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 2020  marzo 02 Lunedì calendario

Le donne del cibo

ISTANBUL — Benvenuti al #metoo del cibo, sesta assemblea mondiale dell’alimentazione al femminile. Una formidabile pattuglia colorata e multilingue di donne approdate in Turchia da una cinquantina di Paesi (new entry Costarica e Ucraina), agguerrita e consapevole pur se decimata dalle “policy” figlie del coronavirus. Dovevano essere quattrocento, sono poco più della metà. L’ultima defezione, quella di Alain Ducasse, che avrebbe dovuto testimoniare il supporto maschile alla battaglia delle donne del cibo. Pazienza.
La creatrice di tutto questo si chiama Maria Canabal, giornalista franco- spagnola figlia di diplomatici e cittadina del mondo. Il suo progetto di ricerca e condivisione è dedicato a chi il cibo lo pratica da sempre, in ogni angolo del pianeta. Le donne nutrono, fanno la spesa, organizzano i pasti e riempiono le dispense, cuoche di mense e superstellate, gastronome e sommelier valenti, «ma sulle copertine dei magazine e sotto i riflettori televisivi continuano ad andarci quasi solo gli uomini», chiosa Canabal. Che ha intitolato il forum alla Marchesa de Parabere, nome di fantasia per Maria de Echague, madre di otto figli e proprietaria di due ristoranti tra Bilbao e Madrid nei primi anni del Franchismo. A quel tempo, solo alle aristocratiche era permesso scrivere libri o sui giornali. Così Maria si trasformò nella Marchesa de Parabere per codificare la cucina regionale spagnola. Ogni anno, cuoche e sociologhe, designer e scienziate, contadine e docenti universitarie si confrontano su un tema. L’edizione numero sei, dedicata al futuro del cibo, ha delle testimoni straordinarie, come Sibel Kutlusoy, mutuando il decalogo stilato da Dieter Rams nel 1976, la designer turca rivendica per il cibo le stesse coordinate: innovazione, utilità, estetica, onestà, durata, sostenibilità. Il risultato è un concentrato di bio-creatività, tra bellissimi cucchiai fatti con l’amido di patata e le bucce d’uva processate e reinventate come etichette delle bottiglie di vino, un mix di etica e genialità che affascina gli studenti dell’Università di Ankara.
Oppure Janet de Neefe, australiana trapiantata in Indonesia, che quasi vent’anni fa a Bali ha sconfitto l’angoscia per le stragi dei terroristi inventando due festival dedicati a cibo e letteratura, che oggi coinvolgono i migliori scrittori, poeti, cuochi e contadini di tutta l’Asia, all’insegna della cultura delle comunità, dalle poesie alle ricette della tradizione.
A ogni testimonianza, le emozioni attraversano la sala come un brivido elettrico. C’è Claude Roden, esperta di cucina mediorientale, nata in Egitto e cresciuta a Londra, che ha fatto innamorare del cibo gli spettatori della BBC ben prima dell’avvento di Master Chef, raccontando la cultura degli ingredienti e l’intreccio tra la storia dei popoli e l’evoluzione della cucina. In quanto a Corinna Hawkes, docente di normativa alimentare alla City University di Londra e consulente del sindaco Sadiq Aman Khan per il programma di lotta all’obesità infantile, ieri ha snocciolato grafici e numeri, a dimostrare che l’agricoltura soste nibile passa dai contadini con piccole e medie aziende, che la ricerca più efficace sa cogliere le sfide sociali e che l’educazione alimentare abbatte i costi sanitari legati alla cattiva nutrizione. Il prossimo appuntamento del Parabere, marzo 2021, sarà a Parigi, sotto l’Alto Patrocinio del presidente Macron. Cuori di panna e cervelli d’acciaio, la lotta delle donne del cibo continua.