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 2020  marzo 01 Domenica calendario

Disavanzo, vietato sbagliare

Reagire per evitare danni all’economia è necessario. Forse così urgente non era. Ma la politica italiana è così fragile che non può resistere a lungo alle richieste di soccorso che giungono da tanti settori produttivi, alcune giustificate, altre meno. Alleviare le tasse, o spendere di più è certo un rimedio importante. Non è tuttavia sicuro che, a tutt’oggi, possa essere diretto dove ce n’è più bisogno.
Il guaio è che fare più deficit viene considerato dalla politica italiana la medicina per ogni male. All’estero non ispira fiducia che ragioni così un Paese già tanto indebitato (cioè che di quella medicina ha fin qui abusato). Meglio sarebbe stato almeno tentare di ottenere una risposta collettiva dall’Europa, e muoversi poi nel caso probabile di mancanza di accordo.
Proprio questo del virus è un caso esemplare di ciò che ancora non funziona nell’area euro. Uno choc esterno che colpisce un Paese con pochi margini di manovra a causa del suo alto debito dovrebbe essere soccorso dalla solidarietà di tutti. Ma la proposta francese di un consistente bilancio comune, mirata a questo, è stata bocciata dalla Germania e da altri nel timore che l’Italia se ne servisse per continuare nei suoi vizi.
Se la richiesta di fare più deficit unirà partiti di maggioranza e di opposizione che finora si sono azzuffati, o sarà usato per rimettere sulla sella un governo che ne stava per cadere, a maggior ragione un po’ di scetticismo sarà giustificato. È vero che l’economia italiana è più vulnerabile di altre alla nuova crisi planetaria che appare possibile. Lo è, tuttavia, per colpe soprattutto interne.
Un paragone medico è quanto mai appropriato. È più esposto ai danni della malattia un organismo già debilitato da vizi, da obesità, da trascuratezze varie; per giunta, il farmaco ora prescritto per proteggersi rischia di avere meno effetto perché in passato lo si è preso anche quando non serviva. Forse già prevedendo che sarebbe andata così i mercati finanziari hanno fatto salire lo «spread».
Non sarà facile calibrare nel modo giusto i provvedimenti in modo che sgravi o aiuti vadano dove più servono. Occorrono serietà e precisione, non denari a pioggia su chiunque strilli. Soprattutto, una compagine politica ha senso se riesce a chiamare i cittadini a un progetto comune. Nei momenti di pericolo, è meno arduo chiedere solidarietà, spiegare che il bene comune non consiste in distribuire mance a ciascuno.
Occorre dare un senso agli sforzi che si faranno. Meglio sarebbe anche annunciare, per il poi, misure che rendano l’Italia meno debole; domandandosi casomai se non ci sia qualcosa da correggere nella sanità regionalizzata. Al minimo, senza troppe ambizioni, stabilire che il negoziato con i sindacati sulla previdenza non potrà scaricare alcun nuovo onere sugli anni futuri. 
Quattro decimali in più di deficit, da non utilizzare necessariamente tutti, possono essere la quantità giusta. L’Italia in gran parte per caso è stata investita per prima in Europa da un fenomeno che si rivelerà probabilmente globale, e che cambierà profondamente il corso degli eventi. Ci tocca di agire in anticipo sugli altri; cerchiamo di farlo in modo da dare un esempio buono.
Teniamo presente che anche per l’economia si tratta di un malanno nuovo. Il rinvio degli acquisti e dei viaggi è meno difficile da curare. Non si sa ancora che fare, invece, contro il danno della produzione perduta per paura del contagio o perché non arrivano i pezzi dalla Cina o perché l’Oriente annulla gli ordini, o dei prezzi che salgono per interruzione dei trasporti. Rimedi efficaci non sono alla portata dell’Italia da sola.