ItaliaOggi, 25 febbraio 2020
Periscopio
Salvini è troppo marcatamente populista per piacere ai settori medio-borghesi che guardano alla destra, soprattutto al Sud. Marco Tarchi, docente di Scienze Politiche a Firenze. Corsera.
Il 2020 è iniziato a Milano con le domeniche a piedi e il resto della settimana in ambulanza, visto che dopo una passeggiata torni a casa così pieno di polveri sottili che sembri panato come una cotoletta. Dario Vergassola. il venerdì.
Il Movimento Cinque stelle non ha mai nascosto la sua ostilità all’Ilva. E oggi è praticamente chiusa. Non voleva la Tap, ma per fortuna non sono riusciti a bloccarla. Così come ha fermato un bel numero di opere pubbliche. Sono riusciti, sono cose minime dall’effetto massimo, a realizzare dei decreti attuativi sulla ricerca clinica, per cui non ci sarà più una multinazionale disposta a investire in Italia, per i rigidi paletti sul conflitto di interessi. Nicola Porro. il Giornale.
Il piccolo, povero e rachitico Antonio Ligabue, che era stato dato in affidamento, se ne stava sempre con un imbuto in bocca, e la madre adottiva gli diceva che aveva un diavoletto in testa e tentava di esorcizzarlo con un rituale di affetto e magia; lui invece usava come sedativo la neve sulle tempie. Ma gli sbalzi d’umore, l’eccentricità, le espulsioni dagli istituti per «condotta cattiva e scostumata», i ricoveri in manicomio, la difficoltà dei contatti con gli umani cui preferiva gli animali lo avviarono a un destino da emarginato. O da scemo del villaggio. Paola Zanuttini. il venerdì.
La vita vera che Sandro Bonvissuto racconta in La gioia fa parecchio rumore (Einaudi), in libreria da qualche giorno, è quella di una piccola comunità che si riunisce intorno alla radio, sul divano nuovo, per guardare la partita: non sentirla, proprio guardarla, fissarla attraverso le parole che venivano da lì. Una specie di educazione sentimentale nell’Italia dei bar, dove «ci stava tutto quello che le famiglie non avevano in casa» perché «allo stadio ci si andava quando si poteva, al bar potevamo andare sempre, tutti i giorni, anche due o tre volte al giorno». Sandro Bonvissuto, scrittore (Angelo Carotenuto). il venerdì.
Non mi ha scandalizzato la foto di Salvini con il mitra. Era molto più irresponsabile Bossi di Salvini. Quando nel 1996 a Venezia proclamò l’indipendenza della Padania, ci furono militanti che arrivarono con i fucili nel bagagliaio dell’auto, pensando davvero di doverli usare. Ed era anche molto più fascista. Nel 1994 piombò in elicottero a Padova per stoppare il congresso della Liga Veneta. Incolpò me e la Marin di essere traditori che cospiravano per fare il partito unico berlusconiano. Un’accusa infamante, essendo lui l’unico compare di Silvio Berlusconi. Franco Rocchetta, ex leader della Lega (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Gentile presidente Mattarella, non l’ho in antipatia e apprezzo la sua abnegazione, ma smetta i panni di Fra Galdino. Ricorda? «Viviamo della carità di tutto il mondo ed è giusto che serviamo tutto il mondo». A lei, piacerà. Ma non è di questo che l’Italia ha bisogno. L’economia va a ramengo. Nulla le chiedo su ciò, sapendo che non ne capisce nulla e che la chiave è a Bruxelles, alla quale lei si inchina. Ma c’è pure la denatalità. Con le bare che si moltiplicano e le culle che spariscono, quale pensa sia l’umore degli italiani? Sotto i tacchi, ovviamente. Ecco il pericolo: lo scoraggiamento di una nazione. Altro che chinarsi amorevoli l’uno sull’altro come tanti san Rocco. Ci richiami invece al coraggio individuale, al farsi da sé, alla lotta per la vita. Deponga i pistolotti e sposi un po’ di epica. Non è fascismo, Presidente, ma laicità. Giancarlo Perna. LaVerità.
Ci sono poeti che si riconoscono da come camminano. Hanno il passo evanescente delle occasioni mancate, vestono con la stoffa del loro dolore, parlano come se ogni cosa dovesse aver termine, da un momento all’altro. «Il dolore è più vasto della neve che è sopra ogni cosa/ e che poi si corrompe e s’annera./ Ma il dolore resta sopra ogni cosa. Regna». È un verso di Eugenio De Signoribus, il poeta più schivo che conosca. Amato da Caproni e Giudici, da Bo e Fortini, sembra sempre sul punto di dissolversi. Eugenio De Signoribus, poeta (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Tanti decenni dopo lo scrittore, storico, giornalista e poeta Giacomo Scotti, detto Mino, ha fatto pace con tutti. E assapora l’attesa di girare per Fiume, la «sua» Fiume, la seconda patria che si scelse nel ’47, quando non aveva ancora vent’anni e di fermarsi a leggere le nuove targhe (in arrivo) delle strade. Targhe dove torneranno, per ora in 31 casi, i vecchi nomi delle vie e delle piazze degli anni italiani: calle Ca’ d’Oro, contrada San Vito, calle del Volto, via Lodovico Ariosto, piazzetta del Latte, calle dei Rettori, piazza delle Erbe, via Nicolò Tommaseo. Un piccolo grande passo verso il riconoscimento di due diverse identità. Quella italiana e quella slava. Anzi, come scriveva Giacomo Scotti in quell’articolo di tanti anni fa, andrebbero aggiunti i contributi culturali e linguistici austriaci, ungheresi e via così. Esattamente come sono le nuove targhe delle strade, in onore di «Fiume capitale europea della cultura 2020». Giacomo Scotti antifascista e comunista, nel dopoguerra si trasferì in Istria, allora titina, in obbedienza ai suoi convincimenti ideologici di allora (Gianantonio Stella). 7, Corsera.
Il mio primo cliente importante fu Baci Perugina. Chiamammo un famoso regista-fotografo. Fece uno splendido servizio. Lo slogan era: Ovunque c’è amore c’è un Bacio Perugina. Preparammo i bozzetti e andammo a Perugia, ma inaspettatamente fummo presi a male parole. Bocciati. In una settimana dovevamo rivedere tutto, senza più soldi. Trovammo uno stagno e una barchetta sul Lambro, un fotografo di matrimoni e due modelli improvvisati: io stesso e una segretaria, molto carina, appena assunta. Fu il successo che sappiamo. Gavino Sanna, pubblicitario (Paolo Baldini). Corsera.
«Per la sua natura stessa, descrivendo avvenimenti d’attualità piuttosto che tendenze, il giornalismo nasconde il progresso», osserva Pinker. «La maggior parte delle cose che accadono all’improvviso sono brutte notizie: una guerra, una sparatoria, un’epidemia, uno scandalo, un collasso finanziario. Mentre la maggior parte delle buone notizie consistono di nessuna notizia, come una nazione che non è in guerra o non soffre la fame, e di fenomeni che accadono gradualmente, come il declino di miseria, analfabetismo e malattie. Enrico Franceschini. il venerdì.
Gli ideali sono sempre incompatibili con le ambizioni. Roberto Gervaso. il Giornale.