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 2020  marzo 08 Domenica calendario

Intervista a Bianca Guaccero

Oggi Bianca Guaccero non si risparmia più. Come accendi la televisione, la vedi. Ieri sera, conduttrice e cantante per la fortunata serie Una storia da cantare questa volta dedicata a Morandi, («Un onore avervi partecipato, un sogno che arriva dal passato ma che è modernissimo») poi Detto fatto su Rai 2 che raddoppia di sabato con Casa detto fatto, più talk conviviale che tutorial e poi fiction e chissà quant’altro.
Lei sfugge agli stereotipi italiani: attrice, cantante conduttrice. Vita complicata?
«Complicatissima direi. Lo snobismo e la ghettizzazione sono stati enormi. Ancora viviamo con l’abito che fa il monaco. In passato ci stavo male e soffocavo le mie passioni, vivevo bloccata per paura. Ora basta, mi butto».
Per qualche tempo è stata assente dagli schermi. Così va il vostro mestiere, alti e bassi?
«Veramente sono stata io a mettermi da parte. Avevo appena avuto una figlia e volevo godermela appieno e ho allattato per 9 mesi. Ora ha 5 anni ed è più facile. Me la porto dietro più che posso. Sono una mamma single».
Condizione difficile?
«Ma non impossibile. Basta organizzarsi. Siamo un nucleo fatto da noi due e siamo "una squadra fortissimi", come canta Zalone. Viviamo a Milano da sole ma il senso della famiglia non manca. Suo padre vive a Roma ma è presente, la proteggiamo. Però sono io il suo centro. Faccio la mamma dolce e permissiva, poi mi tramuto in padre fermo con regole da rispettare».
Lei è single da tempo?
«Da due anni e mezzo. Il fatto che non mi sia buttata in un’altra storia significa che devo metabolizzare quello che mi è successo. Ma il mondo è disabituato a questi tempi riflessivi. Io mi devo innamorare per avere una storia. Sono una persona che anni fa si sarebbe considerata normale».
Lei lo dice perché questa sua condizione l’ha messa al centro di attacchi social?
«Quell’universo sta diventando una realtà parallela, ci si consegna come si vorrebbe essere e non come si è. E siccome sono single da tempo è stato scritto di tutto. Ma il peggio è stato con il body shaming».
Per il fatto che era molto dimagrita?
«Appunto. Io dopo la gravidanza mi sono prosciugata, ho avuto un cambiamento del metabolismo. Quando sono tornata in tv con Tale e quale show, è partito l’attacco brutale. Messaggi di una tale violenza che mi sono sentita di rispondere. Fortunatamente io sono sana ma se fossi stata veramente anoressica o malata, tanta cattiveria mi avrebbe potuto devastare. Le parole sono pietre. Tanto odio mi intristisce, non ti viene perdonato più niente».
E gli attacchi riguardano soprattutto le donne. Oggi è l’8 marzo. Una ricorrenza?
«Sarò felice quando finiremo di festeggiarlo l’8 marzo, perché significherà che avremo trovato una nostra identità di genere. Abbiamo vissuto un grande cambiamento nei rapporti uomo-donna, i ruoli si sono trasformati e l’uomo ne è rimasto destabilizzato».
Troppo facile come giustificazione alle violenze, non trova?
«Ma certo. Dico solo che alcuni soggetti hanno fatto uscire reazioni malate quando l’uomo non accetta l’identità dell’altro. Un mutamento epocale sociologico da studiare per capire meglio, mai per scusare».
In «Detto fatto» perché adotta uno stile di conduzione pulp?
«Avevo scoperto che c’era di me una percezione seriosa, allora sono uscita allo scoperto perché io sono così, una pagliaccia esagitata. Un registro che uso solo in quella trasmissione e che mi illustra perfettamente».
Quando smetto di lavorare fuggo...
«... A Bitonto dalla mia famiglia d’origine, mi depuro tra i trulli e prendo energia».
Orecchiette alle cime di rapa?
«Anche con il sugo di mia madre, al forno con polpettine. Roba seria».