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 2020  febbraio 29 Sabato calendario

La settimana nera dei trasporti

Non solo industria e turismo. Anche il trasporto pubblico (treni, bus, tram, metropolitane, taxi) esce malconcio dalla prima settimana di crisi sanitaria. Mettendo in fila le cifre comunicate, con estrema prudenza, dalle aziende interessate e raccolte dal Sole 24 Ore emerge un quadro critico, in particolare in Lombardia, epicentro dell’epidemia. A conferma che la paura del contagio da coronavirus riduce al minimo gli spostamenti.
Un primo bilancio
In questi giorni sui treni lombardi, fa sapere Trenord (la joint venture Fs-Ferrovie Nord che gestisce il trasporto ferroviario nella regione), è stata rilevata un’affluenza pari al 40% di quella ordinaria, che conta ogni giorno oltre 820mila viaggiatori. Significa che sui treni lombardi negli ultimi sette giorni hanno viaggiato, in media, 470mila passeggeri in meno della norma. Pesa la sospensione delle attività di atenei, scuole e diverse imprese. Un crollo che non mancherà di ripercuotersi sui conti della società. Trenord, in accordo con la Regione, ha ridotto dell’8% le 2.300 corse giornaliere. Restano chiuse, per il momento, le fermate di Codogno, Maleo e Casalpusterlengo (Lodi) per i treni regionali della linea Milano-Piacenza e della Mantova-Cremona-Milano. Il servizio è parzialmente sospeso sulle linee Pavia-Codogno e Cremona-Codogno.
Soffre anche il trasporto pubblico milanese. Si susseguono gli scatti della metropolitana di Milano quasi deserta nelle ore di punta. Secondo una prima stima di Atm, l’azienda dei trasporti milanese, il calo dei viaggiatori sull’intera rete (metro, bus e tram) è del 40% rispetto alla stessa settimana di carnevale 2019. Sull’intera rete Atm i passeggeri al giorno sono oltre 2 milioni, in metro sono in media 1,3 milioni. Un calo stimato del 40% significa circa 800mila utenti in meno al giorno. Il coronavirus non risparmia neppure i taxi. Dice Marco Accornero, membro di giunta della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi: «I trasporti sono un settore centrale per l’economia aperta del territorio milanese. In questi giorni difficili abbiamo un impatto diretto sulle attività economiche. Solo per i taxi possiamo dire di aver registrato una perdita giornaliera del 50%». 
Passiamo agli aeroporti lombardi. Malpensa, Linate e Bergamo, per traffico passeggeri, sono rispettivamente il secondo, il terzo e il nono aeroporto italiano (Linate, però, è stato chiuso da fine luglio a fine ottobre 2019 per i lavori di rifacimento pista). Lo scalo di Bergamo registra, da lunedì a ieri, una flessione del 30% del movimento passeggeri. L’aeroporto bergamasco però dovrebbe assorbire bene il colpo. «Il traffico passeggeri – spiega la Sacbo (società di gestione aeroportuale) – in crescita fino a domenica scorsa, allineerà il dato del mese di febbraio 2020 ai valori registrati nel febbraio 2019, intorno ai 900mila passeggeri. Tutti i voli programmati sono operati regolarmente». Il sistema Linate-Malpensa, in questi giorni di emergenza, accusa un calo di passeggeri del 32,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (fonte Sea). Una conseguenza del blocco dei voli su Milano deciso, fin qui, da cinque compagnie aeree nel mondo e della riduzione delle frequenze con gli scali meneghini da parte di altre tre. Situazione dettata, prima ancora, dalla diminuzione del turismo e dei viaggi di affari verso l’Italia.
Chiesto lo stato di crisi
Di fronte a questo scenario, le associazioni del trasporto pubblico Agens, Anav e Asstra e i sindacati di categoria lanciano l’allarme sulle pesanti ricadute per i diversi comparti del trasporto collettivo di persone: la contrazione dei ricavi da traffico dei servizi di Tpl, che nelle aree soggette ai provvedimenti restrittivi delle autorità arriva all’80%; un generalizzato calo della domanda sulle linee interregionali superiore al 50%; il sostanziale blocco delle attività per il trasporto scolastico e turistico su autobus per effetto della cancellazione dei viaggi in gruppo e della sospensione delle gite scolastiche, una situazione tale da giustificare – preannunciano le associazioni datoriali – la richiesta di apertura dello stato di crisi per il settore.
Il cargo ferroviario
Fin qui le difficoltà del trasporto passeggeri. La crisi sanitaria però sta causando forti impedimenti anche al trasporto merci e ai centri logistici. Per mantenere alta l’attenzione anche sulle merci, scende in campo FerCargo, l’associazione delle imprese ferroviarie del trasporto merci, indipendenti dal gruppo Fs. FerCargo chiede al governo azioni affinché la presenza del coronavirus e le misure di contenimento in vigore non alterino il normale svolgimento delle attività di trasporto merci ferroviario del Paese. 
Il treno merci, spiega l’associazione, è una modalità di trasporto sicura: in primo luogo per i lavoratori, che viaggiano soli o in equipaggio di due persone, gli stessi hanno pochi contatti al difuori della cabina di guida; in secondo luogo per le merci e per il Paese, che grazie al cargo ferroviario e all’attività di terminal, garantisce anche in questa situazione di emergenza, gli approvvigionamenti di moltissimi generi indispensabili e mantiene le aziende italiane in collegamento con il resto d’Europa e del mondo, assicurando la loro continuità di produzione e di fornitura.