Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2020  febbraio 29 Sabato calendario

Intervista a Enzo Miccio

Un po’ come Achille Lauro alla prima serata del Festival, anche Enzo Miccio in Pechino-Express si è spogliato dei panni inamidati e incravattati e all’improvviso ha esplicitato una grinta, una cattiveria, un mors tua vita mea che ha entusiasmato gli spettatori.
Miccio non fa prigionieri.
E da guru della neo-pedagogia televisiva (ha condotto programmi dal titolo inquisitorio, tipo Ma come ti vesti?), da metro di paragone per scrittori come Walter Siti (lo cita per la critica al libro di Roberto Saviano) e da massimo esperto di matrimoni in quanto wedding planner, ora ha scoperto ulteriori orizzonti.
Cattivo, insomma.
Forse un pizzico, e forse lo sono diventato per il mio lavoro: quando si organizzano matrimoni è impossibile non scontrarsi con i tanti elementi che compongono la festa, e io pretendo la perfezione.
Nel programma fa coppia con la sua assistente, e in molti segnalano una certa durezza con lei.
È in gamba, sa incassare, sa sostenermi quando divento isterico, sa accettare le mie follie, come gli attimi di depressione.
È un precisino.
Totale, se qualcosa non è in perfetto ordine, impazzisco.
Casalingo.
In parte sì, poi ho un cameriere che tra poco licenzio: ho trovato della polvere (Squilla il cellulare, è il lavoro, e il suo tono è molto deciso).
Il Coronavirus mina le certezze degli sposi?
Ancora no, i primi problemi stanno arrivando alle aziende, come quelle che dovevano partecipare al Salone del Mobile (posticipato).
Torniamo al programma: come vive le critiche?
Alcune sono utili, ma il punto è un altro: spesso critico me stesso, non mi mollo mai, mi fustigo e mi obbligo a eccellere; mi innervosisco solo quando leggo di gente che dà aria ai polmoni a prescindere dalla sostanza.
Qui c’è un però…
Sono felice, mi sto divertendo per tutto questo, non cado in depressione.
È la seconda volta che la nomina, la depressione.
Per fortuna so reagire, so tirami su, ma resto una persona soggetta ai momenti di bassa, e mi picco per delle piccolezze.
La consapevolezza aiuta.
Ho dentro un senso di responsabilità che arriva dall’educazione familiare: a casa mia era implicitamente ed empiricamente vietato portare problemi dentro le mura domestiche.
Lei è di San Giuseppe Vesuviano.
Un posto tranquillo, sotto controllo, mai un pericolo.
Giocava a pallone?
Mai una volta.
A Milano le hanno dato del terrone?
Tuttora può capitare, e mica mi spaventi per così poco, se accade ‘mando a fanculo’.
È rissaiolo?
Purtroppo qualche schiaffo l’ho dato. E sottolineo purtroppo, non ne vado orgoglioso, sono attimi di debolezza non giustificabili.
La sua prima volta.
(Ci pensa e resta zitto) Tema troppo delicato, preferisco non rispondere.
Il suo mito da bambino.
Assolutamente Mina.
E poi?
Sophia Loren, forse perché napoletana come me, non per le sue doti d’attrice, mi piace proprio come donna, per l’eleganza.
I vip le chiedono consigli sull’abbigliamento?
A ripetizione; il problema è che non tutti hanno lo humour per sopportare le mie risposte, qualcuno ci resta male.
C’è stata un’occasione nella quale ha deciso l’outing?
Mai, non è servito: è da sempre talmente palese che tutti l’hanno dato per scontato. Anche in casa non ho mai affrontato il discorso con mia madre (ci pensa); a volte è più utile l’outing con se stessi.
Complicato?
Non è mai semplice, e oggi la situazione è migliorata, mentre quando ero ragazzino venire additato era abbastanza frequente.
Anche per lei?
Ripeto: per fortuna no, eppure da piccolo giocavo con le Barbie, non con le macchinine.

Un vizio.
Sono condannato al bello.
Vuol dire?
Un esempio? Scelgo il ristorante in base all’apparenza non al menu; insomma sono schiavo della bellezza, dell’estetica, e se in casa trovo un oggetto fuori posto, vado fuori di testa e sto male.
Sempre povero il cameriere.
Lo sa.
Fobia.
La morte: ci penso tutto il giorno e in ogni occasione, pure le più imprevedibili, e non solo per me, anche rispetto alle persone che amo.
Cioé?
Sopra il letto non ho attaccato alcun quadro, ho paura si possa staccare e colpirmi nel sonno.
Gioca alle lotterie?
Non credo nella fortuna.
Lei è autoironico.
Altrimenti non andrei in televisione, e l’autoironia è una conquista, arrivata insieme alla consapevolezza di me stesso.
La fama secondo lei.
È l’affetto delle persone, quando mi fermano sono felice e a volte mi chiedo se lo merito.

Pechino-Express
ha amplificato il suo personaggio.
A dismisura, ed è stato veramente una faticaccia, ma ne è valsa la pena.
Chi è lei?
(Qui inizia una lunghissima serie di riflessioni, poi aggettivi, aggiunte, fino alla conclusione…) Un uomo responsabile (silenzio). Un favore.
Ci dica…
Non mi faccia uscire palloso o vecchio, sono solo molto pignolo. E pienamente consapevole…