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 2020  marzo 05 Giovedì calendario

Il problema del presidente della commissione Finanza

Nel giorno in cui Giuseppe Conte decide di chiudere le scuole e l’emergenza Coronavirus continua la sua preoccupante avanzata, la maggioranza viene battuta in commissione Finanze alla Camera sull’elezione del presidente. Con 20 voti del centrodestra compatto e di tre franchi tiratori, probabilmente M5S (Italia Viva smentisce ogni sostegno), è infatti stato eletto Raffaele Trano, dottore commercialista, contro i 19 voti raccolti dal candidato indicato dalla maggioranza, il suo collega pentastellato Nicola Grimaldi, medico.
È il risultato dell’ennesima faida interna ai Cinque Stelle, ma anche la conferma della fragilità della compagine che sostiene il Governo. L’opposizione ha avuto gioco facile a insinuarsi tra le crepe della maggioranza, in particolare del Movimento sempre più allo sbando. Tanto che i fedelissimi dell’ex capo politico, Luigi Di Maio, si affrettano a sottolineare come l’uscita del leader non abbia certo migliorato la situazione, anzi. E il successore di Di Maio, Vito Crimi, per il momento tace. 
Ma la situazione preoccupa non poco l’altro socio di Governo, il Pd. Il capogruppo dem Graziano Delrio non ha preso affatto bene la sconfitta in commissione Finanze e ha chiesto immediatamente spiegazioni al suo omologo M5S, Davide Crippa. Che, per tutta risposta, ha inviato una nota in cui definisce «inaccettabile l’esito della votazione» e chiede a Trano un immediato passo indietro per non prestarsi al sospetto di essersi lasciato strumentalizzare da «giochetti politici portati avanti dall’opposizione, con l’aiuto di qualche membro della maggioranza».
Ma il neopresidente non sembra affatto intenzionato a dimettersi. «Non mi sento affatto delegittimato», spiega. «Mi sento un presidente di garanzia: rappresento tutti, maggioranza e opposizioni». «Ha vinto il merito», aggiunge, mentre dice di stare già lavorando alla calendarizzazione delle sedute della commissione. Una scelta che potrebbe rivelarsi non priva di conseguenze: fonti M5S lasciano intendere che in assenza di dimissioni Trano potrebbe finire nel mirino dei probiviri. Lo spettro dell’espulsione torna ad agitarsi, anche se per la maggioranza significherebbe rinunciare alla guida di una commissione.
Di merito parla anche l’opposizione. «Senza togliere nulla a Grimaldi, che è un medico – ricorda il vicepresidente leghista della commissione, Alberto Gusmeroli – riteniamo che alla presidenza di una commissione importante dal punto di vista economico sia corretto eleggere una persona competente come Trano, con cui abbiamo avuto modo di lavorare sia con il decreto crescita sia con il Dl semplificazioni. In questo caso è stata premiata la competenza». Lo stesso ripete anche Sestino Giacomoni, vicepresidente per Forza Italia: «Abbiamo votato per Trano perché serve un nome competente e Trano è un commercialista mentre l’altro candidato è un medico».
In effetti la VI commissione è un crocevia fondamentale per i principali provvedimenti economici. Passeranno da qui tutti i prossimi decreti annunciati dal Governo per fronteggiare la crisi coronavirus e sostenere il tessuto produttivo, ma anche la riforma del fisco annunciata dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. E poi naturalmente la legge di bilancio e il pacchetto semplificazioni ritenuto decisivo per rilanciare lo sviluppo.
L’epilogo non può quindi essere sottovalutato e conferma lo stato di salute precario del M5S, ancora ostaggio di una guerra per bande. Fino a poche settimane fa il candidato “naturale” alla successione a Carla Ruocco, nel frattempo diventata presidente della commissione d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, era proprio Trano, in quanto capogruppo della commissione: la sua candidatura sarebbe stata “vidimata” dallo stesso Di Maio. Poi il colpo di scena, con l’ingresso in campo di Grimaldi, sostenuto dai deputati campani e meridionali. 
Ad animare ulteriormente lo scontro interno ai Cinque Stelle c’è anche il tema delle candidature alle regionali: oggi su Rousseau si voteranno i candidati governatori nelle Marche e in Veneto, ma soprattutto gli iscritti saranno chiamati a esprimersi sulla possibile alleanza in Campania e Liguria con il Pd, che resta il vero nodo da sciogliere anche in prospettiva.