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 2020  febbraio 23 Domenica calendario

Ghali parla ad Allah

Il successo ti può far perdere la testa. Se ne è reso conto Ghali, uno dei simboli della streaming generation che ha cambiato il panorama musicale italiano negli ultimi tre anni.
Lo racconta in una delle rime di Dna, la title track del nuovo album: «Il successo è una droga che va sempre di moda. Anche se hai i piedi per terra è una botta talmente forte che ti pompa e mi è successo di andare fuori strada. Ci sono stati momenti in cui ero pieno di me, mi è sembrato di aver tradito me stesso e i miei principi», commenta il rapper milanese di origini tunisine. Ha trovato dentro di sé il salvagente. «È il dentro della testa che si vede sulla copertina. Il mio viso si stacca come una maschera, lo sguardo verso l’alto indica la speranza, e dietro c’è il paradiso terrestre, le cose che mi fanno stare bene. Però alle mie spalle ci sono dei nuvoloni…».
C’è stato anche un aiuto esterno. «Forse mi ero allontanato da quel Dio con cui parlo tutti i giorni. L’ho scoperto da bambino con l’islam e ci parlo nella lingua in cui ho iniziato a comunicare, l’arabo. Anche se oggi a volte mi rivolgo ad Allah in italiano. Nella copertina, per ironizzare su quelli che lo vedono ovunque, ho nascosto la scritta Allah fra le nuvole». Il Dna del titolo è una ricerca di identità attraverso la musica: «Nel primo disco si sentivano solo le radici tunisine e italiane. Che tornano, nelle collaborazioni con l’algerino Soolking e con tha Supreme, punta di diamante della nostra nuova generazione. Qui porto l’influenza dei viaggi che ho fatto: dalla techno del Nord Europa nel pezzo con Salmo, all’Africa con il ghanese Mr.Eazi».
Jennifer, il brano con Soolking in cui francese, arabo e italiano si mischiano, racconta di una relazione contrastata perché i genitori di lei non vedono di buon occhio un ragazzo con origini straniere. Già in Cara Italia affrontava il pregiudizio verso la seconda generazione e con Salvini c’è stata qualche scintilla social. «Soolking vive in Francia, è arrivato in Europa sbarcando in Sicilia da bambino. Ora oltre alla musica ha progetti sociali importanti. Non c’è nulla a cui aggrapparsi per criticarlo». Dopo il tour nei palazzetti del 2018 che era sembrato un passo più lungo della gamba rispetto alla risposta del pubblico farà solo un triplo show a maggio al Fabrique di Milano: «Il palazzetto era necessario al racconto che volevo fare, ma ci ero arrivato dalle discoteche. Avevo saltato il passaggio dei club e voglio recuperare quell’intimità. Sarà qualcosa di interattivo con i fan e più teatrale».