figlia.
Nel frattempo come intrattiene sua figlia?
I giochi me li invento: oggi ho preso una palla piccola che rappresenta il mondo, e una grande che è il meteorite. Vince chi colpisce tre volte la terra (ride a lungo).
Libro.
La storia di Elsa Morante e La peste di Camus; lui è il mio idolo dai tempi dell’università, insieme a Sartre e l’Esistenzialismo.
Serie tv.
Pezzi unici è fortissimo, non vede l’ora di capire come prosegue la storia e ora mi dedico alla parte finale de L’amica geniale.
Film.
Zabriskie Point: forse per l’oggi è un po’ lento, ma oramai è impossibile trovare un regista che si cimenta con il piano sequenza; visto che abbiamo tempo, ce lo possiamo permettere.
Disco.
Neil Young con Tonight’s the Night, Johnny Cash per i suoi testi, e Massimo Ranieri perché almeno ce n’è uno che canta.
Comunque appuntamento a oggi pomeriggio.
E non vedo l’ora.