ItaliaOggi, 3 marzo 2020
I segreti retorici di Boris Johnson
iente da fare: una volta che vieni etichettato in un certo modo quasi nessuno cambia idea. È il caso di Boris Johnson, al centro del Diritto e Rovescio di sabato 29 febbraio dove l’estensore nota che un articolo di un giornalone titola: «Johnson si perde davanti a documenti lunghi: non più di quattro pagine, meglio due. Testi complessi mandati indietro».Continuare a ritenere Boris il Rosso un mezzo scemo non rende un servizio alla realtà: il nostro Rosso Malpelo è un signore che, al di là dei titoli accademici di tutto rispetto e la capacità di recitare in greco brani dell’Iliade senza sputare (tratto distintivo dei barbari quando parlano la lingua di Socrate), nel 2014 ha pubblicato un volume dal titolo The Churchill Factor. Com’è noto, il primo ministro britannico ha una passione viscerale per Winston Churchill e in questo volume si è impancato (con il suo stile, ovvio) a storico del più grande condottiero britannico della Storia insieme col Duca di Wellington e Horace Nelson, probabilmente.
Un volume nel quale non pochi hanno visto Malpelo, allora sindaco di Londra, tentare un parallelismo con un gigante quale il buon Winnie con tanto di sigaro in bocca. Sarebbe bastato guardare un video pubblicato il 3 novembre del 2014 dal titolo «Boris Johnson explains how to speak like Winston Churchill» che segnaliamo all’attenzione dei colleghi e di chi volesse capire come ragiona il tizio di Downing Street visto in Italia come un babbeo totale. Qui c’è l’indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=FLak2IzIv7U.
Ma torniamo al video. Intervistato da una collega sul suo nuovo volume, Johnson spiega: «Penso che Churchill avesse il dono della sintesi, per l’originalità linguistica, l’uso non di circonlocuzioni lunghe, rotonde, roboanti, churchilliane, ma la capacità di condensare tutto questo fulmineamente usando brevi, anglosassoni frecciate (zinger) in modo tale da arrivare subito al punto».
E prosegue: «Per esempio, quando dice (si sta riferendo al discorso sulla Battaglia d’Inghilterra del 1941, N.d.R.): ’’Mai, nel campo dei conflitti umani’’, un modo pomposo per dire durante la guerra, ’’così tanto e così tanti dovettero a così pochi’’. E qui è il punto, perché sta usando parole molto, molto, molto chiare e anglosassoni, parole che tutti noi conosciamo. E nei concetti di ’’così tanto, così tanti e così pochi’’ (so many, so much and so few, in inglese, N.d.R.) c’è un mondo di emozioni. ’’So much, così tanto’’: la democrazia, la libertà di parola, la civiltà europea; ’’so many, così tanti’’, ossia chiunque dipenda dal risultato della battaglia non solo in Inghilterra, ma anche in America e nel resto del mondo. E ’’so few, così pochi’’, i combattenti. È assolutamente brillante: e una volta che l’ha detto, una volta che lo hai sentito, diventa quasi impossibile da dimenticare. Perché è totalmente originale e completamente semplice».
Trovandosi facendo, l’implacabile Boris dà anche una lezione di retorica tra le risatine dei presenti che evidentemente ne sanno zero: «In termini retorici questo è un tricolon discendente con anafora, nella ripetizione di quei so much, so many, so few». Tecnicamente parlando, il tricolon è una triade di vocaboli, coordinati da congiunzioni o asindeto (cioè senza uso di congiunzioni, anche solo per semplice giustapposizione), a volte legati da parallelismi e ripetizioni lessicali: così tanto, così tanti, così pochi.
Già che c’è, il premier inglese spiega: «Churchill aveva un uso istintivo di queste antiche figure retoriche, come: ’’Questa non è la fine. Non è neanche l’inizio della fine: forse è la fine dell’inizio’’. Ora, questo è un tricolon ascendente», e li sfotte pure: «Aspetta aspetta aspetta, questo è molto importante! Credo v’interessi!». Risate. Quindi: «Questo è un tricolon ascendente ma è variato da quale strumento? Dal chiasmo, perché lui prende le parole ’’fine’’ e ’’inizio’’ e le inverte di posto».
Per dirla con don Mariano Arena del Giorno della Civetta: «Cose da gente che sa mettere una parola in culo all’altra e tutte le parole nel culo dell’umanità», a riprova del fatto che la comunicazione viene prima di tutto. Come ad esempio la frase Get Brexit done: uno zinger capace di ciulare oltre 80 seggi di vantaggio ai laburisti e mandare a quel paese Bruxelles e dintorni. Beccatevi questa.