Libero, 25 febbraio 2020
Salgono oro e maiale
L’esplosione di casi di contagio da Coronavirus al di fuori della Cina con la diffusione del virus in Paesi come la Corea del Sud, l’Iran, Israele e l’Italia ha spaventato non poco i mercati finanziari internazionali con gli investitori che ieri hanno preferito restare sulla difensiva e sono ritornati ai cosiddetti beni rifugio concentrandosi in primis sull’oro, sui titoli di Stato Usa, ma anche su valute sicure come lo yen e il franco svizzero. C’è poi chi sta scommettendo persino sulla carne di suino, il cibo più cucinato nel Paese del Dragone, il cui prezzo nell’ultimo mese è cresciuto del 116% rispetto a un anno fa. In questo avvio di settimana a far alzare la tensione sono stati gli ultimi dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) che ha fatto sapere che il virus è attualmente presente in 30 Paesi, ha contagiato circa 80mila persone e ha già fatto più di 2.600 vittime. E l’aggravarsi dell’emergenza sanitaria fa temere un prolungato rallentamento dell’economia mondiale. Ecco quindi spiegata la corsa all’oro – il bene rifugio per eccellenza – che ha raggiunto quota 1.679,80 dollari l’oncia (+1,88%) aggiornando il record degli ultimi sette anni per poi archiviare la seduta a 1.675 dollari (+1,6%). Una performance che segue quella già messa a segno nel 2019 quando la quotazione del lingotto ha guadagnato quasi il 20%, viaggiando ben al di sopra del tasso d’inflazione. In più, spiegano alcuni analisti «nel 2020 ci troviamo in un contesto in cui le politiche monetarie hanno meno spazio di manovra e l’inflazione è stabile, ma l’oro continua a sovraperformare la maggior parte di listini. Si noti come quest’anno la performance sia superiore rispetto a quella dell’S&P 500: +6,59% contro un +4,41% dell’indice azionario americano». E visto il timore di un’ulteriore diffusione del Coronavirus è facile presupporre che da qui a breve il prezzo dell’oro supererà anche la soglia dei 1.700 dollari l’oncia. Metallo giallo a parte, nella seduta di ieri si è assistito anche a un’impennata degli acquisti di T-bond decennale il cui rendimento è sceso fino all’1,387%, a un passo dai minimi di sempre (1,36%). Anche sul mercato dei cambi è prevalsa la paura del rischio di epidemia globale e così sono state premiate le valute considerate quasi dei veri e propri beni rifugio. L’euro ha chiusi debole, in recupero lo yen e a mettere le ali è stato il franco svizzero. La moneta europea è passata di mano a 1,0858 dollari, dopo un minimo a 1,0805, non lontano dall’1,0778, il minimo da tre anni, che era stato toccato la settimana scorsa. È andato giù a 120,13 l’euro/yen. In calo anche il dollaro/yen a 110,63. A viaggiare in controtendenza il franco svizzero che ha toccato il massimo da 4 anni e mezzo a 1,0604 sull’euro e si è impennato al massimo dal 13 febbraio sul biglietto verde. Per chi ha voglia di portarsi a casa un bel gruzzoletto segnaliamo di monitorare con attenzione l’andamento del prezzo della carne di maiale, cibo cardine della dieta cinese, che solo nell’ultimo mese è cresciuto del 116% nel rapporto anno su anno. Un’impennata spaventosa dovuta ada un lato a un’offerta limitata dal momento che la mandria cinese è stata decimata dall’agosto 2018 da un’epidemia di peste suina africana, dall’altro all’effetto Coronavirus che, a gennaio, ha fatto alzare di botto i prezzi alimentari del 20%, quelli di frutta e verdura del 17% e schizzare appunto verso l’alto i prezzi della carne più consumata in Cina. Ad influire sull’aumento dei prezzi la distribuzione dei prodotti praticamente ferma a causa soprattutto dei blocchi, anche stradali, imposti per contenere l’emergenza sanitaria. Cosa che fa sì che molti alimenti o non arrivino proprio a destinazione, o arrivino già deteriorati e quindi da buttare. In più vista la situazione i cinesi nelle ultime settimane stanno acquistando per lo più generi alimentari a lunga scadenza, un altro fattore che sta influenzando l’offerta e che sta facendo salire i prezzi.