Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  marzo 03 Martedì calendario

Periscopio

A volte, appetenza e incompetenza sono pura coincidenza. Dino Basili, Uffa news.
I buoni, essendo tali, non possono fare il male, non gli resta, dunque, che l’essere gentili. Geminello Alvi, Ai padri perdòno. Mondadori, 2003.

Il partito laburista (socialista, ndr) ha sempre promesso agli elettori che avrebbe pensato a loro, non li ha mai incoraggiati a fare da sé. Il che equivale a dire che il linguaggio dei laburisti, incentrato sui diritti, ha perso la battaglia dei valori contro il linguaggio dell’iniziativa personale. Michael Ignatieff. The New Republic, 1992.

Non si tratta di imputare ai figli di Togliatti (e tanto meno ai nipoti, come Veltroni) le colpe dei padri. E però: non bisognerebbe parlarne? Non bisognerebbe dire tutto quello che c’è da dire? Non bisognerebbe giungere a una memoria più ampia e realizzare una discontinuità morale, pentendosi pubblicamente per quello spicchio della propria coscienza che è stato corresponsabile, anche solo per omissione, di una così lunga menzogna come quella comunista? Massimo De Angelis, Post – Confessioni di un ex comunista. Guerini e associati, 2003.

Luogotenente del Niente, Giuseppe Conte è oggi il fenomeno più avanzato della politica dopo i partiti, i movimenti, le ideologie, la politica e l’antipolitica, i tecnici e i populisti, le élite e le plebi. È la svolta avvocatizia della politica che pure è, da sempre, popolata di avvocati: ma Conte non scende in politica, assume solo da avvocato l’incarico di difendere una causa per ragioni professionali; ma i clienti cambiano e così le cause. Andrebbe studiato nelle università del mondo perché segna un nuovo stadio, anonimo e postumo della politica. Non si può esprimere consenso né dissenso nei suoi confronti perché non c’è un argomento su cui dividersi; lui segna la fine del discorso politico, la fine della decisione, la fine di ogni idea, di ogni fatto. Marcello Veneziani. Panorama.

È diffuso il coccodrillo autoreferenziale, che celebra i rapporti tra lo scrivente e l’estinto, e ha una chiusa fissa: «Eri il migliore di noi». Il coccodrillo, per concludere, esige cautela per la sua contraddittorietà: è un piatto servito freddo a defunto caldo. Giancarlo Perna. LaVerità.

Mi sono maritato due volte. La prima con una sposa di guerra, una studentessa siciliana con la madre in manicomio. Insomma fu una leggerezza che durò solo otto mesi. La seconda era una donna molto bella ma, come dire?, un po’ leggera, riuscì quasi a rovinarmi. Ho avuto due figli, uno da entrambe le mogli. Il primo, Elio, che era il mio nome di battaglia da partigiano, purtroppo è morto di droga. Il secondo, Spartaco, è la mia colonna. Bel nome, vero? Bruno Segre, 101 anni, avvocato di Torino, nessuna parentela con Liliana Segre (Maurizio Crosetti) il venerdì.

L’imprevisto più imprevisto della mia vita è stato l’avventura americana. Proprio non me l’aspettavo, l’ho vissuta intensamente, mi ha dato molto ma adesso non mi manca. Quando sei via ti mancano gli amici, il convivio, il nostro modo di comunicare diretto. Là è tutto un business, hai sempre paura di dire quello che pensi perché poi tremi all’idea che non ti facciano più lavorare. Tornare è stato salvifico per la mia anima e per il mio mestiere. Gabriele Muccino, regista (Paola Jacobbi). il venerdì.

La parola che mi inquadra bene con Craxi è «compagna». Compagna in un pezzo difficilissimo e crepuscolare della sua vita, che però proprio per questo è stato pieno di momenti autentici. Craxi ha reagito alla perdita del potere in modo sorprendente: spogliato del ruolo, della iper-responsabilità, ha ritrovato il gusto delle cose semplici. Tutti lo immaginavano abbarbicato al fax, a difendersi dagli attacchi, a rintuzzare la valanga d’accuse che gli cadeva addosso, ma è un’immagine sfuocata. Me lo diceva spesso anche lui. Patrizia Caselli, compagna di Bettino Craxi (Alessandro Penna). Oggi.

Così Curzio Malaparte descrisse il suo duello: «Era febbraio, un febbraio limpido e gelido. Mi vennero a prendere sotto casa con una carrozza, che non aveva ancora cominciato a fare giorno. La Città era immersa nel sonno e deserta. Le grandi strade silenziose e i palazzi dalle enormi facciate che l’alba cominciava a illividire, in quella mattina avevano un’aria sinistra. E più e stridette miserabili della periferia, quando poi ci avviammo verso le porte della città. Uscimmo in campagna che il primo sole toccava la neve con riflessi sanguigni. Dalla neve di una betulla si scrollò un corvo e attraversò il cielo davanti alla carrozza. A me si strinse il cuore». Franco Vegliani, Malaparte. Guarnati, 1957.

Solo a guardarlo, il prefetto Degli Uberti ispira ossequio e disagio insieme. Del suo viso, la parte più mobile non sono gli occhi ma le mandibole, che stringe ritmicamente come un ciclista fa coi freni in discesa. Da come cammina, da come sfoglia un giornale o ascolta la televisione, quello che si intuisce soprattutto è il suo disprezzo totale «per quest’epoca sbracatevi», «questo mondo senza disciplina e senza ideali». Nantas Salvalaggio, Villa Mimosa. Mondadori, 1985.

Il battaglione Guastatori d’Africa è ridotto a poco più di cento uomini, un quinto della sua forza normale ma la sua difesa è tenacissima. Pochi giorni prima, il comandante, maggiore Enea Franceschini, aveva subito un grave trauma cranico per la esplosione, a poca distanza, d’un bombardiere inglese precipitato con l’intero carico di bombe: e aveva dovuto essere ricoverato all’ospedale. Per un caso davvero curioso entrambi i comandanti guastatori. Franceschini del 32° e Silla vengono del 31° erano stati subalterni nel 1917, sul Carso, nella medesima compagnia lanciafiamme. Paolo Caccia Dominioni, Alamein. Longanesi, 1966.

La pattuglia superstite che arranca sul viale del tramonto è sempre più esigua. In principio eravamo una folla di amici spensierati, come al via delle marce stracittadine di primavera. Lungo il percorso, le guerre, le malattie, le disgrazie hanno via via assottigliato e sgranato lo squadrone. In vista del traguardo siamo rimasti in pochi. Un paio di amici hanno addirittura deciso, suicidandosi, di fermarsi prima del tempo loro assegnato. Guglielmo Zucconi, La divisa da Balilla. Edizioni Paoline, 1987.

Allora come la vorreste? Sarebbero disponibili: una Pandora, una Sultana, un’Amazzone, una Narcisa, Una Circe, una Sfinge. «Una belva!», diranno subito i nostri piccoli lettori. Alberto Arbasino, Specchio delle mie brame. Adelphi, 1995.

Se vuoi vedere che faccia ha, non guardarlo in faccia. Roberto Gervaso. il Giornale.