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 2020  febbraio 27 Giovedì calendario

''VOLEVO SPOSARE SORDI'' - LE RIVELAZIONI DI VALERIA MARINI NEL CENTENARIO DI ALBERTONE. MA FIGURIAMOCI SE QUELLO, CHE ERA RIUSCITO A SCHIVARE IL MATRIMONIO FINO A 77 ANNI, CI CASCAVA PROPRIO SUL FINALE… - ''ERO ESTASIATA QUANDO GLI PARLAVO, ERA UN ARTISTA E UN UOMO PAZZESCO. IL SESSO? CERCHIAMO DI NON…'' -

Sì, l’ho amato, di un amore intenso, puro. Sesso? Cerchiamo di non parlare di volgarità quando si parla di una persona così, il corpo va oltre, posso solo dire che lo avrei sposato senza nemmeno pensarci per un momento. Ero estasiata quando gli parlavo, era un artista pazzesco, ma era anche un uomo pazzesco, di un fascino che aveva quasi una sua luce».

Valeria Marini quando parla del suo amico Alberto Sordi assume un’aurea che ricorda certe nipotine quando parlano di un nonno speciale, che ha saputo donare loro la felicità. Ed è quasi emozionante anche per me sentirla parlare, dopo anni e anni di interviste che faccio, forse perché a Sordi tutti dobbiamo qualcosa, perché ha saputo accarezzare il nostro cuore, ma ha saputo anche educarci a migliorare, perlomeno ad accettare anche i nostri difetti tipicamente italiani.

Roma si appresta a celebrare Alberto Sordi per i cento anni dalla sua nascita con una mega mostra (Il Centenario  –  Alberto Sordi 1920-2020 dal  7  marzo  al 29  giugno  2020).

La mostra sarà ospitata a casa sua, nella villa che si affaccia sulle Terme di Caracalla, dove viveva con le sorelle, e che qualcuno ha cercato di sottrarre alla Fondazione per i giovani artisti e a Roma, cui ha voluto invece lasciarla la signorina Aurelia, la sorella ed erede di Albertone, che se ne è andata a 97 anni, nel 2014. Sordi si innamorò subito della villa di via Druso al Celio quando la vide nella primavera del 1954, tanto che la comprò solo poche ore dopo averla visitata.

Ci saranno tutte le persone che possono testimoniare l’amore che avevano per Alberto. Ma la più attesa è lei, Valeria Marini, voluta da Sordi come protagonista femminile del suo ultimo film, Incontri Proibiti, di cui Sordi fu anche regista. «Avevamo pensato anche a Sabrina Ferilli, e a Monica Bellucci, ho incontrato anche Manuela Arcuri, bellissima, ma mi tornava in mente sempre il nome di Valeria Marini», ricordava Alberto Sordi, «così ho chiesto a Paola Comin, che mi segue come press e come manager di contattarla, e l’ha trovata a Los Angeles».

«Ero a Los Angeles per studiare inglese», ci racconta la Marini, «prima mi ha chiamato mia madre, poi Paola Comin, non potevo crederci: Alberto voleva me. Puoi immaginare la mia emozione: uno dei più grandi attori del cinema italiano, forse il più grande, voleva me. Una grande emozione».

Il provino? «Io dovevo guidare un’auto, e lui mi stava al fianco, lui mi chiamava “Signorina Federica”, perché era il nome del mio personaggio, ma aveva paura che fossi distratta, a un certo punto mi disse: “Sta attenta al camion! Sta attenta al camion!”. Che strano: non c’era scritto sul copione del provino. E non c’era infatti: aveva solo paura che potessi andare a sbattere contro un camion in strada, ma poteva stare tranquillo, sono sempre prudente».

Chi lavorava con Sordi e Valeria in quei mesi ricorda il loro sodalizio. Ricorda Paola Comin, grande collaboratrice di Sordi e famosa ufficio stampa del grande cinema: «Valeria era attentissima, precisa, puntuale, anche perché Alberto, al di là della simpatia, sul lavoro è sempre stato molto severo. In quel film era anche il regista, non c’era da scherzare. Poi ci si rilassava a tavola, e poteva capitare anche la battuta. Lui e Valeria, amici, grandi amici. Lui aveva 77 anni, era molto divertito da Valeria, così solare, allegra, felice di stare accanto a lui e Alberto l’apprezzava, apprezzava che una ragazza potesse essere così contenta di potergli stare accanto. E non pretendeva nulla di più, perché Alberto era un grande signore».

«Un principe», conclude Valeria, che vola alto sulle insinuazioni che qualcuno aveva cercato di fare in quel periodo. «Lui aveva 77 anni, ma l’età non era un problema. Ripeto: l’ho amato, di un amore totale, platonico, certo, ma un’anima così grande va oltre la carnalità. Ancora oggi quando parlo di lui, parlo al presente, Alberto non se ne è mai andato dal mio cuore, e forse anche dal cuore di tutti quelli che, come me, hanno avuto la fortuna di conoscerlo».