ItaliaOggi, 4 marzo 2020
Periscopio
Gli echi affascinano, gli sprechi giammai. Dino Basili. Uffa news.
Il coronavirus, lo sanno pure i sassi, è pericoloso soprattutto per gli organismi debilitati. Ciò che vale per i corpi fisici sembra valere, metaforicamente, anche per quelli sociali. L’Italia è un organismo politico debolissimo e patisce molto il morbo. Giovanni Orsina. la Stampa.
È infetto lo 0,5% del territorio nazionale, lo 0,5% della Lombardia, lo 0,2% del Veneto. Le persone in quarantena sono lo 0,089% della popolazione italiana. Eppure l’Italia si è fermata come non è mai avvenuto nell’era moderna. Treni e ristoranti così vuoti non s’erano visti nemmeno durante la guerra. Gli stranieri ci guardano e dicono: se non si fidano loro... Avremo perciò ricadute economiche più spaventose della peggior crisi finanziaria. Bruno Vespa. il Mattino.
Giuseppe Conte è la somma di tante parole usate nel gergo istituzionale, captate e assemblate in un costrutto artificiale. È lo stadio frattale del moroteismo, il suo dissolversi. Ogni suo discorso è un preambolo a ciò che non accadrà, il suo eloquio è uno starnuto mancato, di cui si avverte lo sforzo fonico e il birignao istituzionale ma non il significato reale. Altri semmai decideranno, lui si limita al preannuncio. Marcello Veneziani. Panorama.
Per il Quirinale, «Giuseppi» è uno yogurt scaduto e l’addio è ormai scritto. Non solo per la sua incapacità di gestione del coronavirus, per l’isolamento internazionale e per la crisi economica in cui ha gettato l’Italia, ma semplicemente perché non sa governare. Luigi Bisignani. Il Tempo.
Separare, al ministero degli Esteri, la promozione del Made in Italy (di cui, per decisione del ministro Di Maio si occuperà Di Stefano, M5S) dai dazi e dalle barriere che lo limitano (che sarà compito mio), è come dividere in due una squadra di calcio: la difesa (i dazi) su un campo mentre l’attacco gioca su un altro campo. Inoltre si creano problemi alle aziende perché moltiplicandosi gli interlocutori del governo, nelle trattative all’estero, è meno efficace. Ivan Scalfarotto, sottosegretario agli esteri, ItaliaViva (Giovanna Casadio). la Repubblica.
La politica mi dà ormai poche certezze. Soprattutto non ho più la certezza, o l’illusione, di poter modificare lo stato delle cose; ma ho la certezza di sapere cosa manca. Manca la passione per individuare gli obiettivi del cambiamento; manca la percezione della sofferenza degli altri. Manca la decenza minima. Tutti sbraitano per il loro quarto d’ora di mediocrità. Mi manca la satira. Ma visto come vanno le cose, se fossi superstizioso, toccherei ferro. Sergio Staino, disegnatore satirico, creatore di Bobo (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Ronaldo è un grande giocatore. Ma chi sostiene che sia più forte di Messi non capisce di calcio oppure è in malafede. Messi è unico. Inimitabile e irripetibile. Come lui, uno ogni cinquant’anni. Da bambino è caduto nella pentola del genio calcistico. Marco Van Basten, già campione del Milan (Marco Imarisio) Corsera. 7.
La morte di Giampaolo Pansa ha rinfocolato le polemiche. È abbastanza vergognoso insultare una persona che non può più rispondere. Mi chiedo quale umanità portino dentro. Sono cose che qualificano chi le dice. Hanno scritto volgarità: che non sapeva fare il suo lavoro, che scriveva male. Suvvia, come si può dire che Pansa scrivesse male? Adele Grisendi, moglie di Giampaolo Pansa (Aldo Cazzullo). Corsera.
7+ / RICCARDO MUTI. A Firenze era tutto pronto, manifesti compresi, per il suo concerto nella basilica di Santa Croce, con il Requiem e l’Ave Verum di Mozart. Ma all’ultimo momento il priore padre Paolo Bocci ha cancellato l’evento. Chiunque avrebbe dato di matto. Non il maestro, che ha reagito così: «Sono dispiaciuto». Ecco un uomo che sa dirigere innanzitutto sé stesso. Stefano Lorenzetto. Arbiter.
Il mio spirito mussoliniano, già fiacco di suo, era entrato in sonno. Nelle adunate del sabato mi era cresciuta dentro una ribellione che manifestavo come potevo contro quelle marce bighellone e ciondolone che ci facevano fare nelle strade polverose del contado, tra canzonacce che sull’aviazione ch’era meglio della marina e rime di cessi con fessi mentre perdevamo le ultime zolle d’Africa. Piero Buscaroli, Dalla parte dei vinti. Mondadori, 2010.
Louella se ne stava immersa nel bagno. Un verso di Emily Dickinson le frulla in testa: «Il successo è tenuto più in conto da quelli che raramente lo conseguono». John Horne Burns, La Galleria – Un americano a Napoli. Baldini &Castoldi, 1997.
I miei figli non hanno mai letto i miei libri. Solo uno di loro aveva iniziato Alta fedeltà, poi lo ha abbandonato a metà. Ma non me la prendo. Nick Hornby, scrittore (Antonello Guerrera). la Repubblica.
Che stupida, ogni volta che sta per fare qualcosa di importante, le tremano i ginocchi, come trema la luce di una lampada avvitata male. Nantas Salvalaggio, Villa Mimosa. Mondadori, 1985.
Come i blocchi delle piramidi sono stati estratti dalle cave? L’egittologia classica non ammette altra tecnica che l’impiego di cunei di legno imbevuto introdotti nelle fessure della roccia.I costruttore delle piramidi non avrebbero disposto che di martelli di pietra e seghe di rame, metallo molle. E poi come sono state issate e unite pietre di diecimila chili e più? Louis Pauwels e Jacques Bergier, Il mattino dei maghi. Mondadori, 1960.
Improvvisamente con rumore assordante, il treno frena. Veniamo investiti da una ventata di urla selvagge e ci precipitiamo ai finestrini per capire che cosa sta succedendo. Un drappello di uomini a cavallo armati fino ai denti ha circondato la locomotiva. Sparano. Siamo stati attaccati dai banditi. Piera Graffer, Caucaso. Logisma, 2000.
Il mio amante mi ha chiamato una sera per annunciarmi che lasciava il suo monolocale e andava a vivere con una donna. Ci sarebbero state quindi delle nuove regole per telefonarci (soltanto sul suo cellulare per incontrarci) e mai la sera o il week-end. Con la sensazione delle sconfitta che mi ha invaso, ho subito sentito che un nuovo elemento era emerso. A partire da questo momento, l’esistenza di questa altra donna ha investito la mia. Non ho più pensato che attraverso lei. Annie Ernaux, L’occupation. Gallimard, 2002.
Giudi Faggotty, ragazza inglese, chiede subito se si vede l’Etna dalle sue finestre, fa il musino afflitto quando le spiegano che è da tutt’altre parti... Alberto Arbasino, Specchio delle mie brame. Adelphi, 1995.
L’avarizia ha una fame da lupo e quanto più s’ingrassa tanto più si fa insaziabile. Nikolai Gogol.
L’odio è l’amore che si è ribellato a se stesso. Roberto Gervaso. il Giornale.