Il Sole 24 Ore, 8 marzo 2020
La depilazione nel medioevo
Una pelle depilata e liscia, lunghi capelli neri e folti, un viso che basta acconciarlo nel modo giusto per mostrarsi bello. Perché non esistono donne brutte: la bruttezza è l’assenza di cura. La bruttezza è la rinuncia e la sottomissione. «Dopo aver curato i capelli bisogna abbellire il viso: se questo sarà fatto nelle forme più acconce, diventeranno belle anche le donne più brutte», scrive Trotula de’ Ruggiero.
Arriva dal Medioevo un inedito manifesto che, sì insegna alle donne come curarsi, ma che, in realtà, è un inno alla riappropriazione di sé. Liberandole pure da una serie di tranelli. Ammettiamolo pure: per ogni Alexandria Ocasio-Cortez che su Twitter racconta la sua marca preferita di rossetto, quante sono quelle di noi che si sentono disinvolte come la deputata democratica?
E allora ci sono due modi di leggere, o meglio di rileggere, il trattato sulla bellezza di Trotula de’ Ruggiero. Il primo è chiaramente il più ovvio: ed è la lettura storica. Il secondo è individuare, attraverso le indicazioni di Trotula, la sua idea dell’identità femminile.
Trotula è personaggio straordinario perché nasce attorno all’anno 1050 e questo vuol dire che, in un tempo in cui alle donne non era dato di disporre della propria vita, lei invece ne disponeva e come: donna, medico, e medico della scuola salernitana, ovvero l’eccellenza.
Scrive Eva Cantarella che firma un intervento nell’edizione di Manni: «Trotula non fu la prima donna medico della storia occidentale. Ma fu la prima la cui professionalità, all’interno di un centro di cultura e di un’istituzione come la Scuola Medica Salernitana, venne riconosciuta e valutata al pari di quella degli uomini, e che poté esercitare la sua professione circondata da rispetto e ammirazione…».
Con secoli di anticipo sullo slogan «l’utero è mio e lo gestisco io», fu la prima a sovvertire lo stigma negativo sulle mestruazioni. Ora bisogna ricordare che nella tradizione medievale la donna mestruata non doveva toccare nulla perché, in quanto contaminata, a sua volta contaminante: i mestrui potevano cioè avere un influsso negativo. Trotula in barba a tutti i tabù, definitiva le mestruazioni «fiori». Ecco qui, al di là del linguaggio poetico, c’è tutto il mondo di Trotula, il suo approccio al corpo femminile da difendere.
L’interesse del messaggio che giunge da questa donna sta nel significato che attribuisce all’attenzione per la bellezza. I rituali che Trotula descrive sono lenti e minuziosi, ogni passaggio richiede attenzione e tempo: le donne di Trotula si riappropriano del tempo e nel farlo compiono un atto di sovversione, si liberano.
Come quando istruisce su come avere una pelle ben depilata: «…si lavi poi con acqua tiepida ed aspetti di esserci completamente asciugata, poi unga tutto il corpo con estratto di alcanna o hennè mescolato con bianco d’uovo: questa operazione rende liscia la pelle».
O su come tingere i capelli di nero, dopo secoli infatti di dominio delle bionde durante l’impero romano, ecco il ribaltone: «Prendi la scorza di una melagrana pienamente matura e pesata fino a sminuzzarla, mettila a bollire in aceto o semplicemente in acqua, filtrata e aggiungi galle di quercia polverizzate e allume in quantità tale da ottenere una poltiglia densa come un cataplasma».