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 2020  marzo 05 Giovedì calendario

Il conto salato degli stadi vuoti

Il campionato (e le coppe europee) a porte chiuse costano carissimo ai conti della Serie A. Un mese senza spettatori sugli spalti manda in fumo, calcolando solo la mancata vendita dei biglietti, circa 30 milioni di incassi. Se la serrata andasse avanti fino a fine stagione, il pedag gio per i club sarebbe di 110 milioni, destinati a lievitare a 150 se Juventus, Napoli, Atalanta, Roma e Inter andassero avanti nelle competizioni europee. Un calcolo che non tiene conto di eventuali rimborsi pretesi da sponsor e partner commerciali per il potenziale danno d’immagine legato alle partite senza spettatori.
Che la decisione non sia indolore lo fotografa bene Piazza Affari. La Juventus ha perso il 10% in una settimana (e il 3,55% ieri) bruciando 130 milioni del suo valore, la Roma il 9%. La Lazio, malgrado gli eccellenti risultati sul campo, ha lasciato sul terreno il 14%.
Il problema è semplice: la serrata degli stadi toglie il 100% degli incassi alle entrate. Sulla colonna delle uscite, invece, la cifra rimane la stessa. Ci sono da pagare gli stipendi dei calciatori (qualcosa come 4 milioni al giorno). E in più bisogna onorare i mutui con le banche, le buste paga di magazzinieri e osservatori, le bollette di luce e gas. Così quasi tutta la cifra dei mancati incassi si traduce in una perdita netta per i club.
L’onere, ovviamente, è più pesante per chi conta di più sui ricavi generati dallo stadio. Voce che per la Juventus – grazie all’Allianz Stadium – vale 70 milioni l’anno, per la Roma 66 e per l’Inter circa 45, contro gli 1,8 milioni del Brescia e i 3 del Sassuolo per cui il pedaggio è ovviamente meno salato.
Le porte chiuse rischiano di diventare una mazzata se i team italiani – come si augurano tutti – andassero avanti in Europa. La Juve ha incassato 5,5 milioni per il match del 2019 contro l’Atletico Madrid. Atalanta-Valencia ha raccolto 2,6 milioni (un terzo delle entrate annuali a giugno 2019 della Dea), Napoli-Barcellona 4,5 milioni. Soldi che nei prossimi turni, incrociando le dita, rischierebbero di andare in fumo.