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 2020  marzo 02 Lunedì calendario

Italia con più poveri e a corto di suolo

Sfida contro il tempo per l’Italia per raggiungere i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile individuati nel 2015 da 193 Paesi membri dell’Onu con l’Agenda 2030. Rispetto al 2010 migliorano i parametri legati a salute, istruzione, parità di genere, energia e lotta al cambiamento climatico. In peggioramento, invece, le statistiche che fotografano la povertà, la qualità dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie, la condizione economica, le disuguaglianze sociali e la qualità della vita nelle città.
Su questi ultimi aspetti i numeri raccolti dall’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis) testimoniano che l’Italia non sta andando nella direzione giusta. L’Alleanza, nata nel 2016 in per promuovere l’attuazione dei 17 obiettivi Onu in Italia, conta oltre 220 realtà aderenti tra istituzioni, associazioni e università. Gli obiettivi vengono monitorati attraverso più di 100 indicatori pubblicati da Istat, Eurostat e Ispra: ne derivano 17 “indici”, aggiornati al 2018, che Il Sole 24 Ore ha esaminato in rapporto al 2010 per mettere in luce lo stato di avanzamento rispetto ai target internazionali (i trend, positivi o negativi, nei grafici a fianco).
Le criticità esplose con la crisi
Gli effetti della crisi in Italia si iniziano a vedere proprio dal 2010 e i dati lo confermano. La povertà assoluta è più che raddoppiata dal 2010 al 2018, raggiungendo nel 2018 il valore più alto di tutta la serie storica osservata (da 3,9% nel 2004 a 8,4% nel 2018). Tra gli individui in povertà assoluta si stima che i giovani di 18-34 anni siano 1 milione e 112mila, il valore più elevato dal 2005. Solo nell’ultimo anno, anche grazie alla diffusione del reddito di inclusione (oggi sostituito dal reddito di cittadinanza), si registra una mitigazione degli effetti: sono diminuite le persone in condizioni di grave deprivazione materiale (dal 10,1% all’8,5%). 
Fortemente influenzati dal ciclo economico anche il Pil per occupato, l’aumento della disoccupazione e la quota dei giovani Neet (la più alta dei Paesi Ue). Nel triennio 2015-2017 si registra un lento recupero, che tende ad arrestarsi nel 2018 a causa della più bassa crescita. Nell’ultimo quinquennio sono migliorati gli indicatori relativi all’occupazione e agli infortuni sul lavoro, mentre continua a crescere la quota di part-time involontario sul totale degli occupati.
Peggiora la vita in città e il consumo di suolo 
Peggiorano anche le condizioni di vita nelle città italiane. In particolare, dal 2010 al 2017 è diminuita l’offerta complessiva di trasporto pubblico (da 5.014 posti/km per abitante nel 2010 a 4.587 nel 2017), aumentata la quota di persone che vivono in abitazioni sovraffollate (da 24,3% a 27,8%) e cresce l’indice di abusivismo edilizio. Ancor più netto, infine, il peggioramento del paesaggio urbano e il consumo del suolo che si attesta nel 2018 al 7,64% del territorio nazionale. 
L’esposizione all’inquinamento atmosferico da particolato (Pm10 e Pm2.5), invece, si è ridotta fortemente. E migliora l’indice di boscosità, il cui andamento è però connesso al progressivo abbandono dei terreni agricoli.
Il nodo delle risorse pesa su alcuni target
I progressi più significativi riguardano l’ambiente e l’innovazione. Ad esempio, la disponibilità di una connessione a banda larga per le famiglie è cresciuta dal 43,4% al 73,7% e le emissioni di CO2 rispetto al valore aggiunto sono diminuite da 208,8 tonnellate per milione di euro nel 2010 a 164,5 nel 2018. Anche la spesa per ricerca e sviluppo rispetto al Pil registra un aumento, ma si attesta ancora sotto della media europea (nel 2018 1,4% in Italia, rispetto al 2,2% Ue).
Alcune delle proposte avanzate dall’Asvis negli ultimi anni sono state recepite dal legislatore: dal legame tra incentivi per Industria 4.0 e quelli per l’economia circolare al varo di un Green new deal italiano con l’ultima legge di Bilancio. «Tuttavia – afferma il portavoce dell’Alleanza, Enrico Giovannini – si evidenziano mancanze significative, ad esempio in tema di tutela della biodiversità, e rilevanti insufficienze in termini di assegnazione di risorse». La spesa media risulta insufficiente per istruzione, cooperazione allo sviluppo e occupazione giovanile.