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 2020  febbraio 26 Mercoledì calendario

Mikaela Shiffrin non riesce a sciare dopo la morte del padre

La domanda è insistente, nei parterre delle gare femminili della Coppa del Mondo di sci: Mikaela Shiffrin tornerà in questa stagione, dopo la tragica morte del padre? La sensazione, diffusa, è che la risposta sia no. Il riserbo, chiesto e ottenuto dalla fuoriclasse statunitense, alza poi un muro invalicabile, appena scheggiato da qualche notizia che rimedi parlando con i tecnici del Team Usa.
È una vicenda assurda per la dinamica – Jeff Shiffrin è cascato dal tetto di casa – e aggrovigliata perché di mezzo non ci sono solo lo shock e l’amore, ma anche una serie di complicazioni di ordine pratico. Mikaela Shiffrin, infatti, non è solo una straordinaria atleta, prossima a diventare la più vincente di ogni epoca, ma è ormai, e prima di tutto, un’azienda. «Però credo che prioritario sia il risvolto emotivo della vicenda – spiega Giuseppe Vercelli, psicologo e consulente della Fisi —: Mikaela uscirà dal tunnel se saprà dare un significato a quanto le è successo. Quando posta le foto con papà, prova che non ha ancora superato il trauma». Emblematico l’ultimo tributo su Twitter: «Senza fiato sono rimasta, sperando che un giorno respirerò di nuovo», ha scritto citando la canzone «Breathe Again» di Sara Bareilles e pubblicando un’immagine di lei bambina assieme al padre.
Tutto è successo il 3 febbraio. A fine gennaio la Shiffrin vinceva due delle tre gare di Bansko (la terza fu quella della tripletta Curtoni-Bassino-Brignone, punta di diamante di una tre giorni felice anche per le azzurre, visti altri due podi alle spalle dell’americana), quindi entrava in una pausa prevista: avrebbe saltato la trasferta di Sochi, in Russia. L’attendeva anche un’intervista per «Sports Illustrated»: la rivista le ha dedicato la copertina (in esclusiva) del numero di marzo, facendola diventare la prima atleta olimpica di questa era a ricevere un riconoscimento del genere al di fuori dell’anno dei Giochi. Il destino ha dunque colpito in un momento di relax e di gioia e ha tolto alla campionessa (e alla famiglia) quello che un giornalista ha definito come «la solida roccia nella vita di Mikaela».
Ma questa, dicevamo, è solo una faccia del prisma. Al di là del dolore, la campionessa sta affrontando vari problemi. Il primo: sostenere la madre, che quest’anno aveva deciso di staccarsi dal ruolo di allenatrice, salvo poi ripensarci. Ora Eileen vive un comprensibile subbuglio. Poi ci sono le questioni legate all’eredità e alle dinamiche di quella che, ripetiamo, è un’azienda. Sponsor, banche, assicurazioni si sono già fatti vive chiedendo che cosa accadrà, dato che Jeff si occupava di tutto. Adesso tocca a Mikaela, che non ha mai seguito certe questioni, e al fratello Taylor, che però ha anche una sua attività da mandare avanti. La testa, quindi, non può che essere altrove.
Mikaela Shiffrin ha ripreso a sciare a Vail, dove vive, ma chi l’ha vista assicura che non sono veri allenamenti. Nel Team Usa nessuno si sbilancia sul ritorno, nemmeno ora che Federica Brignone l’ha scavalcata in vetta alla Coppa del Mondo: si parla di rientro a Ofterschwang (7 e 8 marzo), ma in tal caso Mikaela dovrebbe volare in Europa nei prossimi giorni. Non ci sono avvisaglie in questo senso. E poi: con quale spirito correrebbe? «Se tornasse, sarebbe solo perché sa di poter vincere» è la riflessione della Brignone. Giusto: ma è in condizioni di farlo? E senza la necessaria concentrazione, non rischierebbe di farsi male? «Il punto è questo – sottolinea Vercelli —: quando interviene una disconnessione tra corpo e mente, il pericolo dell’infortunio cresce. Credo che il suo staff la esorterà a pensare a se stessa».
C’è chi ha saputo gestire una situazione difficile (all’Europeo 1992 di calcio il danese Kim Vilfort rientrava a casa dopo ogni partita per stare a fianco della figlia malata di leucemia) e chi invece di fronte al motto «the show must go on» ha preferito dire di no: ad esempio Niki Lauda nella famosa gara del 1976 al Fuji, che consegnò il titolo a James Hunt. Se la Shiffrin perderà una Coppa del Mondo già vinta per dare la precedenza a un lutto, manderà un messaggio a tutto lo sport. Intanto la super campionessa americana ha incontrato l’avversario più duro: non ha un volto e non è in pista.