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 2020  marzo 07 Sabato calendario

Orsi & tori

La signora torinese era ancora in fila per il controllo passaporti all’aeroporto John Kennedy e le si è avvicinato con decisione un agente dell’immigrazione: per favore, Madame, mi segua. La signora è stata visitata da capo ai piedi, con ogni tipo di scanner. Signora lei sta bene, ha precisato sempre con tono deciso l’agente che non l’aveva mollata un attimo, ma nonostante ciò, provenendo dal Nord d’Italia, non possiamo farla entrare. È facile immaginare il disappunto della signora, ma mentre indossava il soprabito un infermiere le si è avvicinato: Madame, ecco il conto della sua visita. Per favore mi favorisca la sua carta di credito. La signora, sempre più sbigottita, ha guardato la cifra: 4.500 dollari. Per fortuna era una signora agiata. Come faranno i 100 milioni di poveri americani a farsi fare il tampone o peggio a farsi curare l’infezione dal coronavirus? Il presidente Donald Trump ha infatti cancellato l’Obamacare. Cosa farà, lo reintrodurrà perdendo così la faccia allo stesso modo in cui la perderebbe Matteo Salvini se comunicasse che per lui qualsiasi emigrante africano può entrare liberamente in Italia? Oppure il presidente dal ciuffo biondo deciderà che le persone più povere non vadano esaminate e curate, con un’immancabile fortissima reazione popolare?
La bomba coronavirus è la più pericolosa che potesse esplodere per la rielezione del presidente Trump. Anche perché, come sostengono tutti gli esperti, il virus che finora negli Usa è stato tenuto in sostanziale controllo, è destinato a diffondersi allo stesso livello dell’Italia, della Francia, della Germania... Quindi avrà effetti gravi anche sull’economia americana, che è il cavallo di battaglia di Trump. Non a caso, per non doversi scontrare di nuovo con il presidente dell’Unione e mostrare la sua autonomia, il presidente della Federal reserve, Jerome Powell, ha cercato di prevenire, riducendo i tassi di interesse. Ma il presidente Trump ha detto secco che quel taglio non basta.
Per contro, nelle primarie del Partito democratico sta svettando l’ex vicepresidente di Barack Obama, Joe Biden, cattolico, e sostenitore proprio nella compagnia per la nomination della reintroduzione dell’Obamacare. Il suo successo (al punto da far ritirare a suo favore il miliardario Michael Bloomberg) è un segno esplicito che la preoccupazione per la possibile pandemia sta attanagliando gli americani, che non possono entrare in ospedale con la carta di credito in bocca, come esige il cerimoniale di un servizio sanitario tutto a pagamento.
Si dirà: ma negli Usa il contagio non è ancora esploso. Vero, ma come è successo in Italia e negli altri Paesi europei, è noto che soltanto il 50% dei colpiti viene intercettato e in ogni caso il rapporto fra acclarati e portatori sani è di 1 a 4. Se l’infezione si è rapidamente propagata in Cina, dove il popolo è necessariamente disciplinato e l’organizzazione è ferrea, figuriamoci il problema nei sobborghi delle grandi città americane, a cominciare da New York. E la differenza è appunto radicale: in Cina hanno curato e stanno curando tutti, come del resto nei Paesi civili dell’Europa, a cominciare dall’Italia. Pur tuttavia, nonostante il grande lavoro degli ospedali e del personale medico e paramedico, i contagiati crescono.
I modelli matematici più attendibili, come quelli citati nel bellissimo articolo sul Corriere della Sera dallo scienziato e scrittore Paolo Giordano, predicono che il picco in Italia sarà verso la fine di aprile. Poi occorrerà vedere se l’innalzamento della temperatura favorirà un rientro verso valori più ridotti.
Con queste predizioni, è inevitabile che la preoccupazione per la caduta dell’economia cresca di giorno in giorno. Tuttavia, non sembra che il governo, nonostante la serietà e la preparazione del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, abbia la situazione in mano. Le imprese lo incalzano a fare presto per l’implementazione del secondo decreto, ma se dovesse rivelarsi per spessore, se non per valore assoluto, analogo al primo è meglio che il ministro Gualtieri approfondisca subito la cura da attuare. Per esempio, studiandosi attentamente, nonostante le profonde differenze, cosa ha fatto la Cina per far fronte alla caduta dell’economia. Se crede, il ministro può chiedere la documentazione alla Fondazione Italia Cina, così come a Class Editori che ha ricevuto documentazione dai soci e partner cinesi, Xinhua News (il maggior gruppo multimediale, controllato direttamente dallo Stato) e China media group, dove sono state fuse la tv Cctv (la Rai cinese) e tutto il fortissimo settore delle radio in Cina e all’estero.
I cinesi, come ha scritto nella lettera a me indirizzata il presidente di China media Group, Chen Haixiong, sono pronti a trasmettere ogni informazione utile all’Italia. Lo stesso messaggio viene dal console generale a Milano, Song Xuefeng, e dal presidente di Xinhua News, Cai Mingzhao, nella lettera pubblicata alla fine di questo articolo.
Da tutte le informazioni che abbiamo ricevuto e che possiamo elencare, l’aiuto economico del governo e delle municipalità è stato indirizzato in maniera massiccia verso le pmi, che anche in Cina, come in Italia, sono la struttura fondamentale, generando il 54% del pil e la grande maggioranza dei posti di lavoro.
In primo luogo dal presidente Xi Jinping è stato assegnato a un organismo preciso (il China council for the promotion of international trade, Ccpit/Ccoic) il compito di rilasciare i certificati delle aziende che sono entrate in difficoltà per il coronavirus. Il certificato viene rilasciato dopo la registrazione e il deposito sulla piattaforma di certificazione di Ccpit e il deposito dei contratti di vendita per l’esportazione, contratti di prenotazione di merci, accordi di spedizione merci, dichiarazioni doganali o altri contratti pertinenti; certificati o annunci emessi da governi o istituzioni municipali (in pratica come quelli emessi dalla Lombardia e dai comuni); avvisi e/o certificati in caso di ritardo o cancellazione del trasporto marittimo.
Alcune province come Shanghai, Pechino, Sichuan, Chongqing ecc. hanno messo in atto misure comuni per sostenere e stimolare le attività delle pmi. In particolare hanno chiesto agli istituti di previdenza e alle banche di posticipare la scadenza dei premi e delle rate; hanno predisposto un piano di rimborso del 50% dei contributi destinati ai fondi per la disoccupazione; hanno sospeso i pagamenti dell’assicurazione sociale per tre mesi a partire da quando sarà terminata l’epidemia; hanno avviato politiche di assistenza alle imprese per evitare che siano costrette a ridurre i posti di lavoro.
Una per tutte, conviene citare quanto ha disposto la municipalità di Pechino (in Italia corrisponde a una regione) per allentare la pressione finanziaria delle pmi. Le aziende che hanno difficoltà a pagare le tasse, possono posticipare il pagamento di tre mesi; le pmi che hanno in affitto locali posseduti da enti pubblici o dallo Stato (anche in Italia alcuni casi ci sono), se riprendono o interrompono le loro attività produttive e operative per rispettare le disposizioni del governo per la prevenzione dell’epidemia possono essere esentate dal pagamento dell’affitto; se l’immobile è per ufficio, l’affitto viene ridotto del 50%.
Il governo di Pechino ha anche sospeso alcune tasse amministrative che dovrebbero pagare le pmi. Sono stati stanziati contributi per la ricerca e sviluppo sempre delle pmi. L’amministrazione di Pechino ha anche concluso accordi con le istituzioni finanziarie perché aumentino il credito alle pmi e alle microaziende, ottenendo l’allungamento dei mutui per le pmi in difficoltà. Non solo: sussidi sono stati stanziati per la formazione dei dipendenti e l’acquisto di prodotti e servizi per il telelavoro. Infine 16 misure sono state varate per il pagamento differito della previdenza sociale, arrivando addirittura a restituire, su richiesta delle pmi, le quote di gennaio e febbraio dei contributi sociali pagati.
Più o meno analoghe agevolazioni e provvidenze sono state previste dalla municipalità di Shanghai, alcune anche per le aziende straniere, che a Shanghai sono tante. Originale il supporto finanziario particolare per le startup specializzate nella sanità online, farmaci innovativi originali, forniture mediche e dispositivi medici. Ma anche un provvedimento diretto proprio alla salute, con la riduzione dei contributi per l’assicurazione medica dei dipendenti, scesi per tutto il 2020 allo 0,5% della retribuzione. Le banche locali (in Cina non sono combattute come in Europa e in particolare in Italia) sono state spinte dal governo di Shanghai a prolungare la durata dei prestiti e a rinnovare i finanziamenti senza dover effettuare il rimborso da parte di aziende che investono i fondi ricevuti in settori fortemente colpiti dall’epidemia.
Si dirà: ma la Cina ha enormi risorse e soprattutto ha pieni poteri di battere moneta. È vero, ma soprattutto, come fanno notare alcuni amici cinesi, il grande Paese non aveva finora usato i classici strumenti di creazione di liquidità usati sia in Europa che negli Usa. È vero anche che la Bce, per far fronte alla grande crisi partita dal fallimento di Lehman, ha riempito i Paesi europei di liquidità. Il che dimostra che attraverso la Bce anche l’Unione europea ha potere, eccome, di battere moneta e la Bce sotto la gestione di Mario Draghi ha fatto moltissimo in questa direzione. Non vi è dubbio che Christine Lagarde dovrà moltiplicare questo impegno, poiché se gli interventi per evitare gli effetti disastrosi sull’economia del coronavirus dovessero essere nazionali l’Italia sarà fortemente penalizzata nel doversi indebitare ulteriormente. Anche il senatore a vita e professore Mario Monti, in genere protettore della politica Ue, nel suo intervento di giovedì 4 a Piazzapulita ha auspicato un piano europeo, senza il quale la crisi potrà essere drammatica.
Aspettando la Ue e auspicando che il governo italiano focalizzi meglio gli oltre 7 miliardi di aiuti che formano il secondo decreto, sarebbe bene che il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, godendo della profonda conoscenza della Cina del suo capo di gabinetto, Ettore Sequi, recuperasse un rapporto pieno con Pechino. In Di Maio convive il paradosso di essere stato lui a spingere a suo tempo per la firma (l’Italia unico Paese del G7 a farlo) del Memorandum sulla Via della Seta, ma poi è stato lui a essere categorico sulla chiusura dei voli da e per la Cina. Una decisione funesta come poche, perché ha illuso il Paese di essere al sicuro, ha rinunciato al controllo diretto degli arrivi in aeroporto da quel Paese, ha profondamente irritato i cinesi, innescando la prima forma di razzismo di cui ora l’Italia vive il contrappasso.
Il recupero del rapporto con la Cina, che è incline a perdonare, come dimostrano le lettere ricevute da Class Editori, compresa quella che è pubblicata nel P.S. che segue, potrebbe garantire molti vantaggi: conoscenza profonda del virus e suo rapido accertamento grazie alla metodologia messa a punto dallo spin-off di Alibaba che grazie all’intelligenza artificiale, accerta la contaminazione senza tampone con una precisione pari al 96%; opportunità di ricerca comune del vaccino e, dal lato dell’economia, soprattutto accordi commerciali e jv con società cinesi, che vedranno la ripresa molto prima di quelle italiane. Non fu forse così, dopo la Seconda Guerra Mondiale, con il Piano Marshall attuato dagli Usa? Un Piano Marshall Italia-Cina è possibile proprio perché l’Italia è finora il Paese europeo più colpito e quello che sta subendo l’ostracismo di molti membri della Ue, per non parlare degli Stati Uniti. Nell’immensa sciagura del coronavirus la solidarietà che si percepisce a più voci da parte della Cina verso l’Italia è da capitalizzare per far crescere significativamente l’interscambio con il riequilibrio delle esportazioni italiane. Senza dimenticare che il 2020 è il cinquantenario della ripresa delle relazioni diplomatiche fra i due Paesi nonché l’anno della cultura e del turismo, cioè il prodotto che l’Italia deve tornare a vendere se non vuole ripiegarsi nella crisi. E i cinesi sono tanti e devono essere sempre i benvenuti in Italia.

P.S.
Gentile Dottor Panerai:
Nelle ultime settimane, la situazione legata alla diffusione del nuovo coronavirus nel Nord Italia sta diventando sempre più grave e molte regioni italiane, in primis la Lombardia dove si trova la Vostra Città di Milano, stanno attuando una serie di misure di prevenzione e controllo. La Cina con questa lettera e non solo vuole mostrare la sua vicinanza nella condivisione di un momento così difficile che anche l’Italia si sta trovando ad affrontare. A nome di Xinhua News Agency, desidero esprimere la mia più sentita solidarietà a Lei e a tutti i dipendenti di Class Editori, e a tutti i cittadini italiani e assicurare la nostra disponibilità a fare quanto riterrete possiamo darvi.
Oggi, molti paesi del mondo stanno combattendo per sconfiggere il virus, comune nemico dell’uomo che deve essere affrontato dalla Comunità internazionale, compresi i media. L’Agenzia Xinhua è pronta a collaborare sempre di più con Class Editori nella diffusione delle informazioni sulla reale situazione attraverso rapporti obiettivi, accurati e completi, con l’intento di rafforzare la fiducia delle persone nella lotta contro l’epidemia.
In questo contesto di lotta contro il virus raccomandiamo di seguire scrupolosamente le dovute precauzioni. È ogni singolo cittadino, insieme a tutti gli altri, che può con il suo comportamento arrestare l’epidemia.
In attesa di rincontrarLa il prima possibile, Le porgo i nostri più Cordiali Saluti. (riproduzione riservata)

Cai Mingzhao
Presidente di Xinhua News Agency

Pechino, 3 marzo 2020