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 2020  febbraio 27 Giovedì calendario

Intervista a Helen Mirren

BERLINO «Amo questo festival perché il pubblico è molto educato, si sente la città, i giovani…». È la Signora del cinema, trono che condivide con Meryl Streep. Ma la regina sullo schermo è lei, Helen Mirren, premio Oscar nel 2007 per la sua interpretazione in The Queen. Ha recitato tante teste coronate, Cleopatra, Caterina, Elisabetta I… Elegante, ironica, femminista ante litteram, spiazzante col suo tatuaggio sulla mano sinistra «fatto quando lo facevano solo galeotti e marinai». Eccola in abito blu a pois poco prima di ricevere l’Orso alla carriera alla Berlinale, mentre mostra clip di alcuni suoi progetti. 
Lei ha interpretato tanti ruoli di donne forti... 
«In realtà i ruoli più interessanti sono quelli che investigano la debolezza. Noi sottostimiamo la nostra immaginazione, ci sono ancora tante storie da raccontare e tanti modi di farlo. Sono felice di come nella nostra vita sta mutando il modo di trattare le donne. Ma ci vuole tempo per un cambiamento. Quando ero giovane, le donne non erano ritenute abbastanza autorevoli da poter fare politica. Oggi il cinema sta dando parti interessanti alle over e qualcosa». 
Fece rumore una sua intervista alla tv inglese. 
«Erano gli Anni 70, all’epoca recitavo Shakespeare a teatro. L’intervistatore disse che con i miei attributi fisici era difficile considerarmi un’attrice seria. Io risposi con una domanda: vuole dire che una brava attrice non può avere un bel seno? Ecco, una scena così ora non sarebbe possibile». 
La libertà con cui sceglie i suoi ruoli… 
«Quando girai Caligola di Tinto Brass eravamo tutti nudi, il set sembrava un campo di nudisti e sarei stata a disagio se fossi stata vestita». 
Quale fu il suo approccio per The Queen?
«Cercai indizi sui video che giravano su Elisabetta ma li trovavo ridicoli. Lei è una donna libera (e da giovane era molto bella, basta guardarla all’incoronazione), non pone mai limiti nelle foto che pubblicano. Ho pensato che sono un artista, e che doveva essere il mio ritratto della regina. Fu un momento liberatorio. Io sono una che ama il trucco (bisogna essere easy, tanti registi pensano che le attrici siano animali selvatici) e i costumi, e in The Queen, beh mi veniva da piangere». 
E quali ricorda invece? 
Le origini russe 
Mio nonno era un ex colonnello dell’esercito zarista che si trasferì in Inghilterra 
«Quelli fantastici dello stilista Gaultieur per Greenaway, un regista con un incredibile gusto visuale… Ci fu una scena di sesso che mi fece girare in una stanza buia, nessuno intorno. Fu molto delicato». 
Cosa pensa di chi usa siti per incontrare sconosciuti? 
«Se fossi più giovane e in cerca di qualcuno con cui uscire, li userei anch’io. Ai miei tempi ci si incontrava nei pub affollati, dove è più difficile capire se una persona è intelligente e dotata di senso dell’umorismo». 

Lei e l’Italia. 
«Anna Magnani, Sophia Loren, Monica Vitti in L’avventura di Antonioni e fu una rivelazione. Lo vidi da ragazza quando facevo la cameriera a Brighton, mi rinchiudevo nei cinema che sapevano di birra e tabacco. Ma come si fa a non amare il vostro Paese? Vorrei lavorare in qualunque film ambientato in Puglia, adoro Checco Zalone. Ho una casa nel Salento facendo una vita normale, partecipo alle feste di paese, vado a fare la spesa, mi dedico al giardinaggio». 
Ha origini aristocratiche. 
«Elena Vasil’evna Mironova è il mio vero nome. Mio nonno era un diplomatico e un ex colonnello dell’esercito zarista che si trasferì in Inghilterra all’avvento del comunismo. Mio padre anglicizzò il cognome di famiglia in Mirren». 
Ha interpretato Caterina la Grande di Russia in una mini-serie tv.
«Fu un modo per recuperare frammenti di memorie e racconti rimossi. Amo i ruoli di persone che prendono in mano il loro destino. Caterina era una donna audace che si prese carico di un Paese enorme, modernizzò la Russia, era arrivata senza parlarne una parola. Un esempio di dispotismo illuminato. Ma era molto più russa di lei Sofia, la moglie di Tolstoj che ho portato sullo schermo. Ma la Storia non le ha reso giustizia».