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 2020  febbraio 29 Sabato calendario

Dana Giovanna e Fabio

Dana Giovanna e Fabio. Da quando Giusi Fasano ci ha raccontato la loro storia sul Corriere, per me quei nomi sono diventati un mantra della gratitudine. Dana Giovanna e Fabio. Erano i tre infermieri in servizio al reparto Medicina dell’ospedale di Codogno, la sera del 20 febbraio in cui si manifestò il Paziente Uno. Da allora non ne sono più usciti. Lavorano giorno e notte, dormendo a turno come in trincea. Adesso a Fabio è venuta la febbre e il mantra si è ulteriormente accorciato: Dana e Giovanna. Correre, pulire, medicare, assistere, rassicurare. Assopirsi, di rado. E telefonare a familiari e amici, nei ritagli. Gli infermieri che avrebbero dovuto dare loro il cambio non si sono mai presentati, esibendo regolare certificato medico, anche se non avevano fatto in tempo a esporsi al virus. I ruoli in copione sembrerebbero chiari: in un mondo di cattivi, Dana Giovanna e Fabio rappresentano i buoni.
Il destino, presentandosi durante il loro turno di lavoro, li ha spinti a diventare eroi. A Dana Giovanna e Fabio va riconosciuto il merito enorme di non esservisi sottratti. Ma non avremo mai la controprova che chi invece ha anteposto l’interesse personale e la paura del contagio ai doveri del mestiere e della colleganza, se si fosse trovato al loro posto, si sarebbe comportato diversamente. Spesso la vita si decide in un attimo e il confine tra eroe e disertore è sottilissimo. Mettiamola così. Dana Giovanna e Fabio sono come vorremmo essere sempre. I loro colleghi come più spesso siamo.