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 2020  marzo 09 Lunedì calendario

Biografia di Laura Rogora (arrampicatrice)

Sulle mani di ognuno di noi l’astrologia ha creato una letteratura: il monte di Giove, che sorge sul palmo sotto l’attaccatura dell’indice; la linea del cuore, che dal suddetto monte ha origine; e ancora il Monte di Venere che copre il palmo dall’attaccatura del pollice fino al polso, lambito dalla linea della vita e quella del destino; e infine la linea della felicità, di cui non tutte le mani sono provviste. Sulle mani dell’arrampicatrice Laura Rogora (romana, classe 2001), però, poco importa se sia marcata la piega dell’intuito o quanto pronunciato risulti il Monte di Mercurio alle pendici del mignolo. Colpiscono le piccole ferite, le numerose escoriazioni non ancora del tutto rimarginate, le unghie cortissime e i calli, anch’essi con la pelle smangiucchiata dal continuo e doloroso sfregare su pareti rocciose all’aperto e pareti attrezzate in palestra.
“Le ferite alle mani, ma anche su braccia e cosce, o sulle ginocchia, non hanno mai il tempo di rimarginarsi completamente perché mi alleno ogni giorno, anzi, mi diverto ogni giorno, perché per me l’arrampicata è questo: divertimento allo stato puro!” spiega Laura, con il sorriso da irriverente monella, nei suoi dolci occhi cioccolato e i capelli acconciati in una coda. Quando dopo i Giochi di Rio 2016, è stata ufficiale la notizia che l’Arrampicata sportiva sarebbe appartenuta al novero delle discipline olimpiche per i Giochi di Tokyo 2020, ogni nazione è corsa a ricercare i propri rappresentanti. Per la sezione femminile, già dall’anno scorso quando di anni ne aveva soltanto diciotto, Laura si è qualificata tra le prime venti al mondo (unica italiana) ai Campionati di Tolosa, in Francia, a novembre 2019. “È stata un’emozione unica. Era la seconda tornata per qualificarsi. Avevo mancato la prima e quindi ce l’ho messa tutta. Passavano soltanto le prime sei e uno di quei posti doveva per forza essere mio”.
La determinazione è la firma di questa piccola grande atleta, che si adopera con il suo corpo aderente ora alla roccia ora alla parete attrezzata, che si mimetizza al tessuto che deve scalare come il più intelligente e acuto tra gli animali. Il medagliere di Laura è assai gremito: dal 2015 inizia ad aggiudicarsi molte tappe degli Europei giovanili di arrampicata. “Da quel momento, ho iniziato a percepire che potevo sognare in grande”.
Poi nel 2016 vince la medaglia d’oro ai Campionati del mondo giovanili e l’argento nell’edizione del 2018. Le sue specialità sono la lead (classica salita su parete da 15–25 metri in cui le difficoltà aumentano progressivamente fino alla cima, chiamata “top”) e il boulder (l’altezza diminuisce, si parla di un percorso di 4 metri da portare a termine in capo a 5 minuti senza imbragature, e si esegue con movimenti limitati). “A Tokyo,” ci spiega Laura, “non ci saranno le discipline singolarmente ma una combinata di tre differenti percorsi, che prevede sia queste due prove, sia un’altra su cui ho iniziato ad allenarmi, chiamata speed, che è un’arrampicata più facile nel percorso, ma dove conterà moltissimo la rapidità e la tecnica di esecuzione”.
E pensare che aveva iniziato con la ginnastica artistica per emulare il suo mito Vanessa Ferrari (prima italiana a vincere un Campionato del Mondo di Ginnastica). “Poi la passione per l’arrampicata, che mi è stata trasmessa dall’amore che mio padre ha per la montagna, ha prevalso e così ho scelto di proseguire la mia scalata sportiva non sul tappeto o sulla trave, ma in verticale sulle pareti”. Per i grandi risultati, la giovanissima Laura lo sa, ci vogliono sacrifici e rinunce: sveglia presto, sei ore di allenamento quotidiane, la dieta per essere leggera (pesa appena 40 chili) ma il giusto apporto dei nutrienti per essere abbastanza forte, e poi molta molta tecnica. “Sbaglia chi crede che l’arrampicata sia uno sport di forza fisica, è soprattutto uno sport di tecnica e concentrazione”.
Fino a qui tutto giusto. Ma a Laura, che annovera nei genitori e nella sorella i suoi più grandi sostenitori, manca uscire la sera, avere un fidanzatino e un po’ di vanità per la sua sbocciante bellezza? Sorride imbarazzata e con candore ammette: “La sera, di solito, sono così stanca dopo gli allenamenti, che ad uscire nemmeno ci penso”.