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 2020  marzo 04 Mercoledì calendario

Storia della Hoepli (e di Barbara Hoepli)

«Ich bin eine Mailänder Schweizerin», sono una svizzera milanese, dichiara alla Neue Zürcher Zeitung, Barbara Hoepli, 49 anni, presidente di una delle più importanti case editrici italiane, una delle poche sopravvissute, o ormai forse l’unica, guidata dalla famiglia che la fondò. Fino ad appena ieri, almeno per me, quando si andava alla Buchmesse, la fiera del libro più importante al mondo, si parlava con il signor Einaudi, Bompiani, Garzanti, con Elvira Sellerio o Inge Schöntal, la vedova di Feltrinelli. Poi, è rimasto il colloquio con il signor Hoepli, vorrei dire con Herr Hoepli, come una pausa rilassante per poter parlare di libri e di letteratura. Nella mia libreria a Berlino, uno scaffale alto una decina di centimetri ospita i minuscoli classici Hoepli, in color paglierino, dalla Divina Commedia ai Promessi Sposi, che mi regalarono un anno.
La casa editrice compie 150 anni, venne fondata nel 1870 da Johann Ulrich Höpli che rilevò la libreria di Theodor Laengner nel centro di Milano. Oggi il nome ha perso semplicemente l’umlaut, i due puntini sulla «o», e la libreria è giudicata tra le dieci più belle al mondo. È giusto che l’anniversario venga ricordato dal quotidiano di Zurigo, e che Barbara Hoepli, quinta generazione della dinastia, ricordi di aver sempre il passaporto svizzero, e non anche quello italiano. Vorrei che le sue parole non fossero mal interpretate e giudicate. «La mia famiglia deve molto a Milano e all’Italia», riconosce la signora, ma le radici rimangono radici.

La storia della sua famiglia è una delle storie che fanno parte dell’intricato groviglio che è la nostra Europa, al di là e nonostante i burocrati di Bruxelles. Barbara Hoepli è anche la prima donna eletta presidente della camera di commercio svizzera in Italia, che a sua volta, nel 2019, ha festeggiato i cento anni. Il nostro paese è il terzo partner della Federazione elvetica. Il suo compito, ha detto alla Nzz, è di rafforzare l’amicizia tra i due paesi, e di propagandare i valori svizzeri in Italia, combattendo i reciproci pregiudizi: svizzeri e italiani sono aperti, innovativi, e hanno molto in comune, nonostante quel che si vuole credere. Però, conclude, non vorrebbe vivere in permanenza in Svizzera, la sua vita privata (ha tre figli) e professionale si svolge a Milano.

La Hoepli è ricordata per i suoi accurati manuali. La prima edizione del Manuale dell’Ingegnere apparve nel 1877, è giunto alla 85ª edizione, ricorda la Nzz, ed è spesso 7 mila pagine. Uno fra i tanti che accompagnano la vita professionale degli italiani, o hanno facilitato i loro studi. Ricordo che da ragazzo mi procurai un manuale Hoepli per l’allevamento dei canarini, chissà perché.
Devo averlo ancora in qualche libreria tra Berlino e Roma. Per fortuna dei volatili, rinunciai al progetto, anche se i consigli del libro erano chiarissimi.
Per dire che la Hoepli si occupava e si occupa di tutto, divulga senza essere superficiale. Gli undici classici, che si possono portare con sé, in un taschino, senza dover ricorrere agli ebook, sono stampati in modo chiaro e elegante. Considero lo scaffale che li ospita una sorta di Linea Maginot, l’ultima difesa di chi ama leggere, e ama la carta. Un libro può anche essere un’opera d’arte.