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 2020  febbraio 28 Venerdì calendario

La marijuana spopola tra le ultrasessantenni

«Fatti una canna», era la frase cult dei bei tempi dei figli dei fiori, degli anni Settanta e Ottanta, una farse universale, partita dagli States e poi adattata ad ogni angolo del pianeta. Peace and love, mettete fiori nei vostri cannoni, amore libero e ovviamente la canna, il fumo, insomma la marijuana. Tanta marijuana. Così per i baby boomers, quelli che avevano vent’anni a quei tempi, dopo decenni passati a tentare di far carriera, a costruire famiglie sgangherate, tra matrimoni falliti e figli problematici, arrivati alla fatidica età della pensione (forse saranno gli ultimi a poterne godere) è anche tempo di tornare alla canna, con passione e gusto. Almeno a guardare i risultati di un nuovo studio pubblicato su Jama Internal Medicine, secondo il quale il consumo di marijuana negli Usa è salito del 75 per cento tra gli over 65. Gli aumenti maggiori si registrano tra le donne, la fascia più ad alto reddito e istruita. Il mercato della cannabis legalizzata gioisce, ovviamente, ma gli esperti esprimono preoccupazione per la mancanza di informazioni e ricerche sugli effetti che questo consumo può avere sui più anziani. Ad oggi sono undici gli stati americani e il Disctrict of Columbia con la capitale Washington, che hanno legalizzato il consumo della marijuana per uso ricreativo, mentre 33 hanno legalizzato quella medica. 

IL MERCATO 
E in Italia? Non esistono dati ufficiali che riguardino gli over 65, perché le statistiche conosciute comprendono le fasce d’età fino ai 64, e per quest’ultima fascia si registrava, nel 2017, una percentuale di consumo pari all’1,7 per cento, in riferimento a un 10,7 per cento di persone che nell’ultimo anno avevano fatto uso almeno una volta di cannabis. «Il mercato guarda da tempo con interesse, anzi con grande interesse, proprio agli ultrasessantenni come nuovo punto di forze e di espansione economica, anche da noi», conferma Riccardo Gatti, medico, specialista in psichiatria e psicoterapia, esperto di dipendenze, direttore del Dipartimento Interaziendale Prestazione Erogate nell’Area Dipendenze della ASST Santi Paolo e Carlo di Milano. Il mercato, dunque, che pare non abbia più molto appeal tra i giovani, «punta a consumatori di età avanzata, facendo leva anche su una certa confusione creata tra indirizzo terapeutico e funzione salutista che la cannabis e i suoi derivati possono avere». 

NUOVA IMMAGINE
La marijuana non è più un droga per giovani, allora? «L’immagine che se ne è sempre diffusa è stata legata all’emergenza sollevata dal disagio giovanile, ma in realtà oggi non è più possibile usare questa etichetta a senso unico. Ed è giusto non sottovalutare la questione. Noi sappiamo che l’uso della cannabis può avere effetti devastanti sui cervelli in formazione dei più giovani ma non è chiaro quali danni possano provocare nella terza e quarta età. Teniamo presente che se si sommano l’uso di alcol, di tabacco, di farmaci, di sedativi, di sostanze stimolanti, a cui si aggiunga l’uso di stupefacenti, anche se considerati “leggeri”, l’effetto può essere pericoloso, può sfuggire di mano». 

I MOTIVI
Certo, dietro questo desiderio di trasgressione a scoppio ritardato, oltre il fatto di cercare sollievo a disagi o dolori fisici, esiste il bisogno «di esorcizzare il tempo che passa e il futuro sempre più nebuloso, il richiamo e la nostalgia per un tempo che è stato e che comunque non ritornerà certo grazie a qualche boccata di fumo».