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 2020  marzo 08 Domenica calendario

Biografia di Margherita Sarfatti

Delle due amanti “ufficiali” la più famosa è stata Claretta; l’altra, Margherita, nelle cronache postume quasi scompare. Per Claretta Petacci, Mussolini – giocando sul doppio senso lo chiamava «il mio Ben» – è stato il grande amore devoto di una vita. Anche per Margherita Sarfatti è stato un grande, appassionato amore ma nel loro rapporto c’era dell’altro. Claretta era dominata dalla figura, dalla presenza, di lui. Margherita giocava su due piani. Amante appassionata ma per certi aspetti era lei a dominare, quanto meno ad essergli abile guida nel suo apprendistato al mondo.
Le sue lettere non sono per questo meno appassionate. Il 1° gennaio 1923 gli scrive: «Voglio cominciare l’anno scrivendo il tuo nome su un pezzo di carta: Benito, mio amore, mio amante, mio adorato! Sono, mi proclamo, mi glorio di essere, appassionatamente, interamente, devotamente, perdutamente Tua: ora, per tutto il 1923 e, se tu vorrai mio adorato, perché mi ami come io ti amo, per sempre; Tua». Qualche mese prima (la datazione è incerta) Benito le aveva scritto: «Ti amo molto, più di quanto non credi. Ti abbraccio forte, ti bacio con tenerezza violenta. Stasera prima di addormentarti pensa al tuo devotissimo selvaggio, che è un po’ stanco, un po’ annoiato, ma tutto tuo, dalla superficie al profondo. Dammi un po’ di sangue dalle tue labbra».
Claretta volle essergli accanto fino alla fine, scelse di essere giustiziata insieme a lui. Margherita, ebrea, dovette lasciare l’Italia nel 1938 per evitare l’umiliazione e i rischi delle leggi razziste. Un dato accomuna in ogni caso tutti i personaggi: erano tutti sposati, tutti sapevano tutto.
Margherita (Venezia, 1880), nata Grassini, veniva da una famiglia della ricca borghesia ebraica. Buoni studi, ottime conoscenze; vivace, curiosa, inquieta; legge e apprende con facilità, l’appassiona la storia dell’arte, le piace Carducci ma anche la politica. Comincia a leggere le opere di Marx suscitando notevole apprensione in famiglia. Erano anni politicamente incerti (succede spesso) però elettrizzanti, c’era aria di novità, le idee socialiste sembravano aprire al futuro. Quando ha 15 anni conosce l’avvocato Cesare Sarfatti, ebreo come lei. Ha il doppio dei suoi anni, deve aspettare il diciottesimo compleanno per poterlo sposare.
Nel 1912 Mussolini, leader della corrente socialista “rivoluzionaria”, diventa direttore del quotidiano Avanti!. Margherita invece ha aderito alla corrente di Turati, meno dogmatica, incline alle riforme. Si presenta al futuro Duce, per annunciargli di volersi dimettere – invece durante il colloquio scocca l’attrazione reciproca che sfocerà nel loro lungo rapporto ufficialmente segreto, in realtà noto a molti.
Nel marzo 1919 quando Mussolini riunisce nella milanese piazza San Sepolcro i primi quadri del futuro fascismo, Margherita gli è accanto. Gli è vicina dopo la Marcia su Roma (ottobre 1922), lo conforta dopo l’assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti (giugno 1924), crimine la cui responsabilità viene attribuita al Duce. Sono giorni agitati, il potere appena conquistato vacilla, l’uccisione di un deputato dell’opposizione ha fatto scandalo anche all’estero. Non pochi sono tentati di lasciare Mussolini al suo destino, egli stesso è incerto sul da farsi. Tra i pochi che lo sostengono e lo convincono a restare c’è Margherita. Mussolini riprende coraggio e il 3 gennaio 1925 pronuncia in aula il famoso discorso nel quale rivendica tutto: «Ebbene, io dichiaro qui al cospetto di questa assemblea ed al cospetto di tutto il popolo italiano che assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda!».
Il 1924 è anche l’anno in cui Margherita scrive la biografia di Mussolini pubblicata prima in Inghilterra, poi in italiano (Mondadori) con l’icastico titolo Dux.
Nel 1938, Mussolini fa promulgare a Vittorio Emanuele III, che passivamente obbedisce, le leggi sulla razza. Da un giorno all’altro gli ebrei italiani scoprono di non avere più una patria. Negli anni precedenti Margherita ha cercato di spegnere le simpatie del suo amante per il dittatore tedesco Adolf Hitler, voleva che Mussolini guardasse piuttosto a una grande democrazia come gli Stati Uniti dove tra l’altro vivevano milioni di italiani. Le leggi del 1938 azzerano tutto e la Sarfatti deve pensare a trovare un riparo. Lascia l’Italia e raggiunge a Montevideo il figlio Amedeo che si trova già lì. Ormai sfiora i sessant’anni, ha vissuto intensamente, ha perso parte della sua avvenenza. Mussolini d’altronde, dal 1935-1936 ha cominciato una nuova relazione con una giovane che ha trent’anni meno di lui, sposata (1934) con Riccardo Federici ufficiale della Regia Aeronautica dal quale prontamente si separa (il divorzio non c’era).
Il Duce chiamava i rimpasti di governo dettati da ragioni politiche o d’opportunità “cambi della guardia”. A suo modo fu anche quello un cambio della guardia che segnò il destino delle due donne con le quali aveva condiviso buona parte della sua vita. Margherita, rientrata in Italia nel 1947, s’avviò ad una spenta vecchiaia; Claretta condivise per scelta la tragedia dell’uomo amato che aveva invano cercato di salvarsi fuggendo.