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 2020  marzo 05 Giovedì calendario

Biografia di Valentina Vladimirovna Tereškova


Valentina Vladimirovna Tereškova, nata il 6 marzo 1937 (83 anni) a Bol’šoe Maslennikovo, villaggio della Russia europea a venti chilometri a ovest di Jaroslav. Cosmonauta • «È stata la prima donna a partecipare a una missione spaziale, con l’astronave Vostok VI, tra il 16 e il 19 giugno 1963» (Treccani) • «Per 70 ore e 50 minuti volò intorno alla Terra compiendo 49 orbite. La navicella era minuscola, lei rimase legata al sedile con la tuta e il casco addosso. L’assenza di peso la fece star male: “A un certo punto ho vomitato” (e il vomito le restò nella tuta). Il secondo giorno iniziò a farle male la gamba destra, al terzo il dolore si era fatto insopportabile. Il casco premeva su una spalla, un rilevatore sulla testa le causava un continuo prurito. Al rientro fu sparata fuori da una carica esplosiva, sbatté con la faccia e terra e il casco le provocò un vistoso livido» • «Una giovane donna simpatica; i tratti del volto danno però l’impressione che il suo carattere sia molto duro» (Vero Roberti, Corriere della Sera, 1963) • «La sua biografia è garanzia di solidità: orfana di guerra, a 17 anni operaia (di giorno in fabbrica, di notte sui libri), paracadutista per hobby, cosmonauta per vocazione» (Corriere della Sera, 17/11/1987) • «Era un’ex sarta, con la passione del paracadutismo, poi diventata ingegnere: era stata selezionata tra molte candidate ed era poi stata l’unica ad andare nello spazio tra le cinque colleghe che avevano superato tutti i test. I sovietici avevano verificato prima di tutto la sua tempra fisica e il perfetto autocontrollo» (Valeria Palumbo, La Gazzetta dello Sport, 19/5/2015) • «Non mi sono mai considerata un’amante dell’estremo. Ciascuno svolge il suo lavoro, incontra degli ostacoli e li supera. In quegli anni erano in molti a voler andare nello spazio. L’impresa di Gagarin aveva reso tutti euforici» (a Larisa Ionova, Rossiyskaya Gazeta, 2014) • Pilota cosmonauta. Eroe dell’Urss. Ordine di Lenin. Ordine della Rivoluzione d’Ottobre. Ordine della Bandiera rossa del Lavoro. Ordine dell’Amicizia tra i popoli • «Accolta con tutti gli onori ed eletta simbolo della moderna Unione Sovietica, venne portata in trionfo e arruolata ad honorem nell’aviazione militare, diventò membro del Soviet supremo e delegata all’ONU, persino il suo matrimonio con il cosmonauta Andrian Nikolayev, celebrato in pompa magna al Cremlino, fu un’occasione per incoronarla ambasciatrice del sogno sovietico» (Leda Balzarotti e Barbara Miccolupi, iO Donna, 8/3/2018) • Dal 2011 è deputato alla Duma per il partito di Vladimir Putin • «Alla domanda: “È consigliabile portare il rossetto nello spazio?”, la cosmonauta così ha risposto: “Ne faccio a meno, qui e tanto più nello spazio”» (Roberti).
Titoli di testa «Non so come, con strani pretesti, Valia riusciva a entrare nei miei sogni e allora mi svegliavo con una strana sensazione di vuoto. E io non sono un tipo molto intrepido con le donne, non lo sono mai stato, eppure l’altra sera ho preso dentro di me la decisione: le avrei parlato, le avrei detto tutto, a costo di farmi ridere in faccia, non credo che avrebbe riso. Valentina è una dolce e cara creatura» (Dino Buzzati, Corriere della Sera, 18/6/1963).
Vita «Nata e cresciuta a Maslennikovo, piccolo paesino a nord di Mosca, Tereškova rimase orfana di padre da piccola e fu costretta a lasciare gli studi a soli 17 anni per aiutare la madre, operaia in un’industria tessile, a crescere gli altri due fratelli» (Sky Tg 24) • Suo padre è morto in guerra. Faceva il contadino • «Valentina nella vita aveva fatto svariati lavori: la sarta, la stiratrice, venne assunta in una fabbrica di pneumatici e poi di fili, frequentò corsi serali per diventare un tecnico» (Giovanni Caprara, Corriere della Sera, 14/6/2016) • «Dimostra anche passione politica e diventa segretario della locale sezione del Komsomol, la lega dei giovani comunisti» (Balzarotti e Miccolupi) • Appena può, senza dirlo alla madre, Valentina entra nella società di paracadutismo di Jaroslav e comincia ad allenarsi quasi tutti i fine settimana • «Mi lanciavo anche di notte, sia su terra che su acqua. Mi lanciavo sul fiume Volga» • «Ho imparato a godermi la caduta il più possibile, prima di tirare la corda. Volevo sentire l’aria. 40 secondi, 50 secondi… Non si tratta solo di cadere, si prova un piacere enorme, lo senti investirti ogni angolo del corpo. È bellissimo» (a Mary Dejveski, The Guardian, 29/3/2017) • «Ero una paracadutista, volevo fare un passo avanti e dopo Gagarin, come tutti i giovani in quel momento, desideravo salire nel cosmo» (a Giovanni Caprara, Corriere della Sera, 9/10/2007) • Sono gli anni della corsa allo spazio e i russi la stanno vincendo. Kamanin, capo del programma spaziale, scrive sul suo diario: «Non possiamo permettere che la prima donna nello spazio sia un’americana» • Krusciov è d’accordo. Parte un programma femminile. Si cominciano a cercare candidate. Valentina non sta nella pelle • «Eravamo giovani, ardevamo dal desiderio di andare nello spazio. Eravamo tutte paracadutiste dilettanti. Oggi negli equipaggi spaziali trovi gente con compiti diversi, ma in quegli anni dovevi essere pilota, ingegnere, medico e ufficiale di rotta”» (Shaun Walker, The Independent, 14/6/2013) • «La navicella Vostok era infatti completamente automatizzata e dunque non servivano doti di pilotaggio, ma il cosmonauta veniva espulso dalla capsula in fase di rientro. Una procedura rischiosa che necessitava di doti particolari» (Mattia Bernardo Bagnoli, Ansa, 6/3/2017) • «Alla fine del 1961 venni invitata a presentarmi davanti a una commissione esaminatrice. Di oltre un migliaio di persone provenienti da tutto il paese, vennero selezionate solo cinque ragazze. Ci proposero di provare una nuova tecnica. Ma prima di iniziare fummo sottoposte a un duro esame per valutare la nostra preparazione fisica e stabilità psicologica. Agli inizi del 1962 iniziammo la formazione. Il comandante della squadra, l’affascinante Yuri Gagarin, era piuttosto esigente. Durante gli allenamenti insistevano maggiormente sulla preparazione psicologica, che su quella fisica. Praticammo anche paracadutismo, lanciandoci nel vuoto di giorno e di notte, su terra e su mare. Ogni volta era tutto nuovo per noi. Anche la sensazione originata dall’assenza di gravità. Allora non esisteva ancora il simulatore di volo spaziale. Ci piazzavano su un aereo che realizzava in volo delle virate speciali, durante le quali si creavano dei brevi momenti di assenza di gravità. L’obiettivo era che provassimo questa sensazione e ci abituassimo. Ci facevano poi accomodare su una speciale sedia girevole, sulla quale non dovevamo solo cercare di rimanere seduti ma anche realizzare delle flessioni laterali. Nella camera termica, poi, bisognava rimanere con l’uniforme di volo a una temperatura di +70 gradi Celsius. Un altro test, infine, era la camera sorda, completamente insonorizzata, dove il soggetto trascorreva dieci giorni» (Ionova) • I medici non sono sicuri che una donna possa andare nello spazio. Si teme che l’accelerazione della navicella possa provocare spostamenti in avanti o all’indietro dell’utero, con conseguenze negative sulla fecondità. Gli urti potrebbero causare emorragie interne al sesso femminile, e farlo sanguinare fuori tempo. Hanno paura che il mal di mare che gli astronauti provano nello spazio colpisca di più le donne, che i raggi cosmici mandino in tilt i loro ormoni • «Ricordiamo infine un fatto curioso, messo in luce in alcuni animali posti in un pallone atmosferico e in satelliti artificiali ed osservato anche in un aviatore americano rimasto per trenta ore in un pallone a trentadue chilometri di altezza: nei punti della pelle colpita dalle radiazioni  cosmiche compaiono piccoli ciuffi di peli bianchi. Quanto sarà gradito ad una donna questo inconveniente estetico?» (Federico Pizzetti, medico, sul Corriere della Sera, 1963) • La selezione è durissima, le candidate da cinque rimangono due. Il piano è di lanciare in orbita due navicelle Vostok una dopo l’altra tra marzo e aprile. La Tereškova viene scelta per il Vostok 5, la Ponomaryova per il Vostok 6. Poi però il piano cambia e sulla Vostok 5 mandano Valeri Bykovsky, un uomo • «Io salii sulla navicella e la mia amica fece la riserva» (a Caprara, 2007) • «Alla vigilia del lancio, previsto per il 16 giugno 1963, Valentina disse ai familiari che stava andando a un concorso di paracadutismo sportivo, così i suoi parenti seppero del primo volo nello spazio di una donna solo tramite la radio» (da newsru.com, 6/3/2017, tradotto da Massimiliano Macrì) • «Una volta salita sulla capsula mi sentivo a mio agio come nella mia casa. Ero stata accompagnata da alcuni compagni cosmonauti e da Korolev che sorvegliava ogni cosa. Anzi la sera prima di ogni lancio ti faceva sedere nella navicella ponendoti tante domande per verificare che fossimo davvero preparati alle emergenze di ogni genere. Ma un po’ di agitazione, confesso di averla avuta [...] Chiuso il portellone della capsula ero troppo indaffarata nel lavoro. Ero in collegamento radio con Korolev e Gagarin. Ero contenta» (a Caprara) • Krusciov telegrafa: «Cara Valentina, il popolo sovietico è fiero di voi». Lei, orfana, risponde: «Grazie per la premura paterna» (La Stampa, 17/6/1963) • «Durante le fasi di lancio pronunciò la celebre frase: “Ehi, cielo! Togliti il cappello!”» (Ionova) • Quando è a 230 chilometri dalla superficie della terra si accorge di essersi dimenticata lo spazzolino: «Come tutte le donne, sono piena di risorse. Non avevo lo spazzolino, ma avevo dentifricio, acqua e la mia mano» (a Sarah Knapton, The Telegraph, 7/9/2015) • «Era piuttosto curioso quando stavo per addormentarmi vedere le mie braccia sospese nella cabina» • Non ha portato con sé nemmeno una fotografia e nemmeno uno specchio, perché a bordo ce n’è già uno • «Che cosa l’ha aiutata a vincere la solitudine in uno spazio chiuso? “Non ho mai sofferto di claustrofobia. Nella camera di isolamento sonoro controllavano il nostro stato psicologico, l’attività cardiaca e ci sottoponevano a tutta una serie di test come, ad esempio, quello della vista. In volo si poteva portare un libro a testa. A me piaceva molto, ad esempio, leggere poesie. C’è chi pensa che l’astronauta nello spazio sia abbandonato a se stesso e che quindi soffra di solitudine. In realtà, deve portare a termine un intero programma. Deve necessariamente fare ginnastica. Ogni tot ore deve misurarsi la pressione, eseguire un prelievo del sangue, e portare a termine tutta un’altra serie di attività. Inoltre, deve esaminare a fondo la nave, tutte le attrezzature e gli apparecchi che si trovano a bordo» (Ionova) • Valentina e Valeri inviano un messaggio congiunto dalle loro navi spaziali «Noi auguriamo a tutti i popoli del mondo una pace  duratura e la felicità» • Lei, quando sorvola l’Unione Sovietica scrive alla Komsomol: «Un saluto caloroso dal cosmo alla gloriosa unione della gioventù comunista leninista nelle cui file sono cresciuta» • Quando è sopra la Cina: «Sorvolando il vostro paese invio dalla nave spaziale sovietica Vostok 6 il mio saluto affettuoso al popolo cinese» • «Quando sei lassù, provi una specie di nostalgia per la Terra» • In tre giorni Valentina resta in volo più di quanto abbiano fatto tutti gli astronauti americani messi assieme • Fa una trentina di giri attorno alla Terra, poi i tecnici si accorgono di un tragico errore. «La navicella Vostok, con le sue orbite, “si stava allontanando dal pianeta e non avvicinando”. Presto sarebbe sfuggita alla attrazione terrestre per perdersi nello spazio» (Dragosei) • Valentina soffre di mal di mare. Ha la nausea. Vomita dentro la tuta. È legata a una sedia da tre giorni. Le fa male una gamba, il casco le dà fastidio alla spalla. Da Terra le spiegano via radio come correggere la rotta, lei ci riesce e comincia a tornare verso l’atmosfera • «Dopo il rientro, Valentina fu “sparata fuori” da una carica esplosiva, come avviene sui jet in caso di emergenza. “Ero terrorizzata mentre scendevo col paracadute”, ha raccontato. “Sotto di me c’era un lago e non la terra ferma. Ci avevano addestrato a questa eventualità ma non sapevo se avrei avuto la forza necessaria per sopravvivere”. Il vento, fortunatamente, la spinse via. Ma nell’impatto Valentina sbattè la faccia contro il casco e si provocò un gran livido sul naso» (Dragosei) • «Ho chiesto loro di non punire l’ingegnere che aveva sbagliato i calcoli, sapevo che sarebbe stato punito. Sergey Korolev [pezzo grosso del programma spaziale russo, ndr] disse che non gli avrebbero fatto niente, se fossi rimasta zitta» • «Nikita Krusciov chiese alla cosmonauta se ci fossero stati degli incidenti durante il volo. “No”, rispose la Tereshkova, “ho solo sbattuto il naso”» (Balzarotti e Miccolupi) • «Ho mantenuto il segreto per 30 anni» • «Era dolorante, sporca, semisvenuta e venne portata subito in ospedale. Ma per l’onore dell’Unione sovietica il rientro della prima donna dallo spazio doveva essere trionfale. Così, appena si riprese, fu riportata nella stessa zona con una tuta immacolata e pronta a esibire il suo miglior sorriso per le cineprese» (Dragosei) • L’atterraggio è così brusco che i russi devono girarne uno finto per i cinegiornali • «In un clima di contrapposizione estrema (perfino sui termini: cosmonauti per l’Urss, astronauti per gli Usa), l’exploit di Valentina “doveva” essere un successo» (Dragosei) • Lo è • La Tereškova diventa famosa. Va a Roma, a Milano, a Nizza. Pranza con la regina Elisabetta • Dice: «Il mio volo ha provato definitivamente che le donne sono uguali agli uomini. Voglio che tutti gli uomini sappiano che noi donne non li lasceremo soli, neanche nello spazio» • «Credo fermamente che nessun lavoro fatto da una donna nel campo della scienza, della cultura, o in qualunque altro, per quanto duro e faticoso, può essere in conflitto con il suo antico, meraviglioso compito di amare e di essere amata e con il desiderio della gioia della maternità» • La portano a Mosca in una limousine aperta piena di fiori. Sulla piazza rossa saluta la folla dall’alto del mausoleo di Lenin • «La televisione di Mosca ha mostrato verso le due del pomeriggio le immagini del primo cosmonauta donna: è una ragazza con i riccioli che le cadono davanti agli occhi e la fossetta sul mento. Il sorriso e l’infinita loquacità di Valentina sembrava dissipare il grigiore del cielo moscovita» (New York Herald Tribune, 1963) • Nella Germania Est le dedicano una canzone: «Valentina è buona. Valentina è coraggiosa, diventerà mia moglie, ne sono certo. Canta meravigliosamente. Valentina, Valentina, oho, Valentina, ti amo tanto, sei meravigliosa e il tuo nome, Valentina, oho, mi piace anche perché la prima donna che vide le stelle si chiamava anche lei Valentina» • Finisce sui francobolli • «A una domanda sugli scrittori sovietici, Valentina Tereskova ha risposto che si attende dagli scrittori sovietici dei libri veritieri e belli secondo il modo col quale il popolo lavoratore sovietico considera la bellezza: insomma è per il realismo socialista, nelle arti e nella letteratura» (Roberti) • «All’ultima domanda: “Avete scelto il vostro compagno per la vita?”, ha avuto un momento di imbarazzo, poi ha replicato: “Non ho alcuna paura di restare zitella”» (ibidem) • «Cinque mesi dopo il Segretario generale Krusciov potè annunciare al mondo un altro colpo a sorpresa: il primo matrimonio tra cosmonauti. Valentina e Andriyan Nikolayev, terzo uomo nello spazio, divennero marito e moglie. Si dice che a imporre l’unione furono i medici. Volevano vedere che figli sarebbero venuti fuori» (Dragosei) • Fino a quel momento sono stati fatti esperimenti solo sui cani. I cuccioli erano nati ciechi, uno aveva solo tre gambe • «Valentina, che appariva raggiante, era vestita con semplicità, con un abito bianco dal taglio sobrio, sotto un cappotto orlato di visone. Nicolaiev era in grande uniforme di comandante dell’esercito sovietico […] Quando gli sposi sono arrivati, la folla festante si è raccolta attorno a loro e il servizio d’ordine è dovuto intervenire per permettere a  Valentina e ad Andrian di entrare nel palazzo, dove si  trovavano già le loro madri, entrambe vedove dai capelli grigi, vestite con estrema semplicità e d’aspetto contadinesco […] Quando la coppia è entrata nella sala del matrimonio, si sono sentite risuonare le note del primo concerto per pianoforte di Ciaikovski e poi quelle della marcia nuziale di Mendelssohn. Poi la funzionaria di servizio, signora Evodkia Voroscilova, ha pronunciato la formula di rito, proclamando Valentina Tereskova e Andrian Nicolaiev marito e moglie e facendo loro tutti i suoi auguri. Dopo ciò, i due novelli sposi hanno firmato l’apposito registro e si sono scambiate le fedi, mentre risuonavano le note di un valzer di Strauss. […] Kruscev ha levato il bicchiere una diecina di volte, brindando dapprima alla salute e alla felicità degli sposi, poi alle madri di questi ultimi, alla classe operaia, alle categorie contadine, alla intelligentsia lavoratrice e a tutti coloro i quali hanno partecipato alla messa a punto delle navi spaziali […] Nessun straniero era stato invitato, fatta eccezione per sedici giornalisti, dei quali tre soli rappresentano pubblicazioni occidentali non comuniste» (Corriere della Sera, 4/11/1963) • «Valentina ebbe una gravidanza molto difficile e anche il parto non fu da meno. Ma tutti tirarono un sospiro di sollievo quando videro che la piccola, seppure debole e sottopeso, era normale» (Vitalij Volovic, medico dei cosmonauti, citato da Fiammetta Cucurnia, la Repubblica, 12/3/1997) • Lei nega che il matrimonio sia stato combinato dal partito, ma nel 1982 divorzia. Poi sposa tale Yuli Shapošnikov, medico chirurgo, morto nel 1999 • Diventa il primo generale donna dell’Unione Sovietica e entra nel comitato centrale del partito comunista • «Abbiamo tutti vissuto la fine dell’Unione Sovietica come una tragedia personale e non posso perdonare chi ha permesso che accadesse» • «Non sto ignorando gli errori, ci sono stati alti e bassi, ma nel complesso… È sbagliato dipingere tutto a tratti foschi. C’erano anche un sacco di cose che andavano bene…» (alla Dejveski) • Di Gorbaciov dice: «Non voglio nemmeno sentirlo nominare» • «A un certo punto scomparì e per […] anni non se ne seppe più nulla. Fino a quando Vladimir Putin non entrò al Cremlino. Da allora, lentamente, ricominciò ad apparire in pubblico e a diventare messaggera della nuova Russia che mostrava le sue glorie» (Caprara) • «Putin ha preso il Paese che era sull’orlo della disintegrazione e l’ha ricostruito. Ci ha ridato speranza» • Lui le ha fatto personalmente gli auguri per i suoi 70 e 80 anni • Lei è andata in Crimea per sostenere l’annessione alla Russia. Gli ha detto: «Voglio che lei sappia che servirò il Paese fino alla fine».
Curiosità Gli altri cosmonauti la chiamavano «Ciaika», gabbiano • «Soltanto nel 1982 gli Stati Uniti annunciarono il volo della loro prima astronauta: Sally Ride, con il volo dello shuttle STS-7 Challenger previsto nel giugno 1983. L’Unione Sovietica si affrettò allora a inviare nel cosmo un’altra donna: Svetlana Savitskaya» (Morosi e Rastelli) • Cittadina onoraria di 18 città russe e di altre città straniere (anche di Palermo) • Nel 1963 in Russia venne registrato all’anagrafe il nome proprio Vaterpežekosma, abbreviazione di «Valentina Tereškova prima donna nello spazio». Per tutti gli anni Sessanta un sacco di bambine furono chiamate Valentina • «Il 7 febbraio 2014 ha partecipato alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali di Sochi 2014 portando, insieme ad altre 7 personalità russe, la bandiera olimpica» (Bagnoli) • Non le piace farsi intervistare • Si tinge i capelli e si trucca • Usa un cellulare placcato oro • Una valle sulla Luna oggi porta il suo nome • Le piacerebbe essere la prima donna ad andare su Marte: «Volare sul Pianeta Rosso è sempre stato un sogno per tutti gli astronauti. Se potessi farlo, lo farei subito. Magari senza neanche fare ritorno».
Titoli di coda «Proprio per la presenza di Valia la vastità immane dello spazio ha perso i suoi incubi paurosi. E si è miracolosamente ingentilita. E infine mi sono chiesto: per che motivo Valentina avrà fatto tutto questo? Solo per ambizione? Per volontà di primeggiare? Per il miraggio d’essere proclamata eroina nazionale e di ricevere il bacio di Kruscev? No. Valentina la conosco poco ma mi parrebbe strano, se a spronarla fosse stato solo questo. Non sarebbe più bello se tu lo avessi fatto per amore? (Oh, non dico per me, ci conosciamo troppo poco, la cosa sarebbe abbastanza inverosimile). Certo, se avessi trovato tanta tenacia e tanto coraggio non per te ma per conquistare il cuore di un uomo, tu appariresti un po’ meno eroina, un po’ meno valchiria, ti mostreresti più debole, più simile a tutti noi, eppure l’impresa assumerebbe una ancor più patetica luce. Un tale palpito, una tale offerta diventerebbe, in quelle gelide e misteriose solitudini, la nostra più degna bandiera. Ma tu non parlerai, il tuo segreto, se esiste, mai lo sapremo» (Buzzati).