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 2020  febbraio 28 Venerdì calendario

Le cose da sapere sull'escalation tra Turchia e Russia a Idlib

L’allarme globale per l’epidemia del coronavirus Covid-19 sgombra il campo alla guerra tra Russia e Turchia, in Siria, il confronto più pesante tra potenze che si registri dalle rivolte del 2011 e che non si annuncia finire con una schermaglia. Il conflitto è esploso nella roccaforte dei ribelli di Idlib, a guerra ufficialmente chiusa con la vittoria del regime di Bashar al Assad, che proprio in questi giorni aveva riaperto l’aeroporto di Aleppo una sessantina di chilometri a Nord di Idilb, dove gli scontri a terra non si sono mai spenti e dove in queste settimane si erano intensificati i raid. Nella notte missili turchi hanno colpito le postazioni dell’esercito siriano nelle province settentrionali di Aleppo, Hama e Latakia, in risposta ai raid dei caccia russi e siriani della sera prima che avevano ucciso anche 29 soldati turchi, sul campo nella provincia di Idlib in aiuto ai ribelli

Ribelli siriani di Idlib armati dalla Turchia. GETTY. I RIBELLI E I JIHADISTI CHE CONTROLLANO IDLIB L’escalation in Medio Oriente oscurata dalla psicosi per il virus è il culmine di un crescendo di scontri anche a terra tra le forze siriane, armate e sostenute dai russi, e quel che resta ormai dei ribelli islamici. Cioè la coalizione di jihadisti di Hayat tahrir al sham (Hts), che include anche il ramo siriano di al Qaeda chiamato in origine al Nusra e vari gruppi salafiti: con la riconquista di territori di Assad, il cartello di estremisti ha ripiegato a Nord asserragliandosi nella ridotta di Idlib, da più di un anno sotto scacco dei jihadisti che hanno imposto agli abitanti la dittatura della sharia. Ufficialmente la Turchia ha dichiarato Hayat tahrir al sham un’organizzazione terroristica, come gli Usa, affermando di armare solo i ribelli moderati islamisti e schierare truppe in loro sostegno per liberare il territorio proprio dagli estremisti islamici. 

I SOSPETTI SUI LEGAMI DEI TURCHI COI JIHADISTI Ma nei territori delle Hts le forze turche hanno potuto installare avamposti, tenuto conto che anche gli ex di al Nusra e i gruppi salafiti loro alleati combattono contro russi ed esercito siriano. Un’altra commistione è che l’Esercito libero siriano (Fsa) dei ribelli, armato e addestrato in Turchia, ha sempre avuto frange di combattenti migrate tra i jihadisti. Anche in al Nusra che contro l’Isis era coalizzata con la Fsa e che ha più volte ha preso il sopravvento sugli islamisti moderati, arrivando a dettare loro la linea. Come sull’Isis in Iraq, in Siria la Turchia resta ambigua su al Qaeda. Al contrario la posizione della Russia e del regime alleato di Assad è chiarissima: tutti gli insorti sono estremisti islamici da sradicare. Il compromesso sui ribelli nel Nord trovato da Vladimir Putin con Assad e l’omologo turco Recep Tayyip Erdogan ai negoziati di Astana è saltato.

Siria, i raid sulla provincia di Idlib. GETTY. PUTIN  BOMBARDA GLI OSPEDALI A gennaio l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) contava una cinquantina di strutture sanitarie chiuse a Idlib, a causa delle bombe dell’aviazione russa e siriana, cadute anche sugli ospedali, che hanno innescato un esodo di centinaia di migliaia di profughi, tra loro oltre 6.500 bambini al giorno. A febbraio la situazione si è aggravata, fino al climax tra il 27 e il 28: nella rappresaglia all’offensiva russo-siriana su Idlib, l’esercito turco, ha comunicato da Ankara il ministero della Difesa, avrebbe «neutralizzato 329 soldati del regime», tra gli uccisi (16) e i feriti, «e colpito più di 200 obiettivi nemici», tra i quali  «5 elicotteri, 23 tank, 10 mezzi armati e numerosi depositi e armi delle forze governative». I toni sono esasperati: il portavoce di Erdogan ha dichiarato Assad «capo dello Stato terrorista» e «criminale di guerra».

NATO ESORTA A DE-ESCALATION Il Cremlino ha fatto sfilare due fregate lanciamissili «dagli stretti del Bosforo e del Dardanelli», mandate di rinforzo alla «task force della marina russa di stanza permanente nel Mediterraneo» Ufficialmente, Mosca nega che i caccia russi – da sempre di sostegno nei raid all’aviazione sguarnita di Assad – fossero impegnati nell’area della strage dei militari turchi, ribadendo tuttavia che questi si trovavano «tra le formazioni dei terroristi». Riunita nel Consiglio Nord Atlantico, la Nato ha dato «piena solidarietà alla Turchia» e chiede una «de-escalation della situazione pericolosa». Dall’1 dicembre 2019 le Nazioni Unite contano quasi 1 milione di sfollati (948 mila) dalla regione di Idlib, 569 mila dei quali bambini e quasi 200 mila donne: insieme, oltre 80% delle persone in fuga. Mentre il mondo è distratto dal Covid-19, Turchia e Russia si prendono la Siria.