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 2020  marzo 12 Giovedì calendario

La forza dei pipistrelli

«Chiedi al pipistrello» risponderebbe un indovino a chi cerca il segreto dell’eterna giovinezza. Andrea Locatelli ha seguito l’indicazione e si è ritrovato, una grotta dopo l’altra, a lavorare nel Centro di malattie legate all’età guidato dal geriatra Simone Cenci, al San Raffaele di Milano. Fra le 19 specie di mammiferi più longeve (in rapporto alle dimensioni), 18 sono pipistrelli. L’altra è la talpa nuda, studiata da tempo perché immune dal cancro. «Alcuni vivono oltre 40 anni, l’equivalente per un uomo di più di due secoli», spiega Cenci. Terminata l’adolescenza, questi mammiferi diventano come Dorian Gray: «Impossibile distinguere un giovane da un vecchio». Quando Locatelli preleva un pezzettino di pelle dall’ala per studiarla in laboratorio, la ferita si rimargina completamente. «Le cicatrici sono rare sul loro corpo».
Il sistema immunitario di questi mammiferi è ugualmente eccezionale. Virus che per loro sono innocui, diventano letali quando compiono il salto di specie e si adattano al nostro organismo. Ne sanno qualcosa i malati di rabbia, Ebola, Sars e oggi del nuovo coronavirus, che proprio nei chirotteri aveva il suo serbatoio originario. «I pipistrelli sono mangiati comunemente in Asia», spiega Locatelli, 34 anni, laurea e dottorato in biologia fra l’Italia e l’Irlanda. «I morsi o il contatto col sangue durante la macellazione possono essere fonte di contagio. Una collega che studiava nel dettaglio i microrganismi nel sangue, ai tempi del dottorato, mi raccontava che trovava una miriade di virus. E mi raccomandava: stanne alla larga». Figuriamoci. «È da quando sono ragazzo che inseguo i pipistrelli», racconta il giovane ricercatore. «Li portavo anche a casa, sulle colline vicino a Bergamo. I miei genitori non protestavano, sono cresciuto fra gli animali».
Oggi nel laboratorio di Cenci si cerca di capire come mai questi animali non invecchino. «Pensiamo che il loro segreto sia nella capacità di smaltire la cosiddetta spazzatura delle cellule. I resti di proteine ormai inutilizzabili vengono eliminati dalle cellule giovani. In quelle anziane invece si accumulano e formano aggregati che a lungo andare danneggiano i tessuti. È quel che avviene nel cervello con Alzheimer e Parkinson, ma anche in altri organi». La cosiddetta “autofagia”, il meccanismo di smaltimento dei rifiuti cellulari, è stata premiata nel 2016 con il Nobel della Medicina. Ed è considerata una strada promettente per spiegare il danno causato dal tempo che passa.
Passa per tutti, ma non per i pipistrelli, ordine che comprende un quinto delle specie di mammiferi. «Il loro sistema di smaltimento dei rifiuti, o proteostasi, resta sempre efficiente», spiega Locatelli. «Ipotizziamo che questo dipenda da un metabolismo davvero fuori dal comune». I chirotteri, un ordine apparso sulla Terra 50 milioni di anni fa, sono gli unici mammiferi capaci di volare: attività molto impegnativa dal punto di vista fisico e metabolico. «Sono come atleti di triathlon», spiega Locatelli. «Lo sforzo può essere talmente intenso che la temperatura corporea supera facilmen te i 40 gradi. Non abbiamo capito esattamente come, ma siamo convinti che esista un collegamento tra il metabolismo speciale e la capacità di mantenere il sistema di proteostasi in perfetta efficienza».
Studiare i pipistrelli in laboratorio non è ammesso. E non c’entra il rischio di essere contagiati dalla pletora di virus, effetto probabilmente della capacità di adattarsi a qualunque habitat e vivere in grandissime colonie, anche con specie simili. «In realtà sono animali molto fragili», spiega Locatelli. Nonostante i “superpoteri”, quasi tutte le specie sono protette. «Colpa soprattutto della distruzione dell’habitat».
La caccia è un’attività che va condotta con molta delicatezza. Il ricercatore del San Raffaele è specializzato nelle grotte del Piemonte. «Si parte in due o tre, con delle reti e uno strumento in grado di percepire la loro voce fatta di ultrasuoni. Le ore migliori sono l’imbrunire, quando escono dai rifugi, e la mattina all’ora del rientro. Le reti devono avere fili molto sottili, altrimenti i loro ultrasuoni potrebbero percepirli». Si va dai normali retini di farfalle a reti grandi fino a 12 metri, sostenute da canne da pesca. «Vengono posizionate immediatamente all’uscita del rifugio o sopra alle pozze d’acqua dove vanno a bere». Poi, una volta catturati, vanno liberati velocemente o potrebbero morire. «Prendiamo un pezzettino di pelle per gli studi in laboratorio, inseriamo un microchip o mettiamo un anello sull’ala, all’altezza dell’avambraccio». Le colonie seguite a distanza da Locatelli hanno per il momento 5 anni. Ci vorrà ancora tempo per arrivare a seguire l’intero corso di una vita. Ma forse sbaglia, la letteratura europea, a legare questi animali alla paura e all’oscurità. E bene fanno altri popoli a vedere nei pipistrelli un segno di fortuna, di benessere e – presto anche per noi – di longevità.