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 2020  febbraio 27 Giovedì calendario

Gli studi tv senza pubblico

Nel prossimo weekend, nelle zone a rischio, le partite di calcio si giocheranno a porte chiuse. Ma l’altra sera, il San Paolo era strapieno per Napoli-Barcellona. Anche gli studi tv dovevano essere privi di pubblico, ma poi il divieto è rientrato. Già perché sarebbe stato inimmaginabile vedere «diMartedì» di Giovanni Floris, La7, e «Fuori dal coro» di Mario Giordano, Rete4, senza pubblico.
Anzi, Giordano si è seduto in mezzo alla «gente» per rimarcare la sua presa di posizione populista. Per Floris e Giordano lo studio vuoto è come camminare sull’orlo dell’abisso, confrontarsi con il vuoto, giocare una partita di calcio a porte chiuse, appunto. Ogni programma che si rispetti ha il suo pubblico: Fazio ha il genere professoresse con una signora che ride sempre a crepapelle; Barbara D’Urso benedice la sua folla di devoti, Maria De Filippi ammaestra qualcosa di simile a una setta religiosa…
Ma per Floris e Giordano c’è una componente in più. «diMartedì», con tutte quelle persone che ogni tre-quattro minuti applaudono a comando, a tratti sembra un esperimento pavloviano; «Fuori dal coro» è un covo dove si raduna un manipolo di moralizzatori d’assalto. Ma in generale, che ruolo svolge il pubblico in studio? Accende un feedback immediato, dà calore, incoraggia il conduttore? Walter Chiari, per esempio, non voleva fare tv senza pubblico in studio. Così Fiorello. Di norma, in studio c’è un pubblico che assiste allo spettacolo come se si trovasse a teatro: applaude, fischia, partecipa. Le cose sono cambiate con i talk show. Quando in Italia si diffonde il genere, nasce un nuovo tipo di pubblico. Se nella tv delle origini il pubblico rappresentava lo spettatore «puro», figurante di una messa in scena che si svolgeva indipendentemente da lui, la nuova platea acquista invece la parola, partecipa attivamente alla rappresentazione, talvolta ne è protagonista. Ora, coprotagonista.