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 2020  marzo 01 Domenica calendario

Storia della guerra Usa in Afghanistan

Tutto comincia poche ore dopo gli attacchi dell’11 settembre. Con i vigili del fuoco ancora impegnati sui resti delle torri gemelle, l’America punta il dito contro Osama bin Laden. La richiesta di estradizione è presentata all’emirato islamico d’Afghanistan, dove il saudita ha basi e campi di addestramento. Ma i Talebani hanno ancora fresca la memoria di quando lo sceicco aveva messo mano al portafoglio per finanziare la jihad contro gli shuravì , gli invasori sovietici dell’Afghanistan. La leggenda vuole che il mullah Omar, allora guida suprema dell’emirato, valuti la decisione, e poi dica “no”, motivando la scelta con il fatto che Bin Laden «è un buon musulmano».

L’intervento
L’operazione viene battezzata Libertà duratura, ma il nome non porta fortuna: sarà la guerra più lunga nella storia americana. Washington e Londra coprono con i bombardieri l’avanzata dei guerriglieri afgani riuniti nell’Alleanza del Nord, la disparità delle forze in campo è enorme. Kabul cade dopo meno di un mese e mezzo. L’emirato non esiste più. L’Onu dà via libera alla missione internazionale Isaf per assistere il governo di Kabul. Molte nazioni offrono contingenti militari, anche l’Italia.
Le istituzioni
La Conferenza di Bonn individua come presidente ad interim Hamid Karzai, rampollo di una potente famiglia pashtun poco legata ai Talebani. Nel luglio 2002 il presidente è confermato da una Loya Jirga (grande assemblea). Il primo marzo 2003 Donald Rumsfeld, segretario alla Difesa, dichiara finite le operazioni di combattimento. Il Paese non è del tutto sotto controllo, i Talebani sembrano sconfitti ma non debellati. Ma sta partendo l’operazione Iraqi Freedom, la Casa Bianca vuole chiudere i conti con Saddam Hussein, e il futuro dell’Afghanistan non è nei primi punti dell’agenda. Tanto più che la guerra sembra un capitolo chiuso e l’Afghanistan si concentra a preparare una nuova Costituzione. A fine 2004 le urne confermano Hamid Karzai .
Insicurezza
Nel Parlamento di Kabul si insediano “signori della guerra” e trafficanti, la Nato assume la responsabilità di garantire la sicurezza in tutto il Paese. Ma la produzione di oppio aumenta, e così lo stillicidio di attentati contro le forze internazionali. Fra la fine dell’era Bush e l’inizio dell’era Obama, gli Stati Uniti continuano a consolidare la loro presenza: nel 2009 Washington conta in Afghanistan 110mila soldati, più 40mila di altri Paesi Nato. Gli attacchi vanno avanti.
Passaggio di consegne
Al vertice di Lisbona del novembre 2010, la Nato stabilisce di passare la responsabilità della sicurezza alle forze afgane entro il 2014. Il Paese è tutt’altro che pacificato, ma in Occidente cresce il disagio per la durata della missione e le perdite umane. A giugno 2013 le forze di Kabul prendono il comando delle operazioni di sicurezza. A fine 2014 si conclude la missione Isaf: al suo posto nasce Resolute Support, con compiti limitati all’addestramento e all’assistenza delle truppe afgane.
I negoziati
Intanto nel 2012 i Talebani hanno aperto un ufficio a Dubai, poi a Doha. Mentre nel Paese attentati e scontri continuano, le trattative di pace vanno avanti a singhiozzo. Con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, la spinta per una conclusione dell’intervento diventa più forte.
Il bilancio
L’intervento è costato agli Usa 2440 morti e oltre ventimila feriti, per una spesa, secondo la Dawson University, di almeno duemila miliardi di dollari. L’Italia conta 54 caduti e una spesa – dice l’Osservatorio Milex - di circa 8,2 miliardi di euro.