Libero, 24 febbraio 2020
Aumenti record per la verdura
È il mercato, bellezza. Ma proprio il mercato che conosciamo tutti, niente superfinanza e algoritmi incomprensibili della borsa mondiale. Al mercato rionale, quello sotto casa, quello all’angolo della strada, quello aperto tutte le mattine con i prodotti freschi che di più non si può, ecco, al mercato, la verdura oggi costa molto di più. Lo dice l’Istat, lo confermano i banchi dell’ortofrutta di mezzo Paese. Il carovita sulle carote non è mica uno scherzo. Portafoglio alla mano, nel 2019 il comparto è lievitato come la torta Margherita dentro al forno: con degli scontrini complessivi che segnano più 4,7 punti percentuali rispetto all’anno precedente. E i picchi sono significativi: +6,1% sull’insalata, + 7,2% sulle patate, + 5,7% sui pomodori e addirittura +8,4% sui cavoli. Quest’ultimo è un record assoluto, ché qui un piatto di cavolfiori gratinati rischiano di presentarci l’esborso di una bistecca. Si tratta di numeri impressionanti anche perché il termine di paragone è di quelli impietosi: gli esperti ricordano, infatti, che nel 2018 i prezzi di broccoli e porri erano particolarmente bassi. Però il concetto non cambia, il rialzo è tangibile. «Stiamo parlando sempre di prezzi al dettaglio», spiega Lorenzo Bazzana, responsabile economico della Coldiretti e agronomo di professione. «Il risultato finale, per quanto riguarda i costi che stiamo analizzando, è poco influenzato da ciò che c’è all’origine». Cioè, non è colpa dei nostri contadini se per fare il purè dobbiamo pagare di più. È che quando le materie prime scarseggiano, si attinge ad altre ceste: «Ci sono le importazioni, che non sono a costo zero. E poi nella grande distribuzione ci sono i prezzi della lavorazione». Il trasporto, l’imballaggio, il personale. I costi di gestione e di manutenzione.
TRUCCHETTI
Perché non è mica semplice come si crede. «I piccoli trucchetti della nonna, quando si ha un’azienda che lavora la terra, non valgono», racconta Bazzana. «Per dirne una, i disciplinari che tutti gli agricoltori devono rispettare non prevedono l’utilizzo di gas per far maturare più velocemente frutta e verdura, mentre le produzioni casalinghe spesso si avvalgono di questi trucchetti caserecci». Non è la scoperta dell’acqua calda: le mele, per esempio, rilasciano naturalmente l’elitene, che ha proprio questa funzione, stimolare la maturazione. Quindi una volta raccolte dall’albero del giardino, le golden, se poste accanto a una cassetta di kiwi o di cachi, aiuteranno questi ultimi a formarsi più velocemente. «A livello aziendale tutto questo non è possibile, e se qualcuno lo fa è un’anomalia che va segnalata». Ci sono protocolli da rispettare. Per la salute di tutti, nel sacro nome della tracciabilità.
AGLIO, CARCIOFI
E finisce che, a produrlo, magari, un cetriolo ti costa una sciocchezza, ma è a venderlo che sale il guadagno. I super, già. Persino quelli. Tu prendi i finocchi inscatolati al banco frigo e manco ci pensi, ma alla fine sta tutto lì. Senza contare che i prezzi variano da catena a catena, c’è di che sbizzarrirsi. Abbiamo provato a mappare il reparto delle “verdure fresche”: non c’è un supermercato in assoluto che conviene. Per quanto riguarda le cipolle, per esempio, vince Despar: le offre a “soli” 1,19 euro al chilogrammo. Le melanzane più economiche, invece, ce le ha Conad (2,18 euro al chilogrammo), i pomodori Esselunga (altri 2.18 euro al chilogrammo). Tutti i prodotti si riferiscono a quelli freschi, cioè non congelati e al netto di qualsiasi offerta momentanea. Eppure ci sono anche articoli che vanno a incidere pesantemente sulla spesa di tutti i giorni: l’aglio alla Coop costa 7,45 euro; gli spinaci all’Esselunga arrivano a toccare 13,21 euro; i carciofi (non è stagione e non ce li hanno tutti) al Despar si vendono a 5,90 euro. Ismea (l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) da sempre compara prezzi e costi. Le sue ultime analisi sottolineano rialzi, nel mese di dicembre 2019 rispetto allo stesso periodo dell’anno prima, anche del 22,6%: si tratta delle carote. Ovvio, basarsi su un mese soltanto è poco indicativo. È lo sguardo complessivo che conta. Con la prospettiva che potrebbe andare persino peggio. Fra crisi internazionali e virus, Coldiretti stima che potrebbe incrementare i prezzi dell’ortofrutta fino a un range dell’aumento tra il 30 e il 35%. «I trasporti, da noi, si fanno quasi esclusivamente su gomma», continua Bazzana. E gli fa eco lo stesso presidente della Coldiretti, Ettore Prandini: «Gli shock energetici aggravano un deficit logistico ed energetico». Risultato, le sporte di spesa potrebbero farsi anche più salate.