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 2020  febbraio 25 Martedì calendario

Antonio Vella, ex numero due Eni, passa ai russi di Lukoil

Dopo 36 anni di Eni, e sei mesi di riflessione, Antonio Vella sta per passare al gigante degli idrocarburi russo Lukoil. Da marzo il dirigente si trasferirà a Mosca per diventare responsabile del Centro servizi Lukoil, la direzione operativa che per il gruppo coordina logistica, impianti, modelli di ricerca e tutte le attività trasversali che rendono possibile esplorazione e raffinazione a un gruppo che in Borsa vale 65 miliardi di dollari.
Vella entrò nell’Eni nel 1983, due anni dopo l’ad Claudio Descalzi, e con lui ha salito tutti i gradini fino a diventarne, fino a metà 2019, il numero due, a capo della produzione di idrocarburi in 45 Paesi dove 12 mila dipendenti estraggono 1,85 milioni di barili al giorno. A quel punto ha lasciato l’azienda che per lui era casa, anche per i dissapori legati alle pendenze giudiziarie. Prima le indagini e il processo con accuse di corruzione internazionale – spartite con i massimi livelli della dirigenza di Eni e della controllata Saipem – sulle commesse in Algeria. Un tormentone durato otto anni a Milano, ma un mese fa in appello è stato assolto da ogni imputazione «perché il fatto non sussiste e per non aver commesso il fatto».
Ci sono poi due filoni di indagini, entrambi prorogati, che sempre alla procura milanese lo riguardano. Uno riguarda un’ipotesi di abuso di informazioni privilegiate, l’altro corruzione tra privati e induzione al mendacio, insieme a Vincenzo Armanna (ex capo dell’Eni in Nigeria e primo accusatore sull’ipotesi di corruzione nel processo dov’è imputato anche Descalzi) e a Piero Amara, legale esterno che seguiva i processi ambientali del gruppo, e da poco arrestato a Roma per corruzione. Proprio dalle intercettazioni legate a tali indagini sono emersi i legami tra Vella e gli altri due siciliani Armanna e Amara, che per anni hanno manovrato dietro le quinte cercando di destabilizzare la gestione Descalzi. Toccherà ai giudici verificare la tenuta delle accuse contro Vella: ma passeranno altri anni (almeno cinque, si stima in ambienti legali).
Il manager nato a Tripoli nel 1957 e giunto in Italia da profugo nel Dopoguerra per passare una vita nei pozzi italiani in Libia, Nigeria, Kazakistan, a 62 anni non ha voglia di aspettare. Ed è pronto a rifare la valigia per andare alla concorrenza.