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 2020  febbraio 28 Venerdì calendario

Periscopio

Uno dei primi effetti della bellezza femminile su di un uomo è quello di levargli l’avarizia. Italo Svevo.
La cosa più bella che mi sono sentito dire mi è capitata di recente, in una scuola di Bassano del Grappa. Un bambino ha detto all’amichetto, indicandomi: «Quello lì è bravo, però è gentile». Altan (Simonetta Fiori). la Repubblica.

La verità è che all’ombra della «bela Madunina tuta grigia e piscinina» le modelle delle fashion week ormai si rifanno seni paranasali, e l’orchestra del Teatro alla Scala ha sospeso i fiati per mancanza di fiato. C’è bisogno di meno borracce di alluminio e di più tende a ossigeno, pare. Facciamoglielo sapere, al sindaco E-Sala. Dario Vergassola. il venerdì.

Luigi Einaudi era una penna mirabile, di uno stile cristallino: come Benedetto Croce. Ma come professore universitario a Scienza delle finanze era noiosissimo, aveva una voce insopportabile: ci dovevamo dare i pizzicotti per non addormentarci. Un giorno cadde, si fece curare male e rimase un po’ sciancato: lo ricordo così, al braccio della moglie Ida. Bruno Segre, 101 anni, avvocato di Torino, nessuna parentela con Liliana Segre (Maurizio Crosetti). il venerdì.

Alcuni liberali di stampo classico non volevano accettare l’idea che il proprietario Berlusconi, il riccastro televisivo, Berluscon de’ Berlusconi, l’imprenditore, il magnate, l’uomo con una dotazione economica che spaziava in decine di settori, dalla finanza al cinema, potesse governare in modo neutrale, avendo la testa divisa fra il bene comune e gli affari suoi (in termini più eleganti e astratti, si tratta dello strascicato e semi dimenticato «conflitto di interessi»). Edmondo Berselli, Sinistrati. Mondadori, 2008.

Lì, nella nebbia, Antonio Ligabue, infagottato dentro un pastrano militare imbottito di fieno, il pittore fa l’incontro decisivo, quello con Marino Mazzacurati, uno dei primi a credere in lui. Tuttavia il paese ha iniziato a riservargli solo sberleffi. «I cosiddetti matti qui sono tollerati, ma solo se stanno al gioco, mentre lui no, lui era orgoglioso e si sentiva umiliato», spiega Caleffi. Valerio Varesi. il venerdì.

Ad anni di distanza, rileggendo don Benedetto Croce con qualche serietà, e non solo per pescare citazioni, l’incantesimo nei suoi confronti si è rotto. La scrittura eloquente ha ora, per me, un suono ampolloso come le nuvole gonfiate da Eolo nei dipinti manieristi. Mi ha poi deluso la sentenziosità nel racconto storico che non cita i fatti. Qui, giocano certo i miei anni di giornalismo, mestiere che si nutre di racconto. Croce trascura perfino i protagonisti degli eventi. Come se la Storia fosse un motore concettuale che prescinde dagli uomini. L’effetto è la noia. Pensi di leggere una rievocazione dei tempi, con i loro colori e i loro costumi, e ti imbatti in un allineamento di idee come un trattato filosofico. Giancarlo Perna. LaVerità.

9 – JOE PESCI. Con il regista Martin Scorsese e i colleghi Robert De Niro e Al Pacino, è uno dei quattro italoamericani di The Irishman, calligrafico affresco sulla storia della mafia siciliana negli Usa. Nel ruolo minore del capoclan Russell Bufalino, surclassa gli attori protagonisti con un’interpretazione misurata e sorniona. Non a caso in locandina in primo piano c’è lui. Da Oscar. Stefano Lorenzetto. Arbiter.
Studiavo in Westfalia, avevo 15 anni, con le amiche andavamo in bicicletta a trovare il farmacista, che ci regalava le caramelle. Durante l’occupazione nazista mio marito, che aveva ereditato da suo fratello l’azienda di costruzioni, aveva bisogno di permessi anche solo per uscire di casa. Siccome parlo tedesco, andai io ad affrontare il responsabile della piazza di Torino, colonnello Brinken. Entrai nel suo ufficio e sentii la sua voce chiamarmi con il mio cognome da ragazza: «Fräulein Acuto...». Era il farmacista. Ottenni i permessi. Marida Recchi, 102 anni (Aldo Cazzullo). Corsera.

Dino Buzzati mi inviò una lettera dopo che gli avevo fatto un ritratto fotografico. Era felice di quella foto. Me lo scrisse con una calligrafia da quinta elementare: «Mi ha reso tollerabile la mia faccia, facendomi riconcigliare con uno dei volti che ho più detestato nella mia vita». Lorenzo Capellini, fotografo (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Il mio primo cliente importante fu Baci Perugina. Chiamammo un famoso regista-fotografo. Fece uno splendido servizio. Lo slogan era: Ovunque c’è amore c’è un Bacio Perugina. Preparammo i bozzetti e andammo a Perugia, ma inaspettatamente fummo presi a male parole. Bocciati. In una settimana dovevamo rivedere tutto, senza più soldi. Trovammo uno stagno e una barchetta sul Lambro, un fotografo di matrimoni e due modelli improvvisati: io stesso e una segretaria, molto carina, appena assunta. Fu il successo che sappiamo. Gavino Sanna, pubblicitario (Paolo Baldini). Corsera.

All’arrivo dei primi caldi, e delle prime carovane turistiche, sbocciano anche a Malpaga i sensi unici e i divieti di sosta. Con l’autorità e le movenze dei grandi direttori di orchestra, i vigili dirottano le grosse Mercedes e le Ford che hanno perso la bussola, appioppano multe ai ribaldi, specie di Brescia. Infine, quando sono proprio tirati per i capelli, combinano anche l’appuntamento con la straniera sola, spaurita e benestante. Nantas Salvalaggio, Villa Mimosa. Mondadori, 1985.

Tra i pochi veri amici che mi sono rimasti, quello con il quale mi intendo meglio è un falegname-ebanista restauratore che ha una botteguccia dalle parti di Porta Ticinese a Milano. È un locale piccolo, semibuio, con la lampadina accesa, anche a mezzogiorno, identico alla botteguccia di Fausto, il falegname che ammiravo da bambino. Guglielmo Zucconi, La divisa da Balilla. Edizioni Palline, 1987.

Nel dicembre 1941 il termometro scese a -40° in Russia. Le previsioni dei maghi che assistevano il Führer non si avverarono. Le armi automatiche si fermavano perché l’olio gelava. Nei serbatoi la benzina si separava, sotto l’azione del freddo, in due elementi inutilizzabili. Nel retrofronte le locomotive che doveva provvedere ai rifornimenti gelavano. Sotto i loro cappotti e negli stivali di ordinanza, gli uomini morivano. Louis Pauwels e Jacques Bergier, Il mattino dei maghi. Mondadori, 1960.

La ragazza inglese, Giudi Faggotty, spalanca le persiane traforate a cuoricini, con un fresco sorriso al ciel tipo lindo sul visino da bucato, batte la mani al bel sole di Sicilia e gli aromi selvatici che salgono dal giardino ronzante di api e di vespe fra i corbezzoli. Alberto Arbasino, Specchio delle mie brame. Adelphi, 1995.

L’amore ti fa sentire immortale anche in punto di morte. Roberto Gervaso. il Giornale.