Il Messaggero, 26 febbraio 2020
I giovani hanno problemi di udito
Nonni e nipoti ascoltatevi. Se non ci riuscite o avete difficoltà per motivi fisici correte subito ai ripari. Perché i disturbi dell’udito sono molto più diffusi di quanto immaginiamo. Molto negli anziani, certo. Ma comunque a livelli preoccupanti anche nei giovani. È quindi rivolto a tutti, a nipoti e nonni, il messaggio L’udito per la vita: non lasciare che la perdita dell’udito ti limiti, lanciato dall’Organizzazione mondiale della sanità in occasione della Giornata mondiale dell’Udito che si celebra ogni anno il 3 marzo. A causa dell’emergenza legata al nuovo coronavirus i principali eventi organizzati in Italia, come quello promosso da Nonno Ascoltami!- Udito Italia Onlus al ministero della Salute, sono stati rinviati. Ma, l’invito a prendersi cura del proprio udito rimane invariato.
GLI INTERVENTI
Perché, come sottolineato dall’Oms, interventi tempestivi ed efficaci possono prevenire o eventualmente raggiunge risultati ottimali nel trattamento dei disturbi uditivi. Il messaggio vale in primis per i giovani, poco attenti ai fattori di rischio. Secondo l’Oms, ad esempio, il 50% delle persone di età compresa tra 12 e 35 anni, ovvero oltre un miliardo di giovani, rischia danni dell’udito a causa della prolungata esposizione a suoni forti, compresa la musica che ascoltano in cuffia. In Italia, secondo il rapporto State of Hearing, il 95% dei giovani tra i 18 e i 24 anni sostiene di ignorare gli avvisi di volume dei dispositivi mobili pur di ascoltare l’audio a un’intensità superiore ai livelli di guardia.
Per questo, già a partire dallo scorso anno l’Oms e l’International Telecommunication Union hanno emesso un nuovo standard internazionale per la produzione e l’uso di dispositivi come smartphone e lettori audio, in modo da renderli più sicuri per l’ascolto.
LA FUNZIONE
Il nuovo standard include la funzione Sound allowance, un software che tiene traccia del livello e della durata dell’esposizione al suono; un profilo di ascolto individuale basato sulle pratiche di ascolto, che informa l’utente di quanto ha ascoltato in modo sicuro e fornisce spunti di azione basati su queste informazioni; opzioni di limitazione del volume, tra cui la riduzione automatica e il controllo da parte dei genitori. Infine, informazioni generali per gli utenti su pratiche di ascolto sicure. I casi non sono in aumento solo nei giovani, i principali utilizzatori delle cuffiette.
Secondo l’Oms, oltre il 5% della popolazione mondiale circa 466 milioni di persone ha una riduzione dell’udito che incide sulla qualità della vita. Le cose non andranno meglio nel futuro. Si stima che entro il 2050 oltre 900 milioni di persone avrà una perdita uditiva disabilitante. Oggi invece, in Italia sono 7 milioni le persone con problemi di udito, corrispondenti all’11,7% della popolazione. Nel nostro paese l’ipoacusia riguarda una persona su tre tra gli over 60. Nonostante questo, solo il 31% della popolazione ha effettuato un controllo dell’udito negli ultimi 5 anni, mentre il 54% non l’ha mai fatto. Ancora più resistenza c’è nell’uso delle protesi acustiche. Solo il 25% di coloro che potrebbero averne beneficio le usa. Le conseguenze possano andare ben oltre le difficoltà quotidiane. «Rispetto ai normoudenti, chi ha un difetto di udito e non corre ai ripari ha da 2 a 5 volte un rischio più alto di sviluppare deficit cognitivi. Sentire bene, anche a un’età avanzata, mantiene giovane il cervello», riferisce Stefano Di Girolamo, responsabile di Otorinolaringoiatria del Policlinico Tor Vergata di Roma.
«Una pronta correzione dell’ipoacusia – aggiunge – risulta determinante nella riduzione dell’incidenza delle patologie secondarie». Un calo dell’udito è associato a un aumento di oltre 3 volte la probabilità di sviluppare una forma di demenza, mentre in 3 pazienti con un deficit cognitivo su 4 si registra anche un disturbo dell’udito.
GLI ESAMI
Per prevenire tutto questo gli esperti invitano a superare le resistenze verso le protesi acustiche. È infatti importantissimo prendersi cura del proprio udito. Già a primissimi segnali di allarme gli esperti raccomandano di recarsi tempestivamente da uno specialista per eseguire un esame audiometrico. In base al problema e alla sua entità, l’esperto prescriverà terapie farmacologiche, interventi chirurgici o apparecchi acustici, che nella maggior parte dei casi sono in grado di correggere l’ipoacusia.