La Stampa, 8 marzo 2020
Così sono partito da Milano Centrale per Bergamo
Chiusi dentro Milano, bloccati nella città appestata? Per nulla. Per ora, almeno. Dopo l’assalto ai treni per il Sud di ieri sera questa mattina alla Centrale la situazione è normalissima, se si eccettua il fatto che c’è pochissima gente e che alle 9.50 tutti i treni erano insolitamente previsti in orario.
Chi scrive ha fatto l’esperimento. Mi sono comprato un biglietto (sulle macchinette compaiono adesso le regole da seguire per l’epidemia, lavarsi le mani, starnutire nel gomito e così via, bravi) e l’ho preso per Bergamo, dunque zona rossa. Nessuno mi ha fermato né mi ha chiesto di dimostrare quali “comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero spostamenti per motivi di salute”, per restare alla terminologia del decreto di Conte, mi adducessero a Bergamo.
Gli agenti di Polizia, presenti in forze, sono al corrente del decreto, compreso il dettaglio delle pene per chi sgarra, ammenda e perfino arresto fino a tre mesi, ma per ora non hanno ancora avuto istruzioni sulla sua applicazione, quindi in effetti non sanno se devono intervenire. I sorveglianti alle porte (io sono passato alle 9.48 al gate E) fanno il loro lavoro come al solito, con l’unica eccezione che se ne stanno a un metro di distanza dai passeggeri, quindi per controllare i biglietti devono senz’altro avere una vista acuta. Al desk di Trenitalia un impiegato un po’ seccato mi spiega l’ovvio, cioè che Trenitalia è un vettore e che fermare eventualmente i viaggi dei suoi clienti spetta, semmai, alle autorità.
Insomma, la situazione è normalissima. E anche questa mattina presto, quando si paventava l’ondata umana per salire sui treni, informa l’Ansa, non c’era ressa, benché diverse persone stessero partendo. Normalmente, diciamo.