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 2020  marzo 06 Venerdì calendario

Biografia di Giuseppe De Domenico raccontata da lui stesso

Stasera alle 21.15, su Sky Atlantic e TvNow, con il settimo e l’ottavo episodio si conclude la serie ZeroZeroZero, ispirata all’omonimo romanzo di Roberto Saviano (Feltrinelli), diretta da Stefano Sollima, Janus Metz, Pablo Trapero, progetto Sky Original prodotto da Cattleya e Bartleby Film. Incentrata sul traffico di cocaina, la merce «che manda avanti l’economia mondiale», distribuita in 100 Paesi (negli Usa e in Messico parte proprio oggi), nel finale la serie ad alto tasso d’azione costringe i suoi protagonisti a prendere decisioni cruciali e fare i conti con il potere. Tra loro spicca Giuseppe De Domenico, unico attore italiano, con Adriano Chiaramida, nel cast internazionale che schiera Andrea Riseborough, Dane DeHaan, Gabriel Byrne, Manuel Contreras. Nato a Ganzirri (Messina), 27 anni, diplomato alla scuola dello Stabile di Genova, Giuseppe interpreta Stefano La Piana, scaltro e violentissimo criminale calabrese che, nascondendosi dietro l’innocua attività di negoziante di giocattoli, tiene i rapporti della ’ndrangheta con i narcos ed è uno dei pochi uomini di fiducia del nonno, il vecchio boss Don Minu.
Occhi scuri e intensi, un talento affinato da anni di palcoscenico e un inglese perfetto, il giovane attore è uno dei volti nuovi italiani più promettenti. Da perfetto sconosciuto a potenziale star globale: è stato infatti già precettato da un agente americano.
Com’è finito nel cast di ZeroZeroZero?
«All’inizio, quando studiavo recitazione a Genova, pensavo solo al teatro. Poi la ex direttrice della Scuola dello Stabile, Anna Laura Messeri, mi ha convinto a provare anche con cinema e tv. Sono entrato in un’agenzia che, a dicembre 2017, mi ha segnalato alla produzione della serie Sky».
E come ha ottenuto l’ingaggio accanto a tante star?
«Grazie a due mesi di provini. L’ultimo è avvenuto via Skype perché Sollima si trovava in Messico. Sono andato avanti due ore e 40... E dopo un paio di giorni mi hanno comunicato che il ruolo era mio. Che emozione».
Come ha costruito un personaggio così spietato?
«L’unico modo per entrare nella pelle di quell’uomo assetato di potere e capace di uccidere era cercare un punto in comune con me. E io ho trovato l’unico: l’amore per la famiglia. Stefano commette dei crimini efferati perché è ossessionato dall’esigenza di difendere la sua».
E lei da che famiglia proviene?
«I miei genitori sono laureati in fisica, mio fratello fa il neurochirurgo. E io stesso, pensando a un futuro scientifico, dopo il liceo mi ero iscritto a Ingegneria. Poi la passione per la recitazione ha avuto la meglio: ho scoperto che come attore riuscivo ad esprimere le emozioni che nella vita tengo invece nascoste. E i miei sono diventati i miei più grandi fan».
È stato difficile ambientarsi sul set?
«Ho debuttato a New Orleans, poi ci siamo spostati in Marocco, Messico, Calabria. Trovarmi in quel contesto internazionale, diretto da tre registi diversi e circondato da tanti divi, mi ha fatto crescere di colpo e mi ha insegnato a gestire le responsabilità».
Quale è stata la scena più difficile da girare?
«Un confronto con DeHaan, ambientato in Marocco ed emotivamente molto intenso. Ha richiesto 19 ore di lavoro, poi Dan mi ha fatto i complimenti. Mi pareva incredibile: da ragazzino lo applaudivo nel cinema di Ganzirri...».
La sicilianità entra nel suo lavoro?
«Certo. La cultura della mia terra mi ha insegnato a difendere i valori semplici, a non essere presuntuoso, a dire grazie».
Aver partecipato alla serie Sky, diffusa in tutto il mondo, ha avuto delle ripercussioni sulla sua carriera?
«A Venezia, dove ZeroZeroZero è passato in anteprima, sono stato ingaggiato da un agente americano, presentatomi da DeHaan, e nei giorni scorsi ho affrontato un provino per una nuova serie da girarsi negli Usa. Incrociamo le dita».
Che tipo di percorso sogna? Quali sono i suoi modelli?
«Il mio ideale di attore è Daniel Day-Lewis che, prima di ritirarsi, ha girato pochi film ma bellissimi. Ammiro molto anche Matthew McConaughey e Pierfrancesco Favino».
Secondo lei il cinema italiano è pronto a dare spazio alle facce nuove come la sua?
«Senza dubbio. Dopo un periodo di confusione e qualche successo improvvisato, produttori e registi hanno finalmente capito quanto conta la preparazione».