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 2020  febbraio 25 Martedì calendario

Contro Sandro Ruotolo

Sandro Ruotolo è stato eletto rappresentante del popolo: ma senza popolo. Gente lieta il ciel l’aiuta: ma il suo Comitato si è messo a festeggiare come dopo un gol della Nazionale (solita anacronistica «Bella ciao», «chi non salta un leghista è» ma non saltava neanche Ruotolo, perché ormai ha 65 anni, e non saltava neanche Luigi De Magistris, perché non c’era) e tuttavia i numeri sono da socialità nel lodigiano. Affluenza al 9 per cento – ripetiamo, 9 per cento – in 444 sezioni napoletane aperte per le suppletive per un seggio al Senato: si votava, ricordiamo, per sostituire Franco Ortolani, senatore grillino eletto a novembre 2018 e poi morto. Cioè: hanno votato in 34mila e dietro Ruotolo si è piazzato il grillino Luigi Napolitano con il 23 per cento e Salvatore Guanci del centrodestra col 21. E però «campioni del mondo», il clima è quello, con sostenitori e amici (giusto quelli che l’hanno votato) in grande festa. Ma guardiamo ancora i numeri, se non dispiace: perché qui non si tratta di cavillare. Dunque. Ruotolo ha vinto col 9 per cento di votanti quando nello stesso collegio 7, nel 2018, aveva votato quasi il 61 per cento (60,92). Inoltre hanno votato in 34mila (gli abitanti della vicina Arzano) quando gli elettori in teoria erano 357.299. Il geologo morto, il grillino, aveva preso il 53 per cento, Ruotolo ha preso il 48,4 per cento benché sostenuto dal Pd e dal movimento degli amici del sindaco De Magistris, dato che in pratica misura quanto i grillini si stanno sciogliendo anche lì, ma più lentamente. Detto in termini strettamente politici, di queste suppletive non gliene è fregato niente a nessuno.«Aspettiamo per le analisi» ha detto Ruotolo, che forse parlava di quelle mediche per il coronavirus. Ecco: aspettino, e poi ci riferiscano, perché quello che hanno detto, sinora, ha messo tutti di buonumore: e non è poco, beninteso. «È stata una bellissima ma molto faticosa campagna elettorale» ha detto il neoeletto, che ha fatto sapere di aver percorso almeno 200 chilometri a piedi (forse aveva un contachilometri nelle scarpe, tipo quelli della Nike) e di aver incontrato questo e quello: e sin qui chi se ne frega. Sui numeri da circoscrizione rionale, però, ha detto che «c’è stato il panico del coronavirus, c’è stato il Carnevale». Indubbia la prima cosa (e il panico, a Napoli, dev’essere sempre uno spettacolo imperdibile) e già più ambigua la seconda cosa: perché, che succede a Carnevale? La gente è impegnata a folleggiare vestita da Pulcinella? I pulcinella, per quanto ne sappiamo, potrebbero essere quelli che hanno votato Ruotolo. 
Ma aspettiamo per le analisi, dicevano. Per le sparate, in compenso, non hanno aspettato. «Questa elezione in realtà è un laboratorio rispetto all’esigenza di cambiare, allargare le forze del centrosinistra, schierarsi contro la destra sovranista insieme alla società civile». La frequentazione con De Magistris fa anche questi effetti. È un laboratorio: e perché sarebbe un laboratorio? Forse perché gli elettori ci stanno tutti in un laboratorio? Nel senso che andrebbero studiati in un laboratorio? Parentesi: questa cosa del «laboratorio» è la velleità che ogni partito o eletto (anche sconfitto) si porta dietro ogni volta: quella di rappresentare l’avanguardia di qualcosa, l’inizio, l’embrione di un cambiamento. In questo caso c’è il notorio crollo dei Cinque Stelle, già sperimentato in Emilia Romagna ma soprattutto nei sondaggi più triti e ritriti: ma siccome il candidato grillino in quel collegio ha preso ben il 23 per cento (molto più che in Emilia Romagna o rispetto ai sondaggi del resto dello Stivale) significa solo che da quelle parti sta accadendo ciò che accade anche altrove, ma, al solito, più lentamente: retroguardia, non avanguardia. 
«Schierarsi contro la destra sovranista» sarebbe l’altra avanguardia mai vista, un laboratorio di rara originalità. Ma poi, citata da Ruotolo, c’è ancora l’immensa, residua, incrollabile cazzata della «società civile» dichiarata inesistente ormai anche dai sociologi di quart’ordine: persino i napoletani ormai concordano che Napoli in particolare ne sia sprovvista più di qualsiasi altra città italiana, e che questo rappresenti uno dei suoi principali problemi. Ricordiamo il dato che fa molto società civile: 9 per cento alle urne. Per il resto, il Partito democratico si è beccato i voti dei pochi grillini che sono andati a votare: eccolo il laboratorio, ecco ciò che, secondo Ruotolo, non sapevamo. «Un risultato politico enorme» lo definisce tuttavia il baffone. «Attenzione, non abbiamo risolto tutti i problemi», ci informa ancora. Pensavamo di sì. «Le periferie sono state totalmente abbandonate… dobbiamo chiedere al governo un piano per le periferie per il Mezzogiorno». Ha detto così. Ha detto davvero così. Lo ha detto in quella Napoli dove ormai la periferia comincia in centro.
«Nulla sarà più come prima», ha detto ancora. Ve lo giuriamo, ha detto così. Nulla sarà più come prima nella sua busta paga, forse intendeva. Ma non c’è da lamentarsi: se è contento Ruotolo siamo contenti anche noi. Anche se, noi, non ci trasciniamo dietro scorte inutili per ragioni inventate. Noi guardiamo al bicchiere mezzo pieno esattamente  come facemmo con De Magistris quando divenne sindaco e perse la toga: la magistratura aveva un De Magistrius in meno, ora il giornalismo ha un Ruotolo in meno. Viva.