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 2020  marzo 04 Mercoledì calendario

Gli untori? Sono sempre stranieri

E il «Mal Franzoso»? Mezzo millennio prima che Luca Zaia si facesse scappare la battutaccia sul coronavirus associando l’epidemia ai cinesi che «mangiano i topi vivi», battutaccia seguita da una lettera di scuse all’ambasciatore cinese, un altro devoto alla Serenissima Repubblica s’era già imbarcato nella definizione diciamo così «etnica» di una malattia. 
Nel 1496, l’infaticabile diarista veneziano Marin Sanudo scriveva infatti in uno dei suoi sterminati diari di una «malattia crudele» che venne «per tutto il mondo in tal contagione dalla venuta del re di Francia in Italia che per tutto si chiamava Mal Franzese». O appunto Mal Franzoso. La sifilide. Una malattia che «debellita li membri, le mane e piedi in specie di gotte, et fa alcune pustule et vesciche tumide infiade per tutta la persona, e sul volto, con febre e dolori artetici, che fa tuta la codega piena e coperta di broze su la faza fino ai ochii, come fanno varuole, a le femine tute le coxe fino a la natura, in tanto fastidio che tal paciente chiamavano la morte. Et comenzà ditto mal a le parte pudiche prima, et nel coyto è contagioso, altramente no». Riconosceva però, lo stesso famoso diarista, che «molti dicono sia venuto da’ francesi» ma loro, i francesi che l’hanno avuto, «lo chiamano mal italiano».
La storica della medicina Eugenia Tognotti, autrice del libro L’altra faccia di venere. La sifilide dalla prima età moderna all’avvento dell’Aids, precisa anzi che i nostri cugini d’oltralpe erano «fermamente convinti che il male avesse avuto origine a Napoli: di qui il nome “mal de Naples” o “mal napolitain”». E insomma da che mondo è mondo appena fa la sua apparizione una nuova malattia, dalla lebbra alla peste, ogni popolo tende «ad identificarla con un nemico esterno o con un proprio antagonista diretto». Dice tutto la varietà di nomi dati alla sifilide e dalla Tognotti riassunti: se per i francesi era il «male napoletano o italiano, per gli italiani mal francese, per i portoghesi morbo castigliano, per i giapponesi morbo portoghese, per gli olandesi vaiolo ispanico, per i polacchi mal dei tedeschi, per i moscoviti mal dei polacchi, per i persiani morbo dei turchi, per gli africani mal spagnolo, per i turchi morbo dei cristiani...». L’importante è che l’«untore» sia sempre un «foresto».