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 2020  febbraio 27 Giovedì calendario

L’esempio dell’Aids

Forse quanti adesso si struggono nel pericolo di essere contagiati dal virus che ha dato origine all’epidemia del secolo, che peraltro non è ancora tecnicamente pandemia, dimenticano che negli anni ’80 e ’90 l’umanità venne colpita da ben altro flagello con numeri, all’epoca, da far rabbrividire e da far dire a qualcuno che perfino il futuro della specie umana fosse a rischio, punita dalla natura o da un dio per i suoi indicibili peccati. L’Aids arrivò subdolamente e silenziosamente, per molto tempo gli scienziati fecero fatica a capira cosa diavolo fosse, ma quando gli si diede una forma e un nome preciso era ormai troppo tardi: la pandemia, questa sì che lo era per davvero, era esplosa con spietatezza definitiva. Per dare un’idea negli anni Ottanta contrarre l’Aids significava morte certa, non comportava un rischio di finire al cimitero del 2 percento come quello del coronavirus, ma del 100 percento, e la morte non faceva differenza tra persone anziane e giovani, tra quelli con patologie pregresse e quelli che prima erano sani come dei pesci. Era una condanna al patibolo, senza appello, che colpiva poveri e ricchi, sconosciuti e famosi, delle cui immagini venivano tappezzate le città per sensibilizzare la popolazione sul rischio. Nel 1984, quando la pandemia esplose letteralmente, nei soli Stati Uniti si contavano già 22.996 contagi e 12.592 decessi, e quelli che non erano ancora morti lo sarebbero stati l’anno successivo o quello ancora a venire. 
Eppure all’Aids l’umanità si è abituata, anche se non si è mai trovato un vaccino o una cura definitiva. Piano piano si è capito come evitare il contagio e solo successivamente si sono trovati farmaci per allungare la speranza di vita dei sieropositivi fino quasi alla morte naturale. L’umanità insomma si è adattata all’Aids, anche se il virus è ancora qui tra noi, anche se ogni anno si fanno convegni, è stata perfino istituita la giornata mondiale, anche se si continua a fare la conta dei sieropositivi (nel 2019 in Italia 2.847 nuove diagnosi). Il mondo non si è fermato per l’Aids, nemmeno per un giorno, nessuno si è inventato di farsi le scorte di profilattici in casa, nemmeno si è mai rinunciato al sesso, nemmeno gli omosessuali, la comunità più colpita. I mercati, le Borse, non se ne accorsero nemmeno. Anzi erano gli anni ‘80, le economie andavano a gonfie vele e così le Borse. Altri tempi certo, non c’era internet, non c’era il tam tam della rete e dei social, l’ansia e il panico arrivavano in differita, non in tempo reale, ma se l’umanità è sopravvissuta all’Hiv, e prima ancora a peste, tifo, colera, vaiolo statene certi sopravviverà al Coronavirus.