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 2020  marzo 07 Sabato calendario

Pestilenza interna lorda

La salute è più importante del Pil. Questa frase così affascinante, intrisa d’agevole umanitarismo, la si è sentita pronunciare da molti in questi giorni di pestilenza, dal ministro Roberto Speranza in giù. Oggi può avere il calore della fratellanza e l’effetto infallibile della riscoperta di valori perduti, come il «meno numerini e più cittadini» con cui Luigi Di Maio intendeva battezzare la sua diversità da predecessori troppo indaffarati a trattare di proventi anziché sentimenti. Sarà poco romantico, ma qui si continua a ripetere che Pil e salute sono la stessa cosa. Il signor Bruno Dotta di Cervere (Cuneo) scriveva ieri su Twitter «siamo gli invisibili». Ha una società di catering, quarantadue eventi da qui a fine aprile, tutti annullati. «Abbiamo avuto una diminuzione del lavoro del cento per cento». Di trentadue dipendenti, quanti ne resteranno? Un amico racconta del suo piccolo albergo a Roma. Sette stanze. Nella grassa routine turistica romana, fa affidamento su duecentodieci notti al mese, un perenne tutto esaurito. Nell’epidemia delle prenotazioni, a marzo avrà una sola stanza occupata per due notti: da duecentodieci a due. Ha messo il personale in vacanza e, se non cambia, fra qualche settimana lo lascerà a casa. Ha avvertito il titolare del palazzo che questo mese non potrà pagare l’affitto, i fornitori di sospendere gli approvvigionamenti: lavoro su lavoro, stipendi su stipendi, tasse su tasse che se ne vanno. Ricchezza che diventa povertà. Migliaia di storie uguali, di uomini e donne e famiglie, e il Pil sarà il modo freddo e precisissimo di quantificare la sciagura.