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 2020  febbraio 28 Venerdì calendario

Una mostra sul tacco a Parigi

Osservato in vetrina. Studiato nei dettagli sugli scaffali. Accarezzato lentamente, calzando la scarpa. Poi, idealmente acquisito come parte di sé quando la calzatura viene indossata, perché, come svela Christian Louboutin, «il tacco cambia la postura, la silhouette, il disegno del corpo e ne dà allo stesso tempo una certa consapevolezza». Piedistallo di ogni bellezza e strumento per la sua costruzione, il tacco alto è segno di status, elemento di seduzione, ausilio per l’autostima. Perché quando il piede sale sui tacchi, è tutta la figura ad elevarsi. E quei pochi – non necessariamente pochissimi – centimetri in più catturano l’attenzione e invitano a mostrarsi.

LA SELEZIONE
Così non stupisce che per la grande esposizione che racconta la sua storia, appena inaugurata a Parigi al Palais de la Porte Dorée dove sarà ospitata fino al 26 luglio, Christian Louboutin, maestro internazionale dello stiletto dalla suola rossa, abbia scelto il titolo L’Exhibitioniste. «È un gioco di parole tra exhibition in inglese, che significa esibire – spiega – e l’atto di rivelare una parte di se stessi agli altri». L’iter, in dieci sezioni, riunisce una selezione dei lavori più preziosi della sua collezione, una vasta selezione di scarpe, alcune mai esposte prima, esempi di collaborazioni esclusive che illustrano la maestria degli artigiani, inclusi pannelli in vetro colorato creati dalla Maison du Vitrail. «Volevo approfittare di un posto a me caro per essere meno letterale nel mio approccio – dice Louboutin – e mostrare aspetti del mio lavoro con i quali il pubblico ha meno familiarità. Per me è un’opportunità per sottolineare l’importanza del disegno e rendere visibile il processo creativo».

IL SEGNALE DI DIVIETO
Si va così dalla fonte di ispirazione iniziale di Louboutin – è a Palais de la Porte Dorée che ha visto per la prima volta il disegno di una scarpa: era nel segnale di divieto di indossare i tacchi nel museo – fino alle creazioni iconiche, come la serie Nudes, celebrata con sculture di Whitaker & Malem. «Quando mi è venuta in mente la prima collezione di Nudes nel 2013 – aggiunge – non c’era uno scopo sociale o politico. Fu il risultato del pensiero di uno dei miei colleghi che, afroamericano, non si riconosceva nel beige che all’epoca chiamavo color carne o nude. Da quel momento, divenne chiaro che le scarpe del colore comunemente indicato come nude dovevano corrispondere a ogni singolo tono della pelle, ed essere disponibili in diversi colori».
Nel percorso, un focus è sul feticismo illustrato attraverso una collaborazione tra lo stilista e David Lynch. Scatto dopo scatto, le calzature create per il progetto – non sono fatte per camminare ma per essere osservate e desiderate – richiamano la sensualità dell’incedere ondeggiante tipica del tacco di 10/12 centimetri o più, procedendo di puntello in puntello. Il perché del fascino dello stiletto va ricercato negli occhi di chi guarda. E, prima ancora, nello specchio.
«Il tacco aumenta l’altezza, si lega alla dimensione di managerialità ed eleganza, è attrattivo – dice Anna Maria Giannini, docente di psicologia all’università Sapienza – Comunica l’immagine di una donna capace di muoversi anche in condizioni di equilibrio». Attenzione, però, a non cadere nel cliché. Lo stiletto, ritenuto simbolo di una femminilità stereotipata, gabbia per la donna, si rivela uno strumento di liberazione. «Da una ricerca che abbiamo condotto sull’immagine di sé – prosegue – è emerso che molte si sentono più imponenti e importanti, indossando i tacchi. Il tacco a spillo rappresenta un elemento di seduzione, certo, ma, saperlo portare esprime padronanza del proprio stile e ciò infonde sicurezza».

LA CONQUISTA
Per Valerie Steele, storica della moda, «i tacchi sempre più alti non devono conquistare l’uomo, devono vincerlo». Più che vinti, però, gli uomini sono affascinati dai tacchi. E non solo da guardare. Lo stiletto sale in passerella e sul palco anche per lui. «La proposta fashion ancora non si è affermata nell’uso quotidiano – conclude Giannini – il tacco per lui è associato a problemi di altezza e non è facile da indossare, ma progressivamente, con l’identità di genere che si fa meno rigida, l’uomo potrà non sentirsi più a disagio con i tacchi».