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 2020  marzo 05 Giovedì calendario

Nella fabbrica dell’Amuchina

CASELLA (GENOVA) — Una bottiglia ogni due secondi. A fine giornata sono quasi 40.000. Più di un milione al mese. Scorrono rapide sul nastro trasportatore, accompagnate dagli sguardi e dai gesti sicuri degli operai in tuta bianca, le maschere sui volti. Una macchina le etichetta, un’altra le inscatola e subito vengono ordinate sui bancali, caricate a bordo di camion in attesa. Giorno e notte, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Doppi turni. La fabbrica non si ferma più. Benvenuti a Casella, entroterra di Genova. Dove si produce il ricercatissimo disinfettante di questi tempi impossibili: Amuchina, l’oro trasparente.
«All’inizio di febbraio le richieste sono improvvisamente esplose. In una sola settimana sono andate esaurite le riserve di due mesi, e abbiamo dovuto adeguarci in fretta aumentando al massimo le nostre capacità». Enrico Giaquinto è il responsabile delle operazioni industriali di Angelini Pharma. Racconta che dallo stabilimento genovese escono l’ipoclorito di sodio (quello in bottiglie da litro da 1000 ml) e lo spray per le mani. Un tipo di produzione aumentato del 60%, spiega. Nel più grande stabilimento di Ancona invece si fanno i contenitori piccoli di gel: un milione di esemplari ogni 7 giorni. Eppure, sempre più difficili da trovare. Spesso offerti on line a cifre esorbitanti. «Questa storia dei prezzi gonfiati su Internet è vergognosa», spiega un altro dirigente, Tito Picotti. Perché da quando sono cominciati i casi di Coronavirus l’azienda non ha aumentato di un solo centesimo il listino, e conferma una «buonissima» collaborazione con le farmacie di tutto il Paese. «Su questi prodotti i nostri margini sono così ridotti, che parlare di “business” è davvero fuorviante». Alle regioni Lombardia e Veneto in queste settimane sono state anche inviate delle importanti scorte gratuite: «Dobbiamo fare la nostra parte per uscire da un momento così difficile».
Ipoclorito di sodio: la storia è cominciata da queste parti 80 anni fa con la famiglia del genovese Pietro Giavotto, che solo nel Duemila e dopo tre generazioni ha ceduto ad Angelini Pharma. Un prodotto nato per combattere la tubercolosi, poi usato per l’acqua potabile durante la Seconda Guerra mondiale, e per gli strumenti diagnostici negli ospedali fino agli Anni ‘70. Fondamentale dopo l’epidemia di colera nel Sud d’Italia, quando c’era da disinfettare l’acqua da bere, la frutta e la verdura. «Ma succede ciclicamente, che la gente faccia incetta di Amuchina». Francesca D’Avolio lavora come assistente a Casella da 27 anni. «E in tempi abbastanza recenti mi ricordo qualcosa di molto simile col problema della Sars». È lei che risponde al telefono. «In queste settimane sono arrivate migliaia di chiamate. Quelle che posso, le smisto al servizio clienti». Ma è lei che ha parlato con una coppia di anziani alle lacrime, «perché aveva girato tutta Milano senza trovare neanche una bottiglietta di gel per le mani». Nel capoluogo ligure sono 38 dipendenti (750 ad Ancona), una decina di loro impiegati, gli altri operai, doppio turno: ore 6-14 e 14-22. «Ma pure durante la notte le macchine non si fermano», racconta Silvio Riccola, responsabile della qualità dello stabilimento genovese. Coperti dalla testa ai piedi, le maschere col bocchettone, un decalogo di sicurezza osservato in maniera scrupolosa. Parlano con orgoglio di questi giorni in cui «non facciamo altro che lavorare»: «Perché siamo un gruppo unito, disponibili. Questa è un’emergenza, ed è dovere rispondere alle esigenze degli italiani. Su Internet dicono che stiamo approfittando della paura della gente: niente di più falso. A modo nostro, lavoriamo per ricordare alle persone che non devono farsi prendere dal panico ma continuare a vivere, facendo più attenzione». In famiglia, tra gli amici, non fanno altro che chiedegli un po’ di Amuchina, «neanche fosse davvero oro trasparente», sorride. È passato un altro minuto. E quasi una trentina di nuovo bottiglie pronte per il bancone della farmacia. «Continueremo a lavorare giorno e notte. Prima o poi finirà».