Libero, 26 febbraio 2020
In Finlandia una camerata unica per uomini e donne
In Finlandia è imminente una novità militare che non mancherà di stuzzicare barzellette, sebbene i suoi presupposti siano molto seri. Soldati e soldatesse dormiranno sotto lo stesso tetto e perfino nelle medesime camerate «per aumentare la coesione delle forze armate». Ciò in previsione di una possibile estensione alle donne del servizio di leva obbligatorio, che in Finlandia persiste tuttora per i maschi, mentre le femmine si arruolano in via volontaria. È stato il ministro della Difesa Antti Kaikkonen ad annunciare tale misura, che partirà il 1° aprile, sebbene non sia un “pesce d’aprile”. In via sperimentale, in alcune caserme i militari dei due sessi coabiteranno per il resto del 2020 e nel corso del 2021 allo scopo di migliorare l’affiatamento e osservare se l’acquartieramento comune possa incentivare oppure peggiorare l’efficienza operativa e la disciplina. Fra gli scopi dichiarati, superare episodi di discriminazione ancora oggi vissuti dalle soldatesse finlandesi da parte dei colleghi maschi. Alla fine dell’esperimento verrà consegnato al ministro Kaikkonen un rapporto. Su tale base, poi, il governo finnico, guidato proprio da una giovane donna, la premier Sanna Marin, deciderà se estendere a tutte le ragazze la leva obbligatoria, previa idoneità fisica. Va precisato che saranno comuni i dormitori, con i loro lettucci a castello, ma non i gabinetti e le docce, che rimarranno separati. Tuttavia, già il fatto che militari maschi e femmine dormano in una stessa camerata, dove la sera si spengono le luci, basta a evocare facezie su cui fantasticava il cinema italiano degli anni Settanta. Come non ricordare, per citare solo uno fra i titoli di quel filone, il film La soldatessa alla visita militare, diretto dal regista Nando Cicero nel 1977, in cui la giunonica Edvige Fenech faceva girare la testa agli Alvaro Vitali e Renzo Montagnani di turno?
MAMMA LI RUSSI!
Scherzi a parte, sulla leva femminile si discute nel Paese nordico da anni e l’esperimento potrebbe sbloccare la situazione. In Finlandia le forze armate contano circa 33.000 persone, dei quali 8.000 professionisti e 25.000 coscritti. Le donne volontarie sono almeno 1.500 l’anno. Con i riservisti, si può arrivare in caso di guerra a 280.000 militari. Ma i numeri, pare, non sono ancora reputati sufficienti dal governo di Helsinki, che teme un gigante vicino. Parliamo della Russia, che ha con la Finlandia un confine lungo 1.400 km, anche in zone remote, tra gli alberi della taiga, difficilmente sorvegliabili. Attualmente non v’è ragione di credere che i russi intendano attaccare, ma i finnici ricordano quel 30 novembre 1939, quando Stalin lanciò i suoi carri armati oltre la frontiera per rubare preziosi territori. Fu la cosiddetta Guerra d’Inverno in cui i finlandesi, come Davide contro Golia, riuscirono con coraggio a resistere ai russi per tre mesi, combattendo da soli contro la colossale Armata Rossa. Tuttavia, alla fine prevalse la forza del numero ed Helsinki si arrese il 13 marzo 1940, cedendo all’Unione Sovietica i territori contesi.
TRUPPE DI AUTODIFESA
La Finlandia ha sempre paura di trovarsi isolata, dato che è l’unico Stato dell’Unione Europea che confina con la Russia, ma non è membro della Nato. Quindi non può sfruttare il meccanismo automatico di difesa collettiva previsto dall’articolo 5 dell’Alleanza Atlantica. Se attaccata, dovrebbe difendersi da sola almeno per le prime settimane di guerra, prima che Nato e Onu decidano se intervenire in suo soccorso. Una leva femminile rimpinguerebbe la pur efficiente difesa territoriale. La tradizione delle soldatesse volontarie è del resto antica in Finlandia, poiché dal 1918 al 1944 esistette il corpo delle ausiliarie Lotta Svard, specializzate in compiti paramilitari non combattenti. Poi nel dopoguerra ci fu una simile organizzazione, la Suomen Naisten Huoltosäätiö, finché nel 1995 le donne volontarie entrarono nei reparti combattenti. Ora invece la Finlandia potrebbe aggiungersi al ristretto numero di Paesi con leva obbligatoria per le donne. Un settore in cui fin dal 1948 fu apripista Israele, costretta a mobilitare anche le ragazze per sopperire al perenne stato d’assedio da parte dei nemici arabi. Peraltro, dal 2013 un altro Paese nordico, la Norvegia, ha avviato una naja in gonnella.