Libero, 2 marzo 2020
Biografia di Lara Magoni raccontata da lei stessa
«Era il 1997, eppure continua ad essere uno dei momenti più belli della mia vita. Un argento mondiale arrivato dopo innumerevoli infortuni, tra sconfitte e sofferenze, a premiare quella caparbietà e resilienza che sono state protagoniste della mia vita. Una gioia condivisa con mia madre». Lara Magoni lo spirito della campionessa sportiva non l’ha mai perduto. Medaglia d’argento ai mondiali di Sestriere dietro a Deborah Compagnoni, la sua è una vita vissuta in attacco, dove ogni sofferenza e dolore può trasformarsi in una grande opportunità. Lara, noi tutti ci ricordiamo dell’entusiasmo della tua mamma per quella medaglia. «Mia mamma disse in mondovisione: “Sono orgogliosa di mia figlia!”. Lei sarebbe morta pochi anni dopo, ed io nei momenti di sconforto riavvolgo il nastro della videocassetta e l’ascolto, per ritrovare quell’energia per tornare in pista. E poi la festa incredibile al rientro dal Sestriere, dove tutto il paese di Selvino era parato di tricolori per accogliermi. Tra musica e abbracci la condivisione della mia medaglia!». Adesso Lara Magoni è una politica nazionale e ha abbandonato lo scranno da senatrice per fare l’assessore regionale della Lomabardia. Quanto lo sport e la sua disciplina ti hanno aiutato negli altri momenti della tua vita? «Lo sport credo sia il valore aggiunto del mio percorso di vita. La disciplina, il sacrificio e la capacità di mettersi in gioco per raggiungere gli obiettivi rende ogni giorno un’emozionante sfida». La tua vita è stata densa di sofferenze, una delle quali la perdita di tuo marito... «La mia vita è sempre stata caratterizzata da alti e bassi, tra grandi emozioni e grandi dolori. Quando smisi di sciare sognavo di avere una bella famiglia, invece è successo di tutto. A pochi mesi dal matrimonio con Roberto ho imparato a conoscere la parola “tumore”: morì sua madre, suo padre e pure mia madre. Ci sposammo e mi ammalai io, fui operata e ebbi la fortuna di guarire. Ma il destino aveva in serbo un’altra battaglia per noi: Roberto fu vittima di un tumore stromale gastrointestinale (GIST), ancora poco conosciuto che offriva poche chances. Lui ha combattuto come un leone, è morto ma non è stato sconfitto, perché ha sfidato la morte fino all’ultimo respiro». Tuo marito Roberto che cosa ti ha lasciato nel cuore? «Mi ha lasciato un grande insegnamento: quello di sorridere a ogni risveglio. Roby morì a 48 anni nel 2013, e nonostante siano passati degli anni lui continua ad essere presente nella mia vita. Forse più di ieri, perché ho la percezione di un fil rouge che mi tiene legata a lui. Talvolta in mezzo alla gente sento chiamare il mio nome, mi guardo attorno e sorrido, pensando che lui mi possa vedere! E quando c’è vento, percepisco il suo profumo: sarà suggestione o amore? Non lo so, non m’interessa. So solo che mi fa stare meglio, e quindi lo vivo». La passione ha sempre condizionato le tue scelte. Questo anche per la politica? «Sì, è vero, la passione ha sempre caratterizzato le mie scelte. Dopo la prima esperienza nella Civica del presidente Maroni in Regione Lombardia, ho scelto di approdare nel mio primo partito politico. Ho avuto la fortuna di conoscere Giorgia Meloni e subito ho compreso che volevo stare al fianco di una donna coraggiosa, concreta e coerente. Nel gennaio 2018, a due mesi dalle elezioni, fui candidata da Fratelli d’Italia in Regione e al Senato della Repubblica. Mi davano per perdente perché il partito a Bergamo era sotto il 3%, invece fu un successo incredibile. Risultai eletta senatore e consigliere regionale. Mi dimisi dal Senato perché scelsi il cuore, il richiamo del territorio fu più forte della poltrona romana. Ho avuto l’onore di assumere un ruolo importante come assessore al Turismo, Marketing territoriale, Moda e Design di Regione Lombardia. Oggi la figura del mio leader ha raccolto tantissimo consenso, e io sono fortemente orgogliosa di essere in questa squadra che porta con sé il tricolore». Quali sono i tuoi riferimenti politici del passato? «Ero una bambina e sentivo parlare mio papà del ministro Tremaglia e di Giorgio Almirante. Crescendo, ho voluto comprendere chi fossero e ho capito quante fossero le cose che ci legavano. In primis l’amore per la patria, il rispetto delle regole e la caparbietà». Nella tua vita chi ti è sempre stato vicino e chi ti ha ostacolato? «Devo ai miei genitori la donna che sono oggi. Ho avuto una madre generosa ma molto seria e determinata, un padre severo ma di una dolcezza infinita. E poi era inevitabile incontrare chi avrebbe fatto il diavolo a quattro per fermare i miei successi». Che cosa vuoi dire? «Ho incontrato un paio di stalker. Direi una brutta esperienza, dove ti senti braccata, spiata e seguita, dove perdi completamente la libertà e vivi con la paura addosso. Nel mio caso, per fortuna, i problemi si sono risolti con un richiamo delle forze dell’ordine». Esiste parità tra uomo e donna? «Io credo che la parità sia una conquista. Sia ieri da sportiva sia oggi da assessore regionale, non mi sono mai chiesta se fosse stato meglio o peggio essere donna o uomo. Ho solo e sempre avuto un obiettivo: quello di vincere con lealtà». Parliamo di coronavirus. «Una situazione gestita con coraggio e capacità dal nostro presidente Fontana, e per questo sono convinta che torneremo quanto prima alla normalità». Non crede che ci sia stato un errore nella comunicazione? «La comunicazione è certamente complicata al tempo dei social, dove tutto può essere interpretato e stravolto a piacere. Mi sento di dire che Regione Lombardia sta comunicando in modo puntuale e con l’unico obiettivo di offrire un servizio utile alla collettività». Questi errori di comunicazione hanno danneggiato il settore produttivo? «Io credo che sarà sicuramente un percorso arduo e complesso riuscire a recuperare il danno mediatico creato dal virus». E quali possono essere le conseguenza del coronavirus? «Questa epidemia ha causato una contrazione improvvisa e drammatica sotto l’aspetto economico-turistico. Regione Lombardia era posizionata tra le destinazioni più importanti al mondo grazie anche alla città di Milano e la sua forte vocazione internazionale. In questo momento è saltato tutto, il grido d’allarme è forte. Sul territorio lombardo ci sono oltre 56.000 pubblici esercizi, quasi 3.000 hotel, oltre 2.000 agenzie di viaggi, oltre 7.000 strutture ricettive non alberghiere, a cui si aggiungono le numerose soluzioni abitative per soggiorni turistici brevi e i tanti operatori che ogni mattina rendono la nostra regione sempre più attrattiva! Già in queste ore ci siamo attivati per chiedere aiuto al governo, all’Europa, perché per la prima volta Regione Lombardia ha bisogno di supporti concreti per rilanciare la destinazione. È un compito che richiede impegno e determinazione». Cosa si dovrebbe fare? «Costituire un fondo straordinario per il turismo, l’esenzione di alcuni pagamenti alle imprese e soprattutto un rafforzamento significativo degli ammortizzatori sociali. Regione Lombardia sta mettendo a punto un piano di rilancio del sistema economico a 360 gradi. Il tutto non può prescindere da una massiccia campagna di comunicazione internazionale nel brevissimo periodo per recuperare al danno di immagine che stiamo subendo nel mondo. La sfida è complessa e sicuramente non breve. C’è solo una cosa che non dobbiamo mai smettere di pensare: nel mondo c’è tanta voglia di Lombardia e di Made in Italy. E non sarà di certo un virus a fermarla».