La Stampa, 9 marzo 2020
Intervista a Claudia Gerini
Se il segreto della sensualità è nella capacità intelligente di sfuggire agli stereotipi, Claudia Gerini, morbida e acuta, ironica e dolce, deve averlo scoperto da tempo. Molto prima di diventare Jessica, icona del «famolo strano», regina della commedia all’italiana dei nostri giorni, credibile nei panni di Sara Monaschi, spietata signora di potere nell’affresco di Suburra, così come in quelli di Donna Maria, vedova del boss di camorra Vincenzo Strozzalone (Carlo Buccirosso) nel musical Ammore e malavita: «Sono sempre stata una che si butta, e penso che questo modo di vivere sia garanzia di longevità professionale e mentale. E’ bello sapersi spiazzare da soli, re-inventarsi uscendo dalla "comfort zone". Di carattere sono una che ama lanciarsi nelle avventure. Ogni volta che lo faccio, scopro cose nuove di me e mi ritrovo sempre più innamorata del mio lavoro».
A Berlino, una settimana fa, ha ricevuto dalle mani del regista premio Oscar Volker Schlondorff, il Premio Bacco, riconoscimento italo-tedesco assegnato ogni anno in concomitanza con il festival del cinema: «Sono onorata, è stata una sorpresa». Un week-end nel quale, come d’abitudine, ha tenuto insieme i vari pezzi della vita. Da una parte interprete celebrata, dall’altra mamma sollecita che organizza il pomeriggio di giochi in casa per la figlia di 10 anni: «E’ il mio principale - sorride -, se non scatto subito quando chiede una cosa, sono guai».
E’ difficile essere madre e, nello stesso tempo, attrice piena di impegni?
«Non più che per tutte le mamme che lavorano. Certo, le attrici si spostano da un luogo all’altro e fanno orari strani, però poi possono permettersi periodi senza lavoro, più tranquilli. Io, per esempio, ho cercato di alternare fasi faticose, di grande impegno, ad altre in cui mi sono dedicata totalmente alle figlie. Bisogna avere razionalità e grande spirito di organizzazione».
Tra le sue varie anime c’è anche quella sexy, che lei ha esibito con naturalezza, senza paura di essere giudicata. Da dove viene questo coraggio?
«Questa sfrontatezza? Sì, è vero, ho fatto anche cose di quel tipo, ma sempre con ironia. Penso a Com’è bello far l’amore, stavo sempre in mutande, a Tulpa dove facevo sesso promiscuo, e a Dolceroma, con il bagno in una vasca piena di miele... Sicuramente la sensualità l’ho presa da mamma. Mio padre racconta che faceva impazzire gli uomini, ogni volta che andavano a ballare lo costringeva a litigare con tutti, si metteva al centro della pista e apriti cielo. Quella della scena del miele avrei voluto evitarla, poi, però, ho pensato "ma che me frega? Io la faccio". E’ anche questione di karma, io, dai tempi di Viaggi di nozze, ho quello del "famolo strano", non ne esco più».
Eppure è una beniamina del pubblico femminile, secondo lei perché?
«Le donne non mi vivono in modo competitivo, e di questo sono orgogliosa. Evidentemente il tratto sexy non viene visto come predominante, forse perché, in me, prevalgono ironia e leggerezza».
Qual è stato, nell’ambito della professione, il suo incontro cruciale?
«Con Verdone ho girato 3 film, quando lavoriamo insieme scatta subito una chimica speciale, abbiamo 20 anni di differenza, ma non si nota, siamo affini, e protettivi, in modo vicendevole. Per me Viaggi di nozze è stato il vero inizio di carriera, i ragazzini, ancora adesso, mi conoscono in quanto Jessica. E mia figlia, la più piccola, fa un’imitazione di Carlo bellissima. Poi, certo, ci sono stati altri incontri importanti, con Sergio Castellitto, il primo regista che mi ha dato un ruolo drammatico, con i Manetti, grazie ai quali ho vinto il David, con Mel Gibson».
Ha un sacco di impegni, iniziamo dal cinema.
«Farò la sindaca, moglie di Stefano Fresi, in Lasciarsi un giorno a Roma di Edoardo Leo, una commedia sentimentale sulla difficoltà di lasciarsi, sulla fine delle storie d’amore lunghe. In Toscana ho appena finito di girare Anna Rosenberg di Michel Moscatelli, un racconto, di impianto teatrale, sull’interrogatorio di una donna ingiustamente accusata. Ho dovuto imparare un copione di 100 pagine, tutto in francese. Deve uscire anche Burraco fatale, ho una partecipazione in Diabolik dei Manetti e mi aspetta un film con Terry George, il regista premio Oscar per Hotel Rwanda, si chiama Exiles, gireremo in Irlanda e in Italia».
Poi c’è il teatro.
«Sì, faccio la cantante e attrice in uno spettacolo con i Solis String Quartet in cui raccontiamo Franco Califano. L’ho conosciuto 5 anni prima della morte, abbiamo scelto dieci suoi brani che saranno preceduti da un monologo in cui io, ogni volta, sono una donna diversa, ragazzina, barbona, prostituta».
E poi, all’orizzonte, c’è la tv.
«Stiamo preparando un varietà musicale al femminile in cui, insieme a Michela Andreozzi, Paola Minaccioni e altre, vogliamo rendere omaggio alle grandi donne della tv del passato, Mondaini, Scala, Valori».