ItaliaOggi, 10 marzo 2020
Come funzionano i talk show in Germania
Il virus mi ha sorpreso in viaggio tra Berlino e Roma. La mia situazione personale (sto benissimo) non interessa ovviamente nessuno, ma forse serve a spiegare la diversa reazione al corona dei tedeschi e degli italiani, tra panico e comportamento responsabile. A Roma, come già confessato, non ho tv, ma sabato ho seguito a casa di mia figlia una trasmissione fiume su Rai 3. Ed ho capito ben poco, e non per colpa degli esperti. Erano troppi, e non li lasciavano parlare abbastanza, continuamente interrotti. Un programma a oltranza ha l’unico risultato di provocare ansia.
Domenica sera, da casa, via streaming ho seguito il domenicale talk show di Anne Will, che dura esattamente un’ora. In studio un giornalista scientifico, una dottoressa di base, un’esperta di malattie polmonari, un rappresentante di un istituto di previsione economica, e un solo politico, il ministro della sanità della Nord Renania Westfalia, Land enorme, quasi 18 milioni di abitanti, più delle intere zone rosse chiuse in Italia.
Io e i tedeschi ci siamo potuti fare un’idea di quel che accade, e di quel che potrà avvenire domani. Nessuno è stato interrotto, e nessuno è caduto nella polemica politica. Quando la situazione si fa grave, i tedeschi fanno gruppo. È morto il primo tedesco, un turista di 60 anni, in vacanza in Egitto. I malati sono un migliaio, pochi quelli gravi. È chiaro che il governo ha trascurato il virus a lungo, al contrario di quanto è avvenuto da noi, preoccupandosi delle conseguenze sull’economia nazionale. Ora si cambia idea. Besser pleite als tot, meglio falliti che morti.
Nessuno ha criticato l’Italia. Hanno trasmesso immagini di Roma e di Venezia deserte, ma non scene di panico alla stazione di Milano, con la gente che prende d’assalto i treni. Per evitare di contagiare con la paura gli spettatori. Perché non reagiamo come gli italiani o gli svizzeri?, si chiedono gli esperti ospiti della collega Anne Will. La convinzione è che il governo centrale abbia perso tempo, ma ora è inutile speculare.
La sanità italiana è ottima, come i medici, ha affermato l’esperta, perché i morti sono sei volte di più che nella Corea del Sud, a parità quasi di popolazione e di malati? Forse dipenderà da situazioni particolari e non dalla professionalità. La mia idea, non della signora, è che l’età media dei coreani è inferiore ai trent’anni, quella degli italiani sfiora i 50. I nostri malati probabilmente sono più deboli.
Il ministro della sanità, il cristianodemocratico Jens Spahn, ha deciso tardivamente di vietare le manifestazioni e le riunioni che superino i mille partecipanti, quindi le partite di calcio. Ma se si giocherà a porte chiuse o se gli incontri verranno rinviati lo decideranno le società, ha precisato il ministro della Nord Renania, e gli spettatori verrano rimborsati. La Germania è uno Stato federale, la sanità, come la scuola e la polizia sono di competenza delle regioni. Jens Spahn, insieme con il ministro degli interni Horst Seehofer, ha convocato i ministri della sanità locali, li ha ascoltati, ognuno ha riferito sulla situazione a casa sua, poi ha deciso il governo centrale. Senza discutere. Così funziona, e su tutto, il sistema federale alla tedesca. In Italia, mi sembra, i locali obiettano sempre e su tutto.
Sul coronavirus è intervenuto un ristretto numero di ministri responsabili e competenti, non il consiglio dei ministri al completo. Frau Merkel, laureata in fisica, ha evitato di intervenire sulle scelte concrete.
Nelle situazioni d’emergenza si può decidere una Nacharichtensperre, un blocco dell’informazione, però di breve durata. L’irresponsabile fuga di notizie sul blocco delle zone a rischio avvenuto sabato, in Germania non sarebbe stata possibile. E, se la Sperre non fosse stata rispettata, i colpevoli sarebbero già nei guai seri. Se serve a salvare vite, la democrazia può essere sospesa, almeno per qualche ora.